• Cb Apg23, 2008

Caschi Bianchi Romania

“EU PROMOVEZ ROMANIA…SI TU?”

A distanza di quasi due anni dall’ingresso del Paese nell’Unione Europea i rumeni continuano a partire per raggiungere l’Europa Occidentale. La realtà sociale rumena continua a versare in un grave stato di abbandono.
Jupanesti, piccolo villaggio della regione di Timis, noto per l’arte della lavorazione della ceramica, un sapere in “estinzione”: esempio di una Romania che non cambia.

Scritto da Marianna Ponticelli

Jupanesti, piccolo villaggio del comune di Faget della regione Timis. In gran parte circondato dal verde e dal giallo della paglia, da case colorate di azzurro forte o rosa e coperte da tetti spioventi.

Galline, oche e galli “presidiano”

l’uscio delle porte a piccoli gruppi.

Di tanto in tanto il suono lontano di qualche

mucca al pascolo col suo pastore.

Qui i pozzi al centro della strada

non rappresentano testimonianze di un tempo andato,

non sanno di racconti degli anziani,

perché le persone del posto

ancora vi si abbeverano e vi si incontrano per prelevare l’acqua.

Poco meno di venti famiglie in totale, la maggior parte della popolazione è composta da persone anziane e qualche bambino, i giovani sono tutti partiti, all’estero o in altri posti della Romania. I terreni non sono adatti all’agricoltura, perché collinosi, piuttosto al pascolo, o al massimo qualcuno coltiva il suo orticello e il raccolto in maggior parte è composto da mais e qualche altro cereale. Abbiamo modo di parlare con N. abitante del villaggio e madre di due bambine, che ci racconta che il posto non offre nulla e che chi è fortunato lavora a Lugos, (che dista circa 50 km) mentre altre persone sono state costrette ad emigrare.

N. aggiunge che il villaggio è carente di infrastrutture di qualunque tipo, a cominciare dai trasporti: fino a due anni fa ad esempio non vi erano autobus per accompagnare i bambini a scuola, così quelli che frequentavano scuole vicine al villaggio erano costretti a percorrere quasi due ore di strada a piedi. Anche sotto la neve.
Investimenti non ve ne sono, né nel turismo né nella pastorizia. Eppure – ci fa notare, questo villaggio vanta un’antica tradizione artigianale di lavorazione della ceramica.

Incontriamo due degli ultimi tre artigiani rimasti, entrambi ci mostrano un esempio di lavorazione.

Nessuno di loro ha mai abbandonato del tutto quest’arte, a volte ricevono qualche commissione, tuttavia non hanno fatto di questa la propria fonte di sostentamento.
Ci raccontano che le ceramiche realizzate a Jupanesti sono conosciute in tutta la Romania e anche all’estero. Ciò nonostante tramandare la tradizione della lavorazione della ceramica sembra essere alquanto complicato. I giovani non sembrano essere interessati…nonostante in alcune scuole si insegni ancora questa arte, piuttosto preferiscono partire.

Quella dell’emigrazione è una questione che riguarda un po’ la Romania in generale e non solo i piccoli villaggi. Molte persone decidono di andar via per raggiungere l’Italia, la Spagna e altri Paesi dell’Europa Occidentale. Questo a causa della mancanza di investimenti ma anche dei bassi salari, i quali invece sembrano attirare forza lavoro dall’estremo oriente, in particolare dalla Cina almeno per quanto riguarda i lavori che richiedono un livello di qualificazione medio-basso.

