Service Civique? – Editoriale
E’ diventato d’attualità grazie ad una dichiarazione del ministro Giovannini ma, come racconta Diego Cipriani, ex Direttore dell’Ufficio Nazionale, il Servizio Civile “alla francese” ha un modello ispiratore molto chiaro, da cui basterebbe voler ripartire.
Recentemente si è parlato in Italia del servizio civile francese, con l’idea di “copiare” da questo. Perché no? Verrebbe spontaneo dire. Senza dimenticare, però, che i francesi hanno copiato da noi. Mi spiego.
Nicolas Sarkozy è ministro dell’Interno francese quando, nell’autunno 2005 scoppiano le rivolte nelle periferie parigine che vedranno coinvolti molti giovani. Già nel 2006, prima ancora di candidarsi ufficialmente all’Eliseo, propone un servizio civile obbligatorio per i giovani. Identica proposta arriva, sempre in campagna elettorale, dai socialisti. Divenuto Presidente della Repubblica, riprende l’idea di dotare la Francia di un servizio civile, visto che quello degli obiettori di coscienza era finito nel 2001 con la cessazione del “servizio nazionale” (la leva obbligatoria).
Nell’aprile 2008, quando ero Direttore dell’Ufficio nazionale per il servizio civile, venni contattato dall’Ambasciata di Francia a Roma perché dessi la mia disponibilità a illustrare il nostro sistema di servizio civile ai francesi. Qualche giorno dopo ricevetti la visita dell’ammiraglio Alain Béreau, che era stato incaricato di scrivere un rapporto sul servizio civile, richiesto dal presidente Sarkozy all’ex-ministro della Pubblica Istruzione Luc Ferry, col quale l’ammiraglio aveva già lavorato sul tema del servizio civile obbligatorio. E infatti, Béreau (che attualmente è membro del Comitato Strategico dell’Agenzia del servizio civico) aveva scritto un saggio dal titolo “Faut-il instituer un service civil obligatoire?”.
Nel 2006 la legge aveva già creato un “servizio civile volontario” che coinvolgeva circa 3.000 giovani ogni anno. “Nel medio termine di 3-5 anni” mi disse l’ammiraglio “vorremmo raggiungere l’ordine di grandezza del vostro servizio civile, cioè circa 50.000 volontari.” La nostra piacevole conversazione durò un intero pomeriggio e il mio interlocutore se ne andò via con un quaderno ricco di appunti che poi furono utilizzati per redigere il rapporto consegnato nel settembre 2008 a Sarkozy.
Che cosa hanno fatto oltralpe in questi ultimi anni?
La legge n. 241 del 10 marzo 2010 che ha istituito il “service civique” ha modificato il primo articolo del “Codice del servizio nazionale”, specificando che “i cittadini concorrono alla difesa e alla coesione (questa è l’aggiunta introdotta) della Nazione”. Una specie di articolo 52 della nostra Costituzione, così come interpretato dalla nostra Corte Costituzionale a partire dal 1985.
Nell’ambito di questo servizio nazionale ci sono alcuni obblighi: il censimento (l’iscrizione nelle liste del proprio comune a partire dai 16 anni), la giornata “difesa e cittadinanza” alla quale sono tenuti a partecipare tutti i cittadini francesi compresi tra 16 e 25 anni, la coscrizione o arruolamento.
Il servizio nazionale universale comprende anche un servizio civico e altre forme di volontariato.
Oggetto del servizio civico è “rafforzare la coesione sociale e la diversità sociale e offre a ciascun volontario l’opportunità di servire i valori della Repubblica e d’impegnarsi a favore di un progetto comunitario effettuando un servizio d’interesse generale presso un ente (pubblico o non-profit)”. I campi nei quali possono essere realizzati i progetti (le “missioni”) sono la filantropia, l’educazione, l’ambiente, l’intervento sociale, l’aiuto umanitario, lo sport, la famiglia, la cultura e la scienza al fine di concorrere alla difesa e alla difesa civile o prevenzione, promozione della cultura e lingua francese, consapevolezza della cittadinanza francese ed europea.
