• Cb Caritas, 2008

Caschi Bianchi Sri Lanka

I miei primi tre mesi in Sri Lanka visti con le lenti di Dostherewattha

Una settimana fuori dai normali ritmi del servizio civile, dà a Valentina l’opportunità di osservare da vicino la scuola in Sri Lanka, scoprendo le difficoltà per gli allievi tamil di adattarsi a un sistema che risente ancora del colonialismo inglese, a partire dalla lingua.

Scritto da Valentina Ferraboschi

La mia settimana di servizio con le suore di Dostherewattha è quasi una metafora dei miei primi tre mesi nell’isola. A metà novembre mi è stato proposto di trascorrere sette giorni, con due suore dell’ordine del Buon Pastore, in un villaggio a nord del distretto di Puttalam. Una settimana con queste suore poteva essermi d’aiuto per entrare maggiormente in contatto con la popolazione, data la diversità con le normali attività lavorative del mio quotidiano. Le suore vivono in una capanna di foglie di palma, ben resistente, ma pur sempre una capanna. Sono gioiose e sorridenti, nonostante le difficoltà non perdono la speranza e sono un grande esempio di fede e coraggio.

Non posso nascondere di essere partita con molte paure e perplessità. Le suore sono state meravigliose, mi hanno accolta con entusiasmo e mi hanno inserita nelle loro attività giornaliere. Principalmente lavorano con i bambini, facendo dopo-scuola e lezioni d’inglese e facendo da oratorio all’aperto. Il villaggio è una strada non asfaltata con una quarantina di case sparse qua e là, distante qualche chilometro dall’oceano. Gli uomini sono pescatori e le donne fanno i lavori più disparati e crescono i figli. I bambini e i ragazzi sono moltissimi; passano dalle suore tutti i loro pomeriggi. Nessuno, oltre alle suore, nel villaggio parlava inglese. Il primo giorno mi è parso un ostacolo, ma poi ho imparato a spiegarmi in altro modo: i ragazzini si divertivano a tentare di insegnarmi sinhalese, e io ricambiavo con qualche lezione di inglese.
Una delle suore è insegnante in una scuola a 20 chilometri dal villaggio. Il penultimo giorno mi ha chiesto di andare con lei per fare da supplente in una classe. Quella è stata una delle giornate più belle della mia permanenza in Sri Lanka. Ho avuto l’opportunità di osservare da vicino il sistema scolastico in Sri Lanka e ho passato una giornata ad insegnare inglese (o meglio bans scout tradotti) a bambini sorridenti che non capivano nulla di quello che dicevo. Con l’aiuto e la traduzione della bidella divertita, ho scoperto che la maggioranza dei bambini era di etnia tamil e che quindi l’inglese rappresenta la terza lingua da imparare a scuole e le difficoltà sono grosse. Inoltre ho imparato una forma di rispetto che va al di là della parola, delle raccomandazioni e dei rimproveri.

La settimana passata con le suore è stata un bombardamento continuo di emozioni. E ho scelto di condividere questo momento, perché credo sia uno specchio delle sensazioni vissute in questi primi tre mesi passati in Sri Lanka.

Giunta nel paese ero spaventata e piena di interrogativi. I militari, i posti di blocco, la guerra di cui in Italia non si sente mai parlare, la povertà visibile appena fuori dal centro della capitale, i danni causati dallo Tsunami, l’impossibilità di notare la differenza tra le due etnie e ogni dettaglio di ciò che osservavo mi sembravano enigmi irrisolvibili e incomprensibili. A tre mesi dalla mia partenza certo non posso dire di aver capito qualcosa, anzi… ma pian piano, giorno dopo giorno, ho affrontato ciò che quella realtà mi presentava, mi sono abituata ad alcune cose e ad altre no e da un giorno all’altro mi sono scoperta felice e soddisfatta. Gli interrogativi rimangono, ma non ho più timore dell’esperienza. Il servizio civile non mi concede solo l’opportunità di osservare da vicino un lavoro che mi interessa molto, ma mi consente soprattutto l’incontro con l’altro e la vicinanza ad un mondo diversissimo dal nostro. Ogni giorno ho la fortuna di provare sensazioni che mi ricordano perché ho scelto di fare questa esperienza, e perché ho scelto di partire con un’organizzazione che condividesse i miei valori.

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