“That until that day, the dream of lasting peace, world citizenship, rule of international morality will remain in but a fleeting illusion to be pursued, but never attained: Now everywhere is war”
Robert Nesta Marley
Con la partecipazione al Convegno “La miglior difesa è la pace” a Rimini si è conclusa la prima parte della formazione dei 50 caschi bianchi dell’Associazione Papa Giovanni XXIII (APG23) che a partire dal prossimo mese interverranno in zone di conflitto ed emarginazione nel Sud del mondo.
La tre giorni di Rimini, organizzata dalla stessa APG23, è stata un’occasione di confronto e scambio di opinioni sui temi della pace e del disarmo, fornendo importanti spunti di riflessione e soluzioni alternative alla guerra.
Il convegno è iniziato giovedì nel tardo pomeriggio con un flash mob organizzato in piazza Tre Martiri dall’associazione “SenzAtomica”. Successivamente, nella Sala Manzoni di via IV Novembre, ha preso parte la prima conferenza dal titolo “Risonanze di pace: voci di Pace da dentro i conflitti”. Tra gli ospiti Gabriele Del Grande di Fortress Europe appena rientrato dalla Siria, Sergio Finardi esperto di logistica militare e commercio di armamenti che ha lavorato in Congo Kinshasa per le Nazioni Unite durante la guerra civile del 2008 e Ilaria Zomer, ex casco bianco di stanza in Albania nel contesto delle “vendette” tra famiglie, retaggio dell’antica legge del Kanun. Storie diverse e specifiche dunque, ma tutte drammaticamente legate alla tragedia della guerra, che uccide e distrugge, fomentata da signori della guerra senza scrupoli, sovvenzionata dagli speculatori della finanza internazionale e tollerata da governi collusi con l’industria degli armamenti.
Nella mattinata di venerdì, dopo un rituale saluto delle autorità si è svolta una tavola rotonda moderata dai Professori del Centro Diritti Umani di Padova Marco Mascia e Antonio Papisca. Era presente David Fernandez Puyana, rappresentante del Costa Rica presso la delegazione ONU di Ginevra. Il piccolo paese centroamericano è uno dei rarissimi casi di stato “senza esercito”, vi ha infatti rinunciato dopo la sanguinosa guerra civile del 1948. Il Costa Rica è tra i principali sostenitori a livello internazionale di un “diritto dei popoli alla pace” da inserire nella Carta dei diritti fondamentali delle Nazioni Unite. Durante il pomeriggio il nutrito pubblico del convegno, composto per la maggior parte da giovani, è stato diviso in tre gruppi di lavoro.
I gruppi hanno poi “restituito” contributi e proposte emerse durante i lavori nella mattinata di sabato. Nel gruppo “Economie al servizio della Pace”, come ha riportato Marco Rizzinelli, “si è cercato di sfatare il mito di una guerra conveniente perché crea posti di lavoro e porta le economie dei paesi a livelli di impiego notevolmente superiori a qualsiasi altro settore”. É una concezione falsa, come hanno dimostrato gli studi di Francesco Vignarca della Rete Italiana per il Disarmo: “ogni milione di investimenti nella guerra crea 8,3 posti di lavoro contro i 12 del settore tecnologie rinnovabili, i 13 della sanità e i 14 del settore educazione e ricerca”.
Il gruppo “Conflitto e Pace” ha voluto invece sottolineare l’importanza dei “Corpi Civili di Pace” come quello dei Caschi Bianchi. Vivere e intervenire nei conflitti senza armi e con metodi non violenti aiuta la pace, porta benefici sia nelle zone afflitte da emarginazione e disagio che nei paesi di provenienza dei volontari. La bella notizia è che nella recente legge di stabilità sono stati approvati 3 milioni di Euro per l’istituzione di un Corpo Civile di Pace composto da 500 giovani volontari da impegnare in azioni di pace non governative nelle aree di conflitto o a rischio di conflitto o nelle aree di emergenza ambientale.
Infine, il terzo gruppo “Educazione” ha rimarcato l’importanza di un “insegnamento” della pace che deve giocoforza cominciare fin dalle scuole elementari. Il pegagogista Alessandro Zanchettin ha ricordato quanto sia importante nella crescita di bambini e adolescenti l’esempio degli adulti e ha lanciato l’allarme sugli effetti di una “normalizzazione” della violenza attraverso la televisione, videogiochi violenti e sport di simulazione di guerra come il softair.
La tavola rotonda successiva ha quindi chiuso il convegno. È stata trasmessa un’intervista ad Oreste Benzi, fondatore della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII scomparso nel 2007. Il sacerdote suggeriva l’importanza per i Caschi Bianchi di “andare ad abitare i conflitti, vivere al fianco delle masse emarginate ed oppresse contro quel capitalismo che affama e uccide”. Sono poi intervenuti Giovanni Ramonda, Giulio Marcon del gruppo Parlamentari per la Pace e Raffaele De Cicco dell’Ufficio per il Servizio Civile Nazionale.
Ramonda ha esortato i giovani presenti in sala a ribellarsi, in quanto non esistono leggi “giuste” a priori ma valori morali “giusti” che risiedono in ognuno di noi. Il responsabile generale della Apg23 ha riassunto in un manifesto programmatico di sette punti tutti i suggerimenti e le proposte emerse durante i tre giorni di convegno: l’istituzione di un Ministero della Pace; obiezione fiscale alle spese militari; una legge definitiva che formalizzi i Corpi Civili di Pace; la possibilità del Servizio Civile per 150.000 giovani; il riconoscimento del diritto fondamentale dei popoli alla pace; rivoluzionare la politica estera italiana facendo dell’Italia una superpotenza mondiale della nonviolenza; sostenere la presenza di Operazione Colomba, il corpo non violento di pace della Apg23 e dei Corpi Civili di Pace in Libano e cominciare a riflettere “senza paura” ad un loro impiego in Siria e Iraq; formare e formalizzare la figura dei Corpi Civili di Pace.
Il Convegno “La miglior difesa è la Pace” è stato, agli occhi degli organizzatori, un punto di partenza e non di arrivo. Usciamo dalla tre giorni con più convinzione e consapevolezza sull’importanza di opporsi “con ogni mezzo necessario” ma non violento, alla guerra. Il nostro impegno in questo senso si compie in quattro passaggi fondamentali: osservazione, riflessione, azione e testimonianza. Mai dimenticando che la violenza e il conflitto affliggono anche il nostro paese: i Centri di identificazione ed espulsione, veri e propri lager per persone che non hanno commesso nessun reato, le grandi infrastrutture militari come il M.u.o.s di Niscemi e quelle civili come il Tav che tolgono fondi all’unica vera “grande opera” di cui questo paese ha bisogno: il diritto ad una casa e un reddito per tutti, sono solo alcuni esempi della violenza strutturale che abita i nostri territori. Noi prendiamo sulla parola Ramonda, ci scoprirà disobbedienti, ribelli, nuovi partigiani di una nonviolenza.
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