Vivo a Nairobi, a Githurai, uno dei quartieri più poveri del Kenya. Le strade sono polverose, affollate e piene di difficoltà, ma è qui che ho scelto di trascorrere un anno della mia vita. Ogni angolo racconta una storia di lotta per sopravvivere, ma anche di speranza e resilienza.
Quando ho deciso di venire qui, sapevo che non sarebbe stato facile. Il desiderio di fare qualcosa di concreto mi ha spinta a cercare un progetto che facesse la differenza, così ho scoperto l’Amini Home, una casa che accoglie ragazze che lottano per cambiare il loro destino. “Amini” in swahili significa “crederci”, e questo è ciò che facciamo: crediamo in un futuro migliore.
L’obiettivo del progetto non è solo offrire un aiuto temporaneo, ma costruire con e per queste ragazze un futuro più stabile. Ogni ragazza che incontro ha una storia diversa, ma tutte hanno in comune un passato difficile. Molte sono state costrette a vendere il proprio corpo per meno di un euro, solo per poter sopravvivere. Alcune sono diventate madri troppo presto, con figli piccoli che dipendono da loro per tutto. È una realtà dura da accettare, ma è quella in cui vivono.
La mia giornata si divide tra il supporto alle ragazze e i piccoli progetti che abbiamo avviato per aiutarle a costruire una vita diversa. Insieme abbiamo aperto una Kibanda, un piccolo garage dove vendiamo vestiti. Ogni giorno assieme a loro ci occupiamo di tenere viva l’attività, nella speranza che possa crescere e diventare una fonte di reddito stabile. Offriamo anche corsi pratici: cucito, cucina e lezioni di bellezza per capelli e unghie. Ogni abilità che queste ragazze imparano diventa un passo verso la libertà e vederle acquisire sicurezza mentre imparano un mestiere è la parte più gratificante.
Ogni piccolo passo che facciamo qui è un passo verso un futuro migliore per loro. È questo il senso della mia scelta: esserci, vivere con loro, e insieme cercare di costruire una nuova speranza.
E poi ci sono i bambini. Piccoli volti sorridenti che, nonostante le difficoltà, riempiono le giornate di gioia. Mandarli a scuola è una sfida, e spesso manca persino il necessario: quaderni, uniformi, o medicine quando si ammalano.
Anche se le risorse sono limitate, abbiamo imparato a fare molto con poco. Gli spazi sono stretti e spesso dobbiamo adattare le attività a ciò che abbiamo a disposizione. Ma è incredibile vedere come la creatività e la determinazione delle ragazze trasformino anche le situazioni più difficili in opportunità. Abbiamo anche aperto una raccolta fondi per sostenere questo progetto, attraverso la piattaforma www.daicistai.apg23.org: ogni piccola donazione può fare una grande differenza.
Spesso, nelle serate più tranquille, ci riuniamo tutte insieme per parlare, ridere e condividere le nostre storie. Questi momenti di connessione sono importanti: non si tratta solo di lavorare per costruire un futuro migliore, ma anche di sentirsi parte di una comunità. Le ragazze non sono più sole a combattere contro le avversità, ma hanno trovato un gruppo che le sostiene, le ascolta e le incoraggia.
Alla fine di ogni giornata, mi ritrovo a riflettere non solo sui loro sogni, ma anche sul lungo percorso che ci aspetta. So che il cammino è pieno di sfide, ma basta un sorriso o un gesto di gratitudine per ricordarmi perché sono qui. Non sono io a dare loro forza, sono loro a darla a me.
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