La Señorita esce dalla sua stanza per fare una passeggiata. Dietro di sé trascina il carrito al quale è affezionata. D’un tratto si blocca e inizia a piangere. Non va nè avanti nè indietro e starà in quella posizione 40 interminabili minuti.
La Señorita ha appena 3 anni. È all’ospedale per una febbre alta di origine sconosciuta. Forse un’infezione ai reni, forse tubercolosi, malattia che le ha strappato la mamma appena un mese fa. Il padre, un alcolizzato, ma se vivo o morto nessuno lo sa. Insieme al fratellino di 5 anni la Señorita è stata accolta alla Posada de Belèn dove l’ho conosciuta.
Quella mattina le facevo compagnia all’ospedale di Sicuani. Era impaurita. Siamo uscite dalla stanzetta di isolamento dove aveva trascorso 4 giorni, dormendo da sola e con un personale piú preoccupato a somministrarle quantitá eccessive di antibiotici che alla sua salute, e in corridoio il suo pianto irrefrenabile mi ha stretto il cuore.
Il giorno successivo ci trovavamo all’ospedale di Cuzco. Era stata trasferita per sospetta leucemia. Ero sconvolta.
Ho trascorso diverse notti in un materasso vicino al letto della Señorita. All’inizio non parlava, poi, poco a poco, abbiamo iniziato a conoscerci e siamo diventate buone amiche. Ci svegliavano alle 5 del mattino, l’aiutavo a fare colazione, a lavarsi (quanto si divertiva a spazzolarsi i dentini!) e poi arrivavano i medici che monitoravano il suo stato di salute. Trascorrevamo le giornate facendo analisi di ogni tipo, recandoci spesso in qualche laboratorio vicino all’ospedale poiché quest’ultimo non disponeva delle attrezzature adeguate. Le grida notturne dei bambini o l’odore fetido del bagno a volte mi stordivano lasciandomi insonne. Cosí la guardavo e il suo sonno beato mi tranquillizzava. La Señorita mi ha regalato tante emozioni. Per me è stato un onore starle accanto.
Avevamo un lettore dvd e guardavamo tanti cartoni animati. Grazie a questi “momenti cinema”, abbiamo conosciuto tutti i bambini della camerata, che vicino al letto della Señorita si trasformavano in spettatori. 11 giorni di attesa. Poi il verdetto. Infezione urinaria e presenza di tubercolosi latente. La Señorita poteva far ritorno a casa.
In Toyota, abbracciate, osservavamo le mucche e Lei si stupiva ogni volta che qualcuna si avvicinava un po’ troppo al ciglio della strada. Alla Posada, la Señorita e il fratellino si sono abbracciati e si sono presi per mano. Lui non l’ha mai lasciata andare e l’ha guidata ad ogni passo. L’immagine commovente di questa piccola famigliola unita si é impressa dentro di me e mi accompagnerá durante quest’incredibile anno di servizio civile.
Nota: La Posada de Belén é una struttura che ospita bambini abbandonati e/o vittime di abusi. Fu creata da don Luciano Ibba in risposta alla richiesta di Juan, un bambino che dormiva per strada e che gli chiese una casa, posada appunto, dove poteva trascorrere la notte.
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