Corpi Civili di Pace Iniziative Italia

Stabilizzare i Corpi Civili di Pace: la politica faccia la sua parte

Si è conclusa lo scorso martedì la terza annualità della sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, durante l’evento finale degli enti CNESC enti, associazioni, giovani e Maeci uniti nella richiesta di istituzionalizzazione

Scritto da Redazione Antenne di Pace

Lo scorso lunedì 14 ottobre si è svolta la giornata conclusiva della terza annualità della sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, che ha visto coinvolti i giovani e le giovani rientrati dai progetti di 5 enti CNESC: ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas Italiana, Cesc Project e la sua rete di enti associati, Cipsi e Focsiv con la sua rete di enti federati.

QUALE FUTURO PER LA SPERIMENTAZIONE DEI CORPI CIVILI DI PACE? – Dopo le prime ore del mattino, dove volontari e volontarie dei Corpi Civili di Pace si sono confrontati sulle sfide ed il futuro della sperimentazione, sul loro impegno personale ma anche sulle possibilità evolutive a livello nazionale ed internazionale dei CCP alla luce della loro originale esperienza, è seguìto il seminario pubblico “Corpi Civili di Pace. Dopo la sperimentazione, quale ruolo per il futuro?”.

Introdotta da uno scritto del Ministro Abodi, in risposta alla sua mancata partecipazione per impegni istituzionali, dove si legge che “Il progetto dei Corpi Civili di Pace rappresenta un contributo prezioso alla costruzione della pace”, l’iniziativa ha visto la presenza della dott.ssa Alessia Damizia e del dott. Antonello Fornaro in rappresentanza del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale.

Sono molto emozionato” ha condiviso durante il suo intervento Giulio Marcon, deputato che nel 2013 ha presentato l’emendamento che ha consentito la creazione della sperimentazione, “perché – ha proseguito – vedere che da quella notte di dicembre si arriva a questo risultato è bello. Dalla sperimentazione si deve passare all’istituzionalizzazione. Siamo travolti da guerre, conflitti, dalla corsa agli armamenti, più armi vuole dire più guerra, la costruzione della pace non si fa con le armi e deve passare anche dai CCP”.

Sullo stesso concetto ha proseguito il professor Marco Mascia, Presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova: “Non si può fare una riflessione sui CCP senza tenere in considerazione ciò che sta accadendo nel mondo. Le istituzioni si stanno sgretolando. In Medio Oriente c’è un tentativo di colpo di stato militare sul piano internazionale e l’obiettivo dei golpisti è chiaro: distruggere l’ONU e la carta dei diritti internazionale. In Europa non va meglio: dinanzi all’invasione russa e alla legittima difesa dell’Ucraina, Stati Uniti e Stati Europei si sono arresi alla logica della guerra. Come andare oltre al legittimo diritto alla difesa e alla resistenza del popolo ucraino? Si può fare solo togliendo voce alle armi e ridandola al dialogo. Si spende oggi in armi più del doppio di 10 anni fa”.  Il professor Mascia ha proseguito il suo intervento citando Robert Shuman, Ministro degli Esteri francese nel 1950 che presentò, a pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, l’idea di una collaborazione tra gli Stati europei che avrebbe reso impensabile un nuovo conflitto tra essi dopo seconda guerra mondiale: La pace mondiale non potrà essere salvaguardata se non con sforzi creativi, proporzionali ai pericoli che la minacciano”. Si resta CCP anche dopo la sperimentazione” ha concluso rivolgendosi ai giovani ed alle giovani in sala “Si resta CCP per sempre. La casa dei CCP è dove l’umanità e la dignità sono violate e non ha confini, va dalla città fino all’ONU

Tra gli interventi, anche quello del Diplomatico Luca Fratini, Coordinatore Giovani, Pace e Sicurezza, in rappresentanza del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale nonché membro del Comitato di Monitoraggio della sperimentazione, che si è unito all’appello per la stabilizzazione dell’Istituto Corpi Civili di Pace, ringraziando il professor Mascia per aver citato la Carta dell’ONU e l’articolo 11, sottolineando che “I Corpi Civili di Pace sono un’esperienza all’avanguardia in termini di partecipazione dei giovani nella costruzione della pace e non si potrebbero inquadrare meglio di così, ma sono due le cose necessarie affinché possano essere stabilizzati: la prima è la volontà politica di investire in processi di questo tipo, la seconda è uno Stato che scelga di investire economicamente su questo”.

