Albania Caschi Bianchi

Un sentiero con partenza precisa e destinazione ignota

E’ il viaggio di Marta in Albania, che lei paragona ad una salita in montagna, che richiede tanta fatica ma che ti permette dall’alto di osservare uno stupendo panorama. Un racconto, in questi ultimi giorni di servizio civile in cui il suo anno sta per concludersi, su cosa lascia e cosa si porta con sé

Scritto da Marta Ricci, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Scutari

L’Albania è stata una scelta e una riscoperta, dopo 6 anni da un’esperienza di volontariato, eccomi di nuovo qua. Già allora avevo lasciato un pezzetto di me in questa terra, già allora mi aveva colpita e catturata e ora, mi rendo conto che quel semplice pezzetto è diventato qualcosa di più grande e importante: è diventata parte di me. L’ Albania è terra ospitale, segnata da un passato significativo, l’Albania sono i paesaggi che ti regala, sono le famiglie della periferia di Scutari incontrate, persone che non hanno nulla ma che ti donano tutto, persone che ti ringraziano semplicemente perchè sei seduta di fianco a loro a parlare. Questo è uno dei regali più belli che mi porto a casa: scegliere di esserci, di stare al fianco delle famiglie, di camminare con loro, con i mezzi e le risorse che si hanno. L’ Albania sono i volti dei bambini aiutati attraverso l’attività del doposcuola, sono i loro sorrisi e i loro occhi stupiti, la loro curiosità e tenerezza. L’ Albania è la Casafamiglia in cui ho vissuto per questo tempo e tutte le persone chi vi sono passate, da quelle con cui ho preso un caffè, a quelle con cui ho vissuto per 3 mesi, a quelle con cui ho trascorso i miei 10 mesi. L’Albania sono i loro caratteri, i loro modi di fare e di essere, i loro abbracci e la loro accoglienza. L’Albania è stata ed è un viaggio incredibile.

E se mi guardo indietro, vedo tanta strada percorsa, tanti passi fatti, con fatica ed energia. Se mi guardo indietro mi rendo conto che la strada fatta è stata davvero lunga, mai avrei pensato di camminare così tanto, mai avrei pensato di esserne capace. Ma così è stato. Come quando cammini su un sentiero di montagna, senti la fatica, a volte, il respiro diventa affannoso, ma poi ti perdi a guardare il panorama, ti fermi, respiri, riempi i polmoni di aria fresca, gli occhi e il cuore di bellezza e pensi che ne è valsa proprio la pena arrivare fino alla vetta.

Così è stata questa incredibile esperienza: un cammino su un sentiero che aveva una partenza precisa e una destinazione ignota. Camminando ho percorso salite e discese, momenti belli e meno belli; questi ultimi mi hanno messo a dura prova fino a portarmi a chiedere se valeva davvero la pena proseguire, ma in cuor mio, sapevo che la risposta sarebbe stata sempre sì. Ringrazio questi momenti e ringrazio il mio aver detto sì, perchè ora, dopo 10 mesi, mi rendo conto che ne è valsa proprio la pena. Vale sempre la pena fermarsi, respirare per poi ripartire. Ho camminato insieme a tanti compagni di viaggio, direi che sono stata la parte più ricca del mio cammino, lo hanno reso pieno di umanità, condivisione, ascolto e relazione. Mi porto a casa ognuno di loro, perché ognuno di loro mi ha donato qualcosa di sé durante la strada, non facendomi mai sentire sola, ma permettendomi di capire l’importanza e la bellezza di andare tutti con lo stesso passo.  In particolare, mi porto con me i compagni di viaggio più piccolini, perchè mi hanno permesso di vedere il mondo da un altro punto di vista, hanno tirato fuori il lato più umano e più tenero di me, lato che non credevo di avere. Mi porto a casa tutte le relazioni, gli scambi avuti durante il cammino, le emozioni e le sensazioni provate, tutte autentiche, vere, sincere, ecco perchè le custodirò con cura e ad ognuna associerò un volto. Mi porto a casa, nello zaino, le mani tese e quelle che mi sono state tese, gli abbracci e i “si je?”, ovvero “come stai?”, sinonimo della grande ospitalità che le persone albanesi hanno. Ecco perché durante il cammino mi sono sempre sentita a casa, mai smarrita; al mio fianco ho avuto compagni che hanno saputo guidarmi e, ai bivii, consigliarmi la strada giusta da prendere, sono stati luce nel mio cammino, bastoni nei momenti di fatica.

Sarò sempre grata per tutto questo e per avermi dato la possibilità di esprimermi al meglio, di essere me stessa, senza giudicarmi ma aiutandomi a migliorare e crescere con pazienza e volontà. Mi hanno insegnato tanto, posso dire che ogni giorno di cammino è stato una grande lezione di vita e una possibilità per fare del bene. Perché il bene e il bello ci sono, a volte, sono solo un po’ nascosti e l’Albania questo me lo ha insegnato. La necessità, la volontà di scovarli mi ha fatto fermare durante il cammino per gettare qualche seme e se mi guardo indietro vedo qualche frutto cresciuto, qualche germoglio che sta spuntando tra la terra del sentiero e non potrei che essere più felice di così.

Sono partita con uno zaino pieno di cose, che mi sono resa conto, con il tempo, essere inutili, avevo uno zaino molto pesante, come se portassi sulle spalle dei macigni.

Ora riparto sentendomi una persona nuova, perchè passare un anno della mia vita qua mi ha fatto del gran bene, mi ha permesso di trovare il mio equilibrio, ciò di cui avevo bisogno. Riparto con uno zaino più leggero, colmo di bellezza, amore e tutto quello che a parole si fa fatica a spiegare perché lo impari solo vivendo un’esperienza così, attraverso l’incontro con l’altro, la realtà e la cultura diversa. Almeno, io l’ho imparato così; perché la diversità è unione, condivisione, siamo tutti esseri umani, a volte lo dimentichiamo, ma è proprio lì che si annida la vera ricchezza. E di ricchezza io ne porto a casa tanta, talmente tanta che vorrei restituirla e condividerla con le persone a me care perchè il bene e il bello meritano di essere raccontati.

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