Sono in Zambia, a Ndola, e quasi ogni giorno ho la fortuna di trascorrere il mio tempo al Luigi Drop-In Center, un centro diurno dove, bambini e bambine, ragazzi e ragazze, che hanno lasciato le proprie case e le proprie famiglie, passano il tempo dalla mattina al tardo pomeriggio.
Cosa vengono a fare? Vengono a nutrirsi, lavarsi, lavare i propri vestiti e soprattutto a giocare, dormire, litigare e scherzare.
Dove vivono? Vivono tutti insieme per le strade della città di Ndola.
Con queste immagini sento il desiderio di dare voce alle persone che ogni giorno mi accompagnano in questa avventura.
Abbiamo lavorato e stiamo lavorando ancora per creare dei momenti in cui questi bambini e bambine, ragazzi e ragazze, abbiano modo di fermarsi un attimo e di esprimere ciò che sentono.
A undici anni cominci a vivere in strada, la tua sopravvivenza dipende unicamente da te e dalla comitiva che hai intorno. Sei un bambino? Si? No? A volte.
Vivere in strada qui in Zambia cosa vuol dire? Lo stiamo imparando a capire, vuol dire che è difficile che la tua giornata trascorra senza che tu assuma droga, vuol dire che le persone intorno a te continuamente ti disprezzano, ti strattonano e ti vogliono lontano. Significa che anche chi dovrebbe tutelarti e proteggerti per legge, ti emargina e ti discrimina. Spesso vuol dire che il tuo corpo non è solo tuo e che non sempre sei tu a decidere su di esso.
Capita che nessuno ti cerca, neanche tua madre e tuo padre. Forse a volte non esisti per nessuno.
Allora qui si ferma la mia voce e comincia la loro, sperando che sentano che a me importa di ciò che dicono, di ciò che fanno, di ciò che sognano. Che per qualcuno è importante il loro meraviglioso e semplice essere.
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