Sri Lanka

LA PRECARIA ECONOMIA IN SRI LANKA

Tra Cina e Occidente. Una breve analisi di come la recente crisi del Paese possa trasformare le relazioni geopolitiche globali

Scritto da Paolo Molteni, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Ratnapura

In uno scenario globale dove l’economia si presenta sempre più come una costellazione di sistemi capitalistici capeggiati dagli USA e di sistemi di matrice postsocialista, di cui la Cina ne fa da massimo esponente, la svolta che sta vivendo lo Sri Lanka risulta essere molto interessante.

Storicamente, infatti, lo Sri Lanka (allora Ceylon) fu tra i primi paesi a riconoscere la Repubblica popolare cinese (RPC), avendo stabilito relazioni diplomatiche formali nel 1957. Queste relazioni diplomatiche, tuttavia, vennero sigillate da diversi patti economici che hanno segnato la storia dei due Paesi dagli anni ’60 del secolo scorso fino ai giorni nostri.[1] Tra queste, sicuramente il porto di Hambantota ha rassicurato un ruolo importante per il governo cinese, garantendo un centro importante per il suo progetto della nuova via della Seta.[2] A tali relazioni economiche, inoltre, si aggiunsero nel corso del tempo anche diversi accordi politico-militari, come il finanziamento cinese dell’armamento cingalese o la firma del governo dello Sri Lanka di una lettera – insieme ad altri dieci Paesi – all’UNHRC in difesa del trattamento riservato dalla Cina agli uiguri e ad altri gruppi minoritari musulmani nella regione dello Xinjiang[3].

Dall’altro lato, invece, i rapporti con il mondo capitalistico hanno trovato tanti alti e tanti bassi, soprattutto a causa del rapporto di alleanza-inimicizia che, nel corso degli ultimi anni, ha contrassegnato il rapporto tra India e Sri Lanka. Infatti, sebbene le relazioni bilaterali tra Sri Lanka e India siano state generalmente amichevoli, sono state influenzate dalla guerra civile dello Sri Lanka e dal fallimento dell’intervento indiano durante la stessa. L’India è l’unico vicino dello Sri Lanka, separato dallo Stretto di Palk; entrambe le nazioni occupano una posizione strategica nell’Asia meridionale e hanno cercato di costruire un ombrello di sicurezza comune nell’Oceano Indiano. Le relazioni India-Sri Lanka hanno subito una trasformazione qualitativa e quantitativa nel recente passato. Le relazioni politiche sono strette, il commercio e gli investimenti sono aumentati notevolmente, i collegamenti infrastrutturali sono costantemente aumentati, la collaborazione nel settore della difesa è aumentata e vi è un miglioramento generale e di ampia portata in tutti i settori della cooperazione bilaterale.[4]  Esiste un ampio consenso all’interno del sistema politico dello Sri Lanka sul primato dell’India nella matrice delle relazioni esterne dello Sri Lanka.[5] Entrambi i principali partiti politici dello Sri Lanka, Sri Lanka Freedom Party e United Nationalist Party hanno contribuito al rapido sviluppo delle relazioni bilaterali negli ultimi dieci anni.[6]

In questo contesto, dunque, lo Sri Lanka risulta storicamente un crocevia importante, punto d’incontro tra gli interessi dell’Occidente e quelli dell’Oriente. Negli ultimi anni, tuttavia, a partire dalle elezioni del 2019 dell’attuale presidente Gotabaya Rajapaksa, la posizione del Paese risulta essere molto importante nello sviluppo della politica estera di entrambe le fazioni. A partire dall’aprile del 2021, infatti, il presidente aveva dichiarato che l’intero Paese si sarebbe immediatamente convertito ad una agricoltura biologica, vietando la vendita di fertilizzanti chimici senza però dare agli agricoltori mezzi utili per sostituire tali veti.[7] Questa scelta del governo ha così portato ad un accentuarsi del debito pubblico, fino a raggiungere i 7 miliardi di debito, a fronte del 1.3 miliardo che lo Stato potrebbe coprire.[8] Ciò ha portato il governo a richiedere urgenti aiuti all’estero.


LE RICHIESTE ALL’OCCIDENTE

Nel corso degli ultimi anni tutto il mondo Occidentale ha chiesto al governo di Colombo di prendere una posizione chiara riguardo al conflitto economico. Già nell’ottobre del 2020, infatti, una delegazione statunitense capeggiata dall’allora Segretario di Stato Mike Pompeo, chiedeva al primo ministro cingalese di prendere una “difficile ma necessaria decisione per garantire la sua indipendenza economica per una prosperità a lungo termine”.[9] In tale richiesta, veniva così invitato lo Sri Lanka ad abbandonare gli storici legami che aveva con il governo cinese, per poter arrivare ad “uno sviluppo economico trasparente e sostenibile in contrasto con pratiche discriminatorie e opache”. A quella proposta, però, non seguirono proposte reali di sostegno. Così, dopo la crisi economica sopracitata, il governo cingalese si è trovato costretto a rivolgersi altrove.


