Caschi Bianchi Kenya

La nuova costituzione del Kenia

A un mese e mezzo dalle elezioni, viene presentata a Nairobi dal giurista Jasper Ghai una nuova costituzione: nuova distribuzione del potere politico, che non permetta la concentrazione realizzatasi con la “dittatura” di Moi, attenzione ai diritti umani di cui si occuperanno specifiche commissioni; una dovrebbe indagare anche sulla questione dei terreni su cui sorgono le baracche degli slum…

Scritto da Davide Rasella, Casco Bianco a Nairobi

E’ stata fissata la data delle elezioni: il 27 Dicembre, tra un mese e mezzo. Per il momento non si respira aria di particolare tensione ma, al contrario, una grande voglia di voltare pagina, soprattutto da parte dei piccoli commercianti e della middle-class. E’ pur vero che molti sono convinti che le elezioni saranno truccate…L’opposizione si presenta invece forte, unita e sicura di un vasto appoggio da parte della popolazione, che considera una priorità il rilancio dell’economia e l’eliminazione della corruzione.
In questo panorama s’innesta il dibattito sulla nuova costituzione, elaborata con l’aiuto di un giurista di fama internazionale, Jasper Ghai, e portata avanti con un grande lavoro di consultazione della popolazione, comprese le fasce oggigiorno più svantaggiate, come gli abitanti degli slum, o baraccopoli,  di organizzazioni internazionali, della società civile e di comunità religiose, attori che giocano un ruolo molto importante in Kenya e che stanno contribuendo ora alla diffusione del testo finale. Abbiamo partecipato a due incontri con Ghai e ad una Marcia popolare, ed abbiamo cercato di capire le idee che stanno alla base della nuova costituzione.
Innanzitutto si punta ad una redistribuzione del potere politico, in modo da evitare che esso sia accentrato nella sola figura del presidente così come è stato fino ad ora, per permettere, nello stesso tempo, di aumentare la rappresentatività popolare. Si vuole inoltre enfatizzare il concetto di responsabilità dei politici sul proprio operato, soprattutto per quanto riguarda la contabilità, strettamente collegata alla corruzione, che deve essere sottoposta ad un rigido controllo da parte del parlamento.
Un elemento innovativo è poi la forte attenzione ai diritti umani, troppo spesso violati qui in Kenya, soprattutto dalla polizia e dall’esercito; non a caso la stessa polizia si è fortemente opposta a questo testo dichiarando di non essere sufficientemente tutelata.
Vengono inoltre istituite differenti commissioni che si occuperanno di specifiche violazioni dei diritti umani, rendendo più facile l’accesso alla corte di giustizia che sarà maggiormente indipendente e che vedrà un ruolo attivo della società civile; è previsto anche l’intervento di varie organizzazioni internazionali per operazioni di monitoraggio e rappresentanza legale.
Ghai ha dichiarato di essersi avvalso, per la sezione riguardante i diritti umani, del lungo lavoro fatto dalla Repubblica del Sudafrica di Nelson Mandela.
Un altro punto importante è costituito dalla devolution territoriale: il potere sarà delocalizzato a livello dei distretti che avranno maggiore autonomia di gestione economica e che renderanno più facile la partecipazione popolare.
Viene posto inoltre l’accento sul bisogno di una forte competenza e professionalità degli amministratori, in modo da rendere l’apparato burocratico-amministrativo maggiormente efficiente. Durante il dibattito è intervenuto un volontario che lavora a Korogocho  (uno degli slum più violenti di Nairobi), chiedendo se venisse affrontato nella costituzione il problema della distribuzione delle terre (gli slum sorgono infatti su terreni statali o privati e sono quindi abusivi; lo stato può raderli radere al suolo in ogni momento); a questa domanda il professore ha risposto che verrà costituita un’apposita commissione per i terreni che investigherà su tutte le terre possedute o concesse da Moi e che dovrà essere il più possibile indipendente.
Si può quindi concludere che la costituzione pone l’attenzione su una distribuzione più democratica del potere e su un suo decentramento territoriale, uniti ad forte interesse per i diritti umani.
Si sta cercando inoltre di creare una rete che unisca le varie forze attraverso un gruppo rappresentativo per ogni slum o baraccopoli in genere. Questa rete ha il compito di informare la gente su quello che sta accadendo nel Kenya, di creare una coscienza sociale che manca e un movimento unico di massa. Il più delle volte la gente (specialmente quella degli slum) è poco informata sulla vita politica, dato che come unica preoccupazione hanno quella di trovare il cibo giornaliero. Su questa “legge” Moi ha sempre basato la sua forza: se la gente non sa non può lamentarsi. Un potere virtualmente stabile, ma con fondamenta visibilmente tenere. Il primo incontro di queste rappresentanze degli slum si è tenuto a Kariobanghi, vicino allo slum di Korogocho, dove il prof. Ghay ha presentato la sua costituzione, invogliando la gente a farsi sentire. Ogni rappresentanza ha ricevuto una copia della costituzione in kiswahili e un albero della pace da piantare in ogni slum. Ghay ha precisato l’importanza di portare avanti questa costituzione, ma di farlo nel modo più pacifico possibile. E’ stata fatta anche una cerimonia dove un rappresentante del gruppo degli anziani (wasee) di Korogocho ha piantato e benedetto uno di questi alberi.
Abbiamo poi partecipato alla manifestazione promossa da un gruppo di studenti universitari. Abbiamo notato quanto lavoro di sensibilizzazione si debba ancora fare in quanto la partecipazione è stata abbastanza scarsa da parte della popolazione.

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