Caschi Bianchi Cile

TRA L’IMPATTO INIZIALE E LA RICERCA DI UN PROPRIO SPAZIO

L’arrivo di Lucrezia a Santiago non è stato in discesa ma, dopo un primo periodo, sta trovando un suo spazio, attraverso splendidi panorami, il gruppo di Caschi Bianchi che con lei condivide questa esperienza e nuove relazioni interpersonali

Scritto da Lucrezia Calafini, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Santiago del Cile

Ormai è più di un mese che sto vivendo in Cile, nello specifico a Santiago: una sconfinata metropoli sudamericana. Ammetto che già prima di partire ero a conoscenza delle mie ben scarse affinità con le grandi città, ma mi sono detta “sarò in Sudamerica, di certo sarà diverso da ciò che conosco in Europa”. Pur evitando il più possibile di crearmi aspettative, certamente guidata da preconcetti e da precedenti esperienze, nella mia mente si era comunque delineata un’idea differente da quello che poi ho effettivamente incontrato una volta arrivata qui.

Santiago è una città infinita e, a primo impatto, può sembrare austera, ben lontana dall’idea che avevo di una città del Sud America avvolgente, colorata e coinvolgente; ricorda molto di più un ideale europeo, mi da quasi la sensazione di essere tornata a vivere a Milano in una sua versione più estesa. I “santiaguinos” (così si chiamano coloro che abitano questa metropoli) durante queste prime conoscenze mi sono parsi piuttosto concentrati sulle proprie vite e poco propensi ad un’apertura verso il prossimo.

Ovviamente si tratta solo di una prima impressione, perché, come per qualunque persona, occorre trovare la chiave giusta per poter instaurare una buona relazione e dopo diversi tentativi, e tanta tenacia, posso affermare che scavando si trova del buono in qualunque posto.

Vivere in una città così ampia porta con sé delle caratteristiche inscindibili: come il tempo che si impiega per raggiungere i vari punti di interesse, bisogna mettere in conto che la maggior parte delle volte ci vorrà almeno un’ora di autobus (che qui si chiama “micro”) per poter arrivare nel posto desiderato, o come la maggiore visibilità del dislivello socioeconomico tra persone che vivono per strada e chi invece gira con automobili molto costose.

In base al tuo comune di provenienza potrai essere etichettato come un possibile criminale, una persona povera o benestante, poiché ci sono zone della città conosciute per l’alto tasso di criminalità o per essere abitate da persone altolocate. Ma queste probabilmente sono caratteristiche di un po’ tutti i grandi centri abitati.

Indubbiamente l’accoglienza ricevuta una volta giunti in Cile non è stata delle migliori, abbiamo lasciato un’asfissiante estate italiana per ritrovarci in un freddo inverno cileno, senza poter contare sul conforto del riscaldamento delle abitazioni né in casa, né sul luogo di servizio. Questo ha reso l’adattamento alla nuova vita un po’ ostico. Ma, superato l’impatto e il freddo iniziali, si comincia a trovare un proprio spazio, una propria dimensione.

Certo non posso dire che ora Santiago mi piaccia, né che sia stato facile trovare un equilibrio, però inizio ad essere felice e soddisfatta del tempo che sto trascorrendo qui. Molto lo devo al meraviglioso gruppo di Caschi Bianchi con cui sto dividendo questa esperienza, che sono una fonte inesauribile di sostegno e risate. Questa felicità è anche frutto delle relazioni interpersonali che sto, finalmente, instaurando con alcune persone cilene, che mi stanno aprendo alla scoperta delle infinite bellezze che questa città, e più generale questo territorio, sanno nascondere molto bene.

Un grazie lo devo anche alla cordigliera che, nei giorni in cui lo smog ne permette la visuale, regala splendidi panorami e ti accompagna durante tutta la tua giornata, in qualunque momento tu abbia bisogno di un po’ di bellezza, ti basta alzare lo sguardo.

Vorrei chiudere questo elaborato ringraziando la moltitudine di gatti che costellano la mia vita cilena, sono un’enorme fonte di gioia e di conforto e sono presenti quasi in ogni contesto.

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