Il comedor “Nonno Oreste“ è una realtà dove ogni giorno, da più di 15 anni, si prepara il pasto per chi ne ha bisogno, vuoi perché è povero o vive per strada, vuoi perché è dipendente da sostanze come alcool o droghe. Nonostante il progetto sulla carta sia una mensa per i poveri, non si limita solo a questo.
Una funzione fondamentale del comedor è quella di essere un ponte di contatto tra le persone in situazione di difficoltà e i servizi sociali della municipalità, con l’obiettivo di introdurre le persone che ne fanno richiesta in un percorso di reinserimento sociale atto a risolvere la condizione di disagio, per esempio inserendoli in una comunità terapeutica per superare la dipendenza dalla sostanza. Tuttavia il processo di inserimento in un percorso di riabilitazione non è immediato, in quanto necessita, anzitutto, della volontà del soggetto di farsi aiutare e questa nasce quando si instaura un rapporto di fiducia tra le parti in causa. Questa situazione è molto delicata in quanto si tratta di instaurare un rapporto di fiducia con persone vulnerate, in una situazione di difficoltà e che, quasi nella totalità dei casi, non sono più disposte a chiedere aiuto ad altri.
Stabilire una relazione d’aiuto è perciò un processo che richiede tempo e una presenza costante. È qui, a mio avviso, che si trova il ruolo fondamentale del comedor: i volontari del progetto, con la loro presenza quotidiana, si impegnano in questa esperienza di condivisione diretta al fine di creare un rapporto di fiducia con chi viene, in pratica, solo per mangiare, attraverso l’ascolto attivo e l’idea di aiuto reciproco. Quando gli utenti scelgono di aprirsi raccontando la propria storia, oltre che essere un momento di condivisione arricchente, aiuta, da una parte, noi volontari a capire meglio i loro bisogni, e dall’altra offre la possibilità di iniziare un rapporto basato sulla fiducia, nel caso si sentano realmente ascoltati e compresi, creando i presupposti per l’instaurazione di una relazione di aiuto. È in questo clima familiare, di aiuto e ascolto reciproco, che risiede la vera identità del comedor.
TAG: Vita di strada
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