LA PROPOSTA DELLA CINA

Ad approfittarne di questa situazione, così, è stato il governo di Pechino. Già ampiamente indebitato con esso, infatti, il governo cingalese ha recentemente chiesto di ristrutturare il debito di quattro miliardi. La proposta, che per alcuni era sin dal principio architettata dal governo di Pechino grazie alla sua politica dell’indebitamento dei Paesi esteri per la costruzione della nuova via della Seta,[10] potrebbe portare così a vendere infrastrutture e strutture fondamentali per il funzionamento del Paese alla Cina.


L’OPINIONE PUBBLICA

In questa situazione molto precaria, la preoccupazione degli srilankesi si accentua ogni giorno di più. Le persone, stanche per la situazione in cui stanno vivendo, da diversi giorni stanno scendendo quotidianamente in piazza per poter ottenere delle protezioni da parte dello Stato.

Per di più, ogni giorno costretta a vedere il prezzo dei beni di prima necessità ad aumentare a dismisura, la gente comune si sta organizzando con rivoluzioni alimentari e di usi per poter fare fronte a questi drammatici cambiamenti. “Non abbiamo più i soldi nemmeno per portare in tavola anche solo un thè con il latte, ormai dovremmo accontentarci solamente dell’acqua sporca!” – così commenta a riguardo una signora durante un colloquio personale “Dovremmo arrivare a cambiare i nostri stili di vita. Se guidati con attenzione, potremmo farcela. Ma oggi non riesco a vedere tutto questo ottimismo.

Così, se la sfiducia per la politica continua a prendere il sopravvento, dall’altra parte nascono ogni giorno nuove piccole attività di gente pronta a reinventarsi e a cercare di trovare uno spazio in questo nuovo contesto. Esemplare è la testimonianza di un autista locale che, a causa di questa crisi unita alla crisi del Covid 19, si è trovato costretto a mettere in secondo piano il suo lavoro principale e dedicarsi, insieme ad altri colleghi, alla coltivazione di piante aromatiche precedentemente importante. “Da quando il governo ha detto che avrebbe ristrutturato il debito e che avrebbe smesso di importare diversi prodotti, visto che il turismo non decolla in questo periodo, ho deciso di investire nel settore dell’agricoltura con i miei amici: le nostre spezie sono preziose, dobbiamo riuscire a preservarle anche se non potremmo avere scambi con l’estero!”

In questo clima, dunque, la preoccupazione delle persone è sempre più all’ordine del giorno, ma, sebbene la situazione sembri ogni giorno andare verso scenari più difficili, anche i singoli stanno via via attuando forme di resistenza alla crisi che possano garantire loro un piccolo spazio in cui poter reagire. Risulta così fondamentale, per il bene del Paese e per la salvaguardia dei rapporti internazionali, riuscire a trovare al più presto una soluzione equa, che possa riuscire a mantenere in vita la precaria economia cingalese e al contempo a non farla inglobare dal sistema economico cinese.

Note:

[1] Su tutti, da segnalare il Patto Gomma-Riso, siglato nel 1952, che regolamentava uno scambio facilitato tra i due Paesi dei prodotti, e la donazione di diverse strutture da parte della Cina allo Sri Lanka.

[2] Si cfr Why is China investing in Sri Lanka? (disponibile all’url https://www.youtube.com/watch?v=J2T4ZE2P7jU )

[3] Si cfr. https://www.wired.com/beyond-the-beyond/2019/07/pro-xinjiang-contingent/

[4] Ad esempio, l’India è stato il primo Paese a rispondere alla richiesta di assistenza dello Sri Lanka dopo lo tsunami del dicembre 2004. Nel luglio 2006, l’India ha evacuato 430 cittadini dello Sri Lanka dal Libano, prima a Cipro con navi della Marina indiana e poi a Delhi e Colombo con la speciale Air India voli.

[5] Si cfr. http://mea.gov.in/foreignrelation/srilanka.htm

[6] Ibidem.

[7] Si cfr. Doug Saunders (5 February 2022). “For Canada, organic food is a status symbol. For Sri Lanka, it’s a lcatastrophe”. The Globe and Mail. p. O11.

[8] Si cfr. La Cina “si prende” lo Sri Lanka. Caso da manuale (di strozzinaggio) della Nuova via della Seta (url: https://www.youtube.com/watch?v=PGezCf6JyM8 )

[9] Si cfr. https://www.reuters.com/article/us-usa-srilanka-pompeo-idUSKBN2772R7

[10] Si cfr. https://www.youtube.com/watch?v=PGezCf6JyM8

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