“Ci sono quelli che pensano, chi più chi meno, ma la parte che pensa di meno mi sembra sempre maggiore. Mi chiedo, se il meno è di più, come fai a mantenere il punteggio? Significa che per ogni punto che fai, scendi di livello. È un po’ come cominciare dalla cima … non puoi farlo”.
Society – Eddie Vedder
Per me è un mistero. Abbiamo accettato di convivere quotidianamente con la povertà, con le ingiustizie verso i più deboli o gli indifesi, i soprusi, la violenza carnale e psicologica, le restrizioni mentali che portano a ignorare qualsiasi cosa al di fuori del proprio piccolo mondo. Non sarebbe meglio provare a cambiare anche solo una piccola parte di questa società ormai allo sbando?
Una società disposta a sacrificarsi solo per avere ciò che ancora non ha e reputa essenziale quel che non lo è. Una società solo in grado di guardare il profitto e non il risultato del benessere umano, solo in grado di desiderare il successo e il potere, il denaro e le passioni.
Tutto sembra portare all’indifferenza verso il più povero e bisognoso e forse è proprio da questo pensiero che ho maturato l’idea di partire come volontaria in Servizio Civile: per cercare di fare la differenza, anche se, consciamente, so che sono solo una minuscola formica.
Abbiamo una sola vita, giusto? Quante canzoni, quanti aforismi, quanti.. ce lo ricordano?
Ci ricordano di non sprecare il tempo che abbiamo a disposizione, di cercare di fare del nostro meglio anche per le generazioni future, i cittadini del domani, di apprezzare quello che abbiamo, le piccole soddisfazioni della vita, di amare e rispettare tutto ciò che è vita…e perché allora non è così?
Perché ci richiudiamo nella nostra campana di vetro per non essere toccati da determinati temi o problemi? Perché ogni mattina ci poniamo i paraocchi per non vedere quello che accade di ingiusto intorno a noi? Perché il nostro udito è così ovattato dalle sciocchezze da non sentire i pianti disperati e i problemi di chi ci circonda? Perché le nostre mani non sono mai pronte ad essere tese verso chi è a terra? Perché i nostri piedi indietreggiano invece di compiere un passo avanti verso gli altri, di fronte a chi ci chiede aiuto? Perché il nostro stomaco è così avaro di ogni tipo di prelibatezza quando potremmo in realtà condividere? Perché la nostra bocca continua a sparare a raffica giudizi e preconcetti e non utilizziamo prima il cervello per pensare a ciò che diciamo?
Ma soprattutto, perché il nostro cuore non riesce ad aprirsi a tutto ciò? Perché siamo così indifferenti a tutto, così aridi ed ostili?
Questo è quello che spesso mi chiedo la notte, fissando il soffitto, rivolgendomi a un Dio diverso da quello che mi hanno descritto, pensando a tutto ciò che è successo durante la giornata, pensando a tutto quello che ho sentito e a ciò a cui mi sono avvicinata. Mi faccio tante domande alle quali non riesco a trovare una risposta plausibile o che per lo meno si avvicini minimamente alla soluzione:
Come fa un padre o una madre a non amare i propri figli? A disprezzarli, rinnegarli, a maltrattarli…come?
Come fa un bambino a resistere alla violenza che ogni giorno subisce ed avere ancora la forza di sorridere e giocare?
Come fa un bambino a sopportare le barbare parole dei genitori in pieno delirio da tossicodipendenza?
Com’è plausibile giustificare anche il più piccolo sfruttamento minorile?
Com’è possibile concretizzare la speranza che un giorno queste ragazze prendano coscienza di loro stesse, dei propri diritti e soprattutto della propria persona quando fin da piccole sono abituate ad essere sottomesse dalla classica figura machista, quando crescono con l’idea di essere solo un oggetto e non un essere umano da rispettare e porre sullo stesso piano?
Come fa un’intera comunità a rimanere paralizzata davanti a tutte le ingiustizie che vede nella quotidianità?
Come fa un bambino a sviluppare un’idea critica sul proprio futuro, sulla propria vita, sulle dinamiche mondiali, quando lo stesso sistema scolastico non riesce a far fronte alle esigenze basilari di ognuno di loro o peggio utilizza metodi educativi obsoleti e a volte violenti?
Com’è possibile che un bambino non possa vivere con la spensieratezza che gli spetterebbe di diritto e tutti noi continuiamo a correre solamente verso il nostro piccolo trionfo?
Ogni giorno ci imbattiamo in storie di piccole vite abbandonate e spezzate per mano delle persone che più al mondo dovrebbero amarle e apprezzarle, sostenerle e credere in loro. Ogni giorno ci imbattiamo in questi genitori allo sbando che però si pongono come vittime e agnellini indifesi che provano in tutti i modi a migliorare la situazione in cui vivono, a capire le difficoltà dei propri figli con il desiderio di aiutarli. Questo modo di porsi ti fa abbassare la guardia, ti fa credere alle loro parole per poi scoprire con amarezza che in realtà sono loro stessi i carnefici.
E noi cosa possiamo fare? Come possiamo aiutare? Che stratagemma potremmo mai adoperare per riuscire a cambiare questa via che sembra aver imboccato una strada di non ritorno?
Di certo, non standocene seduti.
Lo so che si sta bene lì seduto, comodo e al caldo disinteressandosi di quello che succede fuori dalla tua piccola quotidianità, ma alzati!
Bisogna correre, cadere e rialzarsi per i propri ideali, le proprie convinzioni, i propri sogni e soprattutto i propri, e non solo, diritti calpestati!
Siamo noi che per primi dobbiamo metterci in gioco partendo da un esame di coscienza! Ed anche se non si otterranno grandi risultati o grandi vittorie che entreranno nelle memorie di tutti, per lo meno non sarai stato immobile e apatico di fronte alle problematiche del TUO mondo.
Non farai la differenza rilevante, non arriverai nemmeno fino alla cima da vincitore ma per lo meno svilupperai la capacità di far valere la tua parola e magari sarai il tramite per chi la voce l’ha persa a forza di gridare tutte le ingiustizie subite.
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