Sono seguite le parole di Luisa Del Turco, del Tavolo Interventi Civili di Pace e Direttrice del Centro Studi Difesa Civile, che ha condiviso di aver portato l’esperienza dei Corpi Civili di Pace italiani durante la Conferenza Internazionale di Yerevan in Armenia per la quale è stato raccolto grande entusiasmo, ed ha sottolineato l’importanza dell’esperienza CCP anche come formula ibrida tra società civile e Istituzioni, conseguenza della fruttuosa sinergia tra il mondo del peacebuilding italiano e del servizio civile, ribadendo come quest’ultimo nasce come obiezione di coscienza e non come politica giovanile.

Tra gli interventi anche quello di Gloria Volpe, fondatrice assieme ad altri operatori ed operatrici CCP delle scorse annualità dell’associazione Azione Comune di Pace, che ha l’obiettivo di riportare l’esperienza sul territorio testimoniando ed implementando azioni di advocacy. “Sono qui per volontà politica” ha condiviso Gloria, sottolineando l’importanza di dare continuità.

Dai dati emersi sulla terza annualità CCP e presentati da Primo Di Blasio di Focsiv in rappresentanza degli enti Cnesc, emerge come siano state raggiunte ben 23.500 persone, utilizzando due milioni di euro: “Sfido lo Stato a trovare altre azioni così efficaci” ha commentato Di Blasio.

CONTAMINAZIONE, ISTITUZIONALIZZAZIONE, SICUREZZA E SCIENTIFICITA’ – A conclusione del seminario, l’intervento di Laura Milani, Presidente della CNESC, che ha sottolineato la bellezza di portare in questo luogo tutte le persone che i giovani e le giovani hanno incontrato, soprattutto quelle che hanno scelto la nonviolenza per stare nel conflitto. Milani ha rinforzato con fermezza l’esigenza di stabilizzare e valorizzare l’esperienza dei Corpi Civili di Pace, evidenziandone la contaminazione tra Istituzioni, associazioni e persone diverse come elemento vincente. “Finalmente abbiamo un soggetto valutatore che può dare scientificità” ha condiviso e, con chiarezza, ha rilanciato anche la questione sulla sicurezza: “Nella quarta annualità non ci sono i Paesi dov’è più necessaria la presenza dei CCP. Chiediamo alle Istituzioni di valutare assieme un nuovo paradigma sulla sicurezza”.

Come si legge anche nel Comunicato di CNESC, una delegazione di enti ed operatori CCP si è proposto di chiedere un incontro al Ministro Andrea Abodi, per condividere quanto sperimentato e portare all’attenzione le proposte individuate per il futuro, quelle di una comunità che crede nella risoluzione nonviolenta dei conflitti.

Istituito in via sperimentale ormai 10 anni fa, con la legge n. 147 del 2013 (Legge di stabilità 2014), il contingente dei Corpi Civili di Pace ha visto nell’ultima annualità la partecipazione e il coinvolgimento di 104 giovani operatori ed operatrici con gli enti appartenenti a CNESC che hanno partecipato all’iniziativa del 14 ottobre, oltre che i 32 che hanno svolto servizio con Amesci, Avsi, Acque correnti e Un Ponte Per. Atteso per i prossimi mesi, l’ultimo bando con il residuo dei 500 posti totali previsti dalla sperimentazione.

Le foto del presente articolo sono state scattate dal personale degli Enti presenti al Seminario

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