“Lo scorso 9 dicembre è passata piuttosto sotto silenzio nei media italiani un’importante risoluzione approvata all’unanimità, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (la n. 260/2015) che riconosce – per la prima volta in un documento ufficiale – il ruolo attivo che i giovani possono svolgere nella prevenzione, risoluzione e riconciliazione dei conflitti”. Pasquale Pugliese riprende alcuni punti più rilevanti della risoluzione, in particolare “esorta gli Stati membri ad aumentare” – e questa è la vera novità – “la loro politica, finanziaria, tecnica e di supporto logistico, che tengono conto delle esigenze e partecipazione dei giovani negli sforzi di pace, in situazioni di conflitto e post-conflitto” e fa notare come questi siano coerentemente ripresi ed attuabili attraverso la Campagna “Un’altra difesa è possibile” e soprattutto attraverso “il coinvolgimento dei giovani volontari nei “corpi civili di pace”, che hanno esattamente il compito di prevenzione, mediazione e riconciliazione nei conflitti, vera alternativa alla guerra, ripudiata dalla Costituzione per la “risoluzione delle controversie internazionali”
Grazie ad un parallelo tra i contenuti della risoluzione Onu, la possibile, attuale e matura risposta italiana in merito, ed il freno posto dal Governo italiano sia sul piano del Servizio Civile che su quello dei Corpi Civili di Pace, risulta evidente che ci deve essere da qualche parte un’incomprensione.
Dopo un paragone tra i tempi “leggermente” diversi – che anche il Tavolo interventi civili di pace fa notare – previsti tra l’attuazione dei Corpi Civili di Pace (più di due anni) ed il tempestivo invio di armi, munizioni e uomini nei teatri di guerra, riprendiamo con piacere, assieme a “Vita”, la domanda conclusiva di Pasquale Pugliese: “mentre “l’emergenza umanitaria causata dai conflitti, gli attacchi del terrorismo internazionale, i contraccolpi dell’inefficace risposta militare, sono arrivati anche nel cuore d’Europa”, mentre le Nazioni Unite esortano gli Stati membri a fare leva sui giovani per la costruzione di politiche di pace e “l’associazionismo italiano è pronto per interventi alternativi, improntati alla costruzione della pace e all’azione nonviolenta, a sostegno della società civile in zone di conflitto”, con il coinvolgimento dei volontari civili, il governo italiano, inspiegabilmente, frena.
Chi ha paura dell’impegno dei giovani per la pace?”
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