Ha un senso ciò che sto facendo? Cosa mi rimarrà? E a loro soprattutto… Ho riflettuto spesso sul senso di passare momenti veramente intensi con bambini di 2/3 anni all’asilo dove ho prestato servizio; momenti che sicuramente loro non si ricorderanno, non ricorderanno il mio volto, la mia voce, ciò che dicevo. Ma, pensandoci, credo ci sia qualcosa che la memoria non perde: l’affetto e la cura che ti sono stati dati, che non per forza devono corrispondere ad un nome o a un volto, ma rimangono dentro di te come piccole fiamme che ogni tanto si riaccendono e ti scaldano.
Per me certamente sarà più facile ricordare tutto questo, ma a volte le immagini e i momenti si affievoliscono nella memoria, ciò che non perderò e che mi porterò sempre dietro è la consapevolezza di aver vissuto emozioni difficili da raccontare.
Ecco una piccola poesia composta durante gli ultimi giorni del mio Servizio Civile:
Ricordati cazzo, ti devi ricordare.
Di come sei, com’è il mondo,
dei tuoi pianti, dei tuoi sorrisi.
Dei sogni, quelli della notte,
che ti portano via, ti fanno paura, ti illudono
ti fanno sperare.
Ogni volta che prendi la rincorsa,
salti più in alto.
Però ricordati di me, di adesso,
il modo in cui ti sto guardando,
come ti sto tenendo, come ti metto la giacca.
Ti prego ricordati tutto, gettalo in fondo questo ricordo, più in profondità possibile, non ho bisogno che spunti fuori ogni tanto.
Basta che ci resti.
La memoria, purtroppo, perde quasi tutto.
Ma il calore si trasmette.
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!