Quello delle emigrazioni all’estero ormai non sembra più essere per la Romania un fenomeno legato a una particolare congiuntura storico-economica ma, iniziata negli anni seguenti la caduta del regime comunista e in aumento oggi con l’ingresso del Paese nell’Unione, questa realtà pare avere carattere strutturale. I giornali locali, che riportano in questi giorni notizie inerenti a un’imminente riforma pensionistica del Paese, riferiscono che tra le novità previste verrà incluso il pagamento delle pensioni ai cittadini rumeni residenti all’estero con la possibilità che il pagamento avvenga in euro, sterline o dollari a seconda del Paese di residenza(1).
Nella sola regione di Timis ad esempio, è stato calcolato che esistono 4200 potenziali beneficiari, dei quali il 70% risiede in Germania, il 12-13% in Austria, Ungheria 8-9%, e poi a seguire Italia Francia Spagna e Stati Uniti d’America(2).
Questo che riguarda quindi le vecchie generazioni è lo specchio di un fenomeno che ha avuto inizio da tempo e che continua oggi, se si considera il fatto che a partire sono soprattutto i giovani cioè la forza lavoro attiva.
Jupanesti, Romania. Foto di Marianna Ponticelli, 2008.
Jupanesti, Romania. Foto di Marianna Ponticelli, 2008.
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Ci si chiede a tal punto, se a quasi due anni dall’ingresso della Romania nell’Unione Europea si possa intravedere la possibilità di una migrazione di “ritorno”, che magari segua la scia degli investimenti dei fondi stanziati dalla Comunità Europea.

Intanto pare che il Paese si stia mettendo in corsa per quanto riguarda l’adeguamento alle direttive europee. È sempre notizia di questi giorni infatti che il Governo Rumeno ha in serbo una riforma anche per quanto riguarda il sistema carcerario, in considerazione della necessità di adeguarsi alle normative europee riguardanti le regole di funzionamento dei Penitenziari dell’Unione, e attraverso la quale si prevede che sarà introdotta l’obbligatorietà di lavoro per i detenuti, modificando il regolamento attualmente in vigore dal 2006 secondo il quale ai detenuti viene offerta la possibilità di scegliere se lavorare oppure no(3).
Pare oltretutto che siano diverse le aziende interessate a lavorare con i detenuti, e che questo cambiamento possa tra l’altro andare a integrare la funzione rieducativa degli istituti penitenziari.

Tutto quindi, o quasi, sembra procedere nella direzione di una maggior integrazione del Paese all’interno dell’Europa, anche i livelli di crescita del PIL dopotutto sembrano promettere bene… tuttavia ancora oggi sono tante le persone che lasciano il Paese per cercare fortuna all’estero perchè gli investimenti sono pochi ed i salari ancora bassi, senza considerare che quel che più di tutto rende la situazione alquanto paradossale è lo stato di degrado nel quale versa la realtà sociale rumena.
I documentari sulla Romania ormai non mostrano altro che la situazione di forte disagio sociale che esiste qui se si considera soltanto il fenomeno della tratta degli esseri umani che affligge fortemente questo Paese, in particolare delle donne schiavizzate e dell’abbandono dei minori. Più che noto
infatti è il fenomeno dei bambini che vivono nei tombini e sniffano colla.

Quale sviluppo per il Paese quindi, quali prospettive? Jupanesti, Romania. Foto di Marianna Ponticelli, 2008.
Jupanesti, Romania. Foto di Marianna Ponticelli, 2008.
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Si spera a tal punto che l’attenzione dell’Europa possa andare a catalizzarsi anche su quelle realtà del Paese che nonostante tutto restano immutate nonostante lo scenario di cambiamento generale richiesto dai mutamenti geopolitici di un continente in espansione.

*“EU promovez Romania…si tu?”(4) …ovvero “Io promuovo la Romania…e tu?” Era scritto su qualche striscione esposto fino ad alcuni mesi fa per le strade di Timisoara.

Note:

1.Fonte : bisettimanale « TIMOPOLIS » 1 settembre 2008 pag 8 « Euro,dolari sau lire, la alegere »
2. Fonte : bisettimanale « TIMOPOLIS » 1 settembre 2008 pag 8 « Euro,dolari sau lire, la alegere »
3. Fonte : bisettimanale « TIMOPOLIS » 1 settembre 2008 pag 5 « Uniunea Europeanâ scoate la muncâ de&_#355;inu&_#355;ii »
4. Dove EU sta ad indicare sia il pronome personale prima persona che la sigla dell’Unione europea

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