Caschi Bianchi Italia

Uno sguardo a metà del percorso

“Dal 27 al 31 maggio si è svolta, presso la Casa della Pace di Mercatino Conca, la formazione intermedia Caschi Bianchi 2019, cioè un momento per fermarsi a riflettere sul lavoro che si sta svolgendo, fare il punto della situazione, provare a riprogettare il proprio lavoro e ripartire. Mi piacerebbe in questo articolo provare a condividere un po’ di riflessioni su quella settimana.”

Scritto da Martina Peretti, Casco Bianco Apg23 a Ginevra

Siamo arrivati a questa formazione più o meno sempre gli stessi, ma in fondo tutti un po’ cambiati. Le mille ansie da pre-partenza, gli interrogativi che ci attanagliavano si sono ormai dissolti. Ed è stato evidente come abbiano lasciato spazio a nuove consapevolezze e allo stesso tempo abbiano suscitato in noi milioni di domande che spesso non trovano risposta. Qual è il nostro ruolo di Caschi Bianchi? Qual è il vero apporto che possiamo dare durante il nostro servizio? Come possiamo renderci utili e vivere appieno questa esperienza? Questi sono alcuni dei rebus che abbiamo provato a risolvere insieme.

Ci siamo rincontrati dopo 4 mesi dall’inizio del progetto in 23, di ritorno da Ginevra, Bucarest, Scutari, Santiago del Cile, Atene, Puerto Madryn e Chalna, con la sensazione di esserci salutati poco prima. Alcuni più stanchi, altri carichi delle esperienze che stanno vivendo nella loro sede di servizio, ma tutti pronti a rimettersi in gioco per 5 giorni. È stata una rimpatriata per provare a chiarirsi un po’ le idee, riacquistare slancio ed energia in vista di ripartire più forti di prima. Non sempre andrà così, soprattutto perché in alcune realtà di questo servizio sembra che le difficoltà siano più grandi dello sforzo che ci possiamo mettere per superarle. Sono tanti i fattori alla base della complessità dell’esperienza, a partire dall’inserimento in un contesto totalmente “altro”, per arrivare alle diverse vedute rispetto a chi nel progetto vi è già da anni e porta avanti tutte le fatiche di fare missione all’estero. Ma anche in queste situazioni più complesse resta il sentimento forte di essere parte di un gruppo unito, di non essere veramente soli davanti a nessuna sfida, ma di essere un pezzo di un puzzle più grande, pronto a sostenerti quando non si vede una via d’uscita da soli.

E forse ci siamo resi conto di tutto ciò proprio in questi giorni passati insieme a confrontarci su ciò che ognuno di noi sta vivendo nei posti più lontani e disparati, dal Bangladesh al Cile, dall’Albania al Brasile. È emerso come i progetti siano molto diversi fra loro ma accumunati tutti da un grande denominatore comune, cioè la presenza e la vocazione della Comunità Papa Giovanni XXIII. Per ognuno di noi molto probabilmente essere Casco Bianco ha un significato ed implica cose diverse, ma quando ci si ritrova in cerchio a sfogarci e raccontarci della vita all’estero, credo sia sembrato a tutti di essere parte di un unico grande progetto dalle mille sfaccettature.

Per 5 giorni, aiutati dai tutor che ci hanno guidati e supportati, abbiamo provato a buttare fuori e rielaborare cosa stessimo vivendo. Quando siamo in servizio molto spesso siamo presi dalle faccende quotidiane e immersi in una realtà “altra”, ma in questi giorni di “pausa” abbiamo avuto l’opportunità di rivedere il nostro progetto da lontano, con uno sguardo più distaccato e imparziale. Grazie ai formatori siamo riusciti a tirare fuori e a mettere nero su bianco emozioni e riflessioni che erano già in noi ma che spesso non riuscivamo ad esternalizzare per mancanza di tempo, spazi dedicati, occasioni propizie. Ci siamo dedicati dei momenti per noi come gruppo, passando dallo svago alla riflessione personale, ci siamo arricchiti sentendo storie che arrivavano da ogni parte del mondo, tutte diverse e in fondo un po’ uguali.

Potersi rivedere in questa tappa intermedia di un percorso lungo un anno, ma forse molto di più, è stato un momento prezioso, per nulla scontato e sicuramente molto positivo. La prossima formazione che ci darà la possibilità di rivederci sarà a gennaio 2020. Probabilmente sarà un momento ancora più forte ed intenso di quello appena vissuto, ma nel frattempo proseguiamo in questo percorso un po’ meno soli, sempre lontani ma un po’ più vicini.

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