Editoriale – Pazzi e bugiardi
Operazione Colomba è il Corpo Nonviolento di Pace dell’ass. Comunità Papa Giovanni XXIII. In questo particolare momento storico, condividiamo il pensiero di Alberto Capannini, che scrive dal Libano, dove il gruppo di volontari è presente dal settembre 2013. “Bisogna essere pazzi (o bugiardi…) per credere che la risposta agli attacchi di Parigi sia il bombardamento”.
Di fronte agli ultimi avvenimenti di questa guerra, mi riferisco all’entrata in guerra di Francia e Russia, l’attentato a Beirut e quello di Parigi, provo a raccontare la situazione dal punto di vista nostro, un gruppo di volontari di Operazione Colomba e di siriani profughi che vivono, ormai da più di un anno, insieme nelle tende di un campo profughi in libano, vicino al confine con la Siria. Chiedo in anticipo scusa per le opinioni che potranno sembrare un po’ naif, qui internet funziona male e telefonare è difficile, ci arrangiamo nel cercare di capire il mondo parlando, ridendo e piangendo insieme.
Viviamo qui perché la violenza, col suo volto più disumano, la guerra, tenta in mille modi di uccidere queste persone: R. il nostro vicino di tenda, ci racconta che almeno quattro governi cercano di ucciderlo: quello siriano di Bashar Hassad, quello del Daesh (Isis), quello di Hezbollah e quello libanese che gli rende la vita quotidiana invivibile. Noi Aggiungiamo, senza dirglielo per non spaventarlo, anche i bombardamenti della Russia, proprio sulla sua città, Homs (e non contro il Daesh), e l’invio di truppe di terra dall’Iran. Aggiungiamo anche, per completezza, il freddo, la difficoltà a trovare aiuti, le malattie e che lo spiraglio di solidarietà che pareva essersi aperto in Europa pare chiudersi, perché, si sa, le cose belle durano poco. Nella invidiabile situazione di R. ci sono almeno un milione di siriani qui in Libano. Beh, qui finisce la premessa.
Sostiene dunque il nostro vicino Rabi, (ops, mi è scappato il nome), che il mondo che conta, quello dei governi e di chi ha soldi e libertà, sia diviso in due grandi categorie: i bugiardi ed i pazzi. I bugiardi, ad esempio, sono quelli che dicono che bisogna distruggere il Daesh e poi bombardano gli altri nemici di Bashar Assad (in questa categoria, ma vorrei sottolineare che ora riporto un pensiero non mio, rientrano ad esempio il governo russo e quello turco, che è dotato di armi che prendono di mira il Daesh e poi uccidono i curdi).
I bugiardi, ora sono io che parlo, dicono che la guerra ed il terrorismo sono qualcosa di orribile e inaccettabile e poi vendono armi all’Arabia Saudita, che le usa per far vedove e orfani nello Yemen, e all’Iran, che è parte attiva della guerra in Siria (in quest’ultimo caso il mio amico ed io siamo stati abbondantemente superati da Papa Francesco che ha definito “maledetti” i mercanti di armi). Sostengono tanti amici libanesi (e se cercate su youtube anche un nutrito gruppo di americani tra cui l’attore Sean Penn) che tra i bugiardi ci possiamo mettere il governo USA e la CIA, che ha voluto la nascita del Daesh e che hanno causato la situazione attuale in Iraq, mentre a parole lo condannano e combattono.
Sosteniamo noi che bisogna essere pazzi (o bugiardi…) per credere che la risposta agli attacchi di Parigi sia il bombardamento, perché bombardare era quello che la Francia stava già facendo e che in Iraq ha fatto nascere prima Al Qaeda e poi Daesh.
Sostiene Ale, un volontario che ci chiama dall’Italia, che bisogna essere pazzi per arrendersi al clima di odio e di paura che c’è nel nostro Paese e che impedisce di respirare.
Sostiene infatti la mia coscienza che chi ha paura non ha scoperto ancora un motivo per vivere e che della paura che strozza l’Europa e non le fa vedere il futuro non ne voglio neppure un po’.
Sostiene ancora Rabi che i pazzi siano tanti e che lavorano anche nelle ONG, che con i loro costosi fuoristrada misurano le distanze tra gli incroci senza parlare mai più di un minuto con lui, che gli hanno portato come aiuti umanitari dei bagni, mentre lui già se ne era costruito uno e gli serviva urgentemente un ospedale gratis e medicine per salvare il figlio malato, e che gli hanno poi regalato cravatte e vestiti inutili, quando lui desiderava con tutto il cuore libertà e dignità. Sostiene Rabi che il rispetto e il bene che si è poco alla volta creato tra i volontari e i profughi è qualcosa che lo fa sentire a casa e gli salva la vita, e questo lo sostengo, nel mio piccolo, anche io.
Sostiene l’ambasciata che la zona del nord Libano, in cui viviamo, è troppo rischiosa e che dobbiamo andarcene; sosteniamo noi che è davvero troppo rischiosa e che quindi vogliamo subito andarcene, portandoci dietro una vagonata di Esseri Umani come noi che scappano dalla guerra perché non vogliono uccidere ed essere uccisi.
*QUI l’articolo originale
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