Il servizio è rivolto a giovani 16-25enni (francesi e non) e dura da 6 a 12 mesi (e fino a 24 mesi per gli over-25). Dà diritto a un attestato finale che descrive le attività svolte e valuta le attitudini, le conoscenze e competenze acquisite durante il servizio. Può essere svolto in Francia o all’estero e viene corrisposta un’indennità di 573 euro mensili (di cui 106 a carico dell’ente per vitto, alloggio, trasporti), per un impegno di almeno 24 ore settimanali. È compatibile con un corso di studi o un lavoro part-time.
Il servizio fa capo all’Agenzia del servizio civico, attualmente presieduta da Martin Hirsch, ex presidente di Emmaus Francia (il movimento fondato dall’Abbé Pierre), e poi divenuto, in ambito governativo, Alto Commissario contro la povertà e Alto Commissario per la gioventù. L’Agenzia prevede un Consiglio d’Amministrazione e un Comitato Strategico (una specie di nostra Consulta nazionale, con un po’ più di potere) e fa riferimento al Ministero dello sport, della gioventù, dell’educazione popolare e della vita associativa.
Per il 2013, l’obiettivo è di reclutare 30.000 volontari. Due anni fa, il governo mirava a 75.000 volontari nel 2014.
Nei primi 3 anni, sono stati coinvolti 42.000 volontari (il 60% donne) e 4.460 enti.
Non esiste un bando generale, come in Italia. Ogni posto disponibile viene inserito nella banca dati online dell’Agenzia, specificando caratteristiche e data d’inizio progetto, per il quale il giovane interessato si può candidare.
Il 27 giugno dell’anno scorso, si è svolta a Parigi la prima assemblea nazionale dei giovani in servizio civico, mdentre alla sfilata del prossimo 14 luglio sugli Champs Elysée (l’equivalente del nostro 2 giugno) probabilmente ci sarà anche una pattuglia di 60-80 volontari.
Dunque, un sistema molto simile al nostro. Chi ha proposto di copiare dai francesi per riformare il nostro servizio civile, ha citato un progetto speciale sul quale si sta sperimentando un nuovo intervento a favore di quegli studenti che non concludono il loro ciclo di studio e che rappresentano un “problema” per la società.
Sul tema dell’inserimento nel servizio civile degli studenti “mancati”, anche qui abbiamo le nostre esperienze. Ricordo, sempre quand’ero Direttore dell’Unsc, di aver visitato dei progetti di servizio civile che in alcuni quartieri di Napoli miravano proprio alla riduzione dell’evasione dell’obbligo scolastico da parte dei minori con risultati eccellenti. Allo stesso modo, si potrebbe pensare a un piano straordinario per far fare il servizio civile ai cosiddetti “NEET”. Sono convinto da anni che il servizio civile dev’essere uno strumento di inclusione sociale: in fondo, il bando speciale per Napoli che lanciammo nel 2007 aveva proprio questa ispirazione, anche se poi si perse un po’ per strada. Quanto alla Francia, il 4 dicembre scorso il Ministro dell’Educazione nazionale ha annunciato un piano straordinario di formazione-impiego per i giovani coinvolti nel fenomeno della dispersione scolastica. L’Agenzia intende contribuire a questo piano ponendo in essere le condizioni per inserire questi giovani nel servizio civico in modo che esso diventi “un vero trampolino per il loro reinserimento scolastico, sociale e professionale”.
Insomma, non c’è proprio nulla da copiare dai francesi? No, anzi. Dai cugini d’oltralpe potremmo mutuare anzitutto l’esistenza di un vero e proprio status del volontario in servizio civile, riconosciuto dallo Stato, che in Italia manca. Per non dire, poi, dell’apertura a cittadini comunitari ed extracomunitari che oltralpe è una realtà. Inoltre, l’esperienza del servizio all’estero (in parte collegata alla questione dello status) che vede oggi progetti francesi in circa 40 paesi nel mondo e che non conosce problemi e ostacoli burocratici di cui soffrono invece i nostri progetti all’estero. Infine, una prospettiva d’ampio respiro. Nella guida al “service civique” si può leggere che i francesi puntano a reclutare 100mila volontari all’anno entro il 2017. Non so se ci riusciranno, ma è già un successo essersi posto questo obiettivo. Queste son le cose che mi piacerebbe copiare dai francesi.
P.S.
Mentre scrivevo queste righe, sono stato invitato nei giorni scorsi ad un incontro, presso la sede del Dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale, organizzato per accogliere una delegazione della Corte dei Conti francese venuta in Italia a conoscere il nostro servizio civile.
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