Caschi Bianchi Kenya

La scuola è un diritto per tutti?

Attraverso il loro servizio civile, Lorenzo, Francesca e Valeria sono venuti a contatto con il sistema scolastico in Kenya, molto differente da quello italiano per modalità e, soprattutto, accesso all’istruzione di base

Scritto da Francesca Lacognata, Lorenzo Reggiani e Valeria Albonetti, Caschi Bianchi in Servizio Civile con Apg23 a Nairobi

Il sistema scolastico in Kenya è differente da quello italiano: l’anno scolastico inizia a gennaio e finisce ad ottobre con tre “term” (trimestri) separati da pause scolastiche. La scuola inizia molto presto al mattino e dura fino al pomeriggio, è in inglese e oltre alle principali materie scolastiche come matematica, inglese, kiswahili, scienze, si studiano molte materie pratiche come agricoltura e arte. Purtroppo, anche le scuole pubbliche sono a pagamento e oltre alle tasse scolastiche occorre comprare le uniformi e il materiale. Le scuole superiori si dividono in due tipologie: le Day Schools in cui lo studente torna a casa alla fine della giornata scolastica e le Boarding Schools in cui lo studente vive nella residenza della scuola e ciò comporta che debba comprare anche tutto il necessario per vivere come il materasso, le lenzuola, piatti e bicchieri, il materiale per l’igiene personale, etc. Il rendimento scolastico delle Boarding Schools è considerato migliore delle Daily, ma l’accesso alle prime dipende dal risultato ottenuto dall’esame nazionale svolto alla fine della scuola secondaria di primo grado. Nel momento in cui vengono pubblicati i risultati dell’esame nazionale, lo studente può fare richiesta ad una Boarding School o essere contattato direttamente da questa in base al punteggio ottenuto e più è alto il punteggio più è alta la possibilità di accedere ad una scuola migliore.

Noi Caschi Bianchi, vivendo al “G9 Centre”, una comunità per ragazzi di strada nella periferia di Nairobi, vicino allo slum di Soweto, abbiamo affiancato la social worker, l’educatrice della comunità che si occupa principalmente dei rapporti con la scuola e con le famiglie, nell’inserimento scolastico dei ragazzi e nella loro supervisione. Tutti i ragazzi che vivono al G9 vanno a scuola grazie al progetto di adozioni a distanza della Comunità Papa Giovanni XXIII e, inoltre, molti bambini della zona di Kahawa West e Githurai e nello slum di Soweto hanno la possibilità di studiare grazie a questo progetto.

Ogni anno, quando inizia la scuola, tante mamme cercano degli sponsor per il sostegno scolastico e il “G9 Centre” è un punto di riferimento per questi quartieri. Durante il primo incontro con la mamma e il bambino, la social worker fa un colloquio conoscitivo per capire la loro storia familiare ed economica e quale sia il loro bisogno e successivamente organizza una visita domiciliare per verificare la veridicità delle informazioni. Se, poi, la Comunità rileva che ci siano le condizioni per aiutare lo studente, si procede con l’iscrizione a scuola e gli acquisti del materiale scolastico. A volte, però, emerge che il bambino non è in possesso del certificato di nascita, requisito necessario per l’iscrizione alla scuola, e aiutiamo la mamma ad avviare l’iter per richiederlo. Le madri dei ragazzi che vengono supportati vengono coinvolte durante tutto il processo di iscrizione alla scuola e negli acquisti del materiale scolastico, chiedendogli di essere presenti e di contribuire con delle piccole spese.

Nell’ascoltare le tante storie, ci siamo resi conto che sono tante le mamme che cercano degli sponsor per garantire la scuola ai figli e che il sistema scolastico non è accessibile a coloro i quali non hanno un’elevata disponibilità economica. Inoltre, la maggior parte delle signore di questi quartieri sono mamme sole con tanti figli che lavorano occasionalmente e la loro disponibilità economica copre a stento le spese del cibo e dell’affitto.

Essendo un lavoro giornaliero, queste mamme non hanno uno stipendio fisso e per loro è impossibile prevedere quanti soldi guadagnano ogni settimana. Per questo motivo non riescono a comprare il materiale scolastico e a pagare le tasse scolastiche. Per fare un esempio concreto: una spesa scolastica per l’inizio della scuola costa intorno ai 10.000 scellini kenyani. A queste spese vanno poi aggiunte le tasse scolastiche, che sono circa 10.000 scellini nelle scuole di queste zone, ed in più una “admission fee” (variabile a seconda della scuola, generalmente sui 3.000/5.000 scellini a studente), che però viene pagata solo quando lo studente si iscrive per la prima volta ad una scuola. In totale si parla quindi di 25.000 scellini per studente. Come già spiegato, è difficile sapere con certezza quanto sia uno stipendio medio in queste zone, in quanto la maggior parte delle persone si procaccia piccoli lavoretti giornalieri – kibarua in Kiswahili, tra i più popolari: lavare vestiti, accudire bambini, pulire case – o vende piccoli articoli per strada, non hanno entrate fisse, ma giornaliere. Dalla nostra esperienza possiamo dire che è complicato arrivare a racimolare più di 10.000 scellini al mese di “stipendio”. Di conseguenza la scuola porta via 2 mesi e mezzo interi di lavoro. Quando si parla di Boarding Schools invece le spese sono assai più consistenti: solo di tasse scolastiche si toccano i 50.000 scellini (nelle Boarding Schools meno costose, spesso si arriva anche sui 60.000/70.000) e la spesa scolastica è anche più consistente, richiedendo tutto l’occorrente per vivere. In totale parliamo di 80.000 scellini nel migliore dei casi, e non è raro che si tocchino i 100.000.

Accompagnando le mamme e i bambini in questo iter, siamo rimasti colpiti dai requisiti che ogni scuola richiede e dalla spesa che comportano, comparato al loro stile di vita. Chiedendoci che misure avesse preso il Governo per risolvere questo problema abbiamo scoperto che non esistono delle Istituzioni che garantiscano il diritto all’istruzione e, laddove sono previsti degli aiuti, le famiglie non hanno gli strumenti per venirne a conoscenza e accederne.

A differenza dell’Italia, che garantisce il diritto allo studio anche alle famiglie con difficoltà economiche grazie alla scuola dell’obbligo gratuita e alle agevolazioni in base all’ISEE, qui un bambino proveniente da una famiglia povera senza uno sponsor privato non è in grado di andare a scuola. Scontrarci con questa realtà ci ha fatto riflettere su quanto non sia scontato il diritto allo studio, soprattutto in contesti in cui la violazione dei diritti umani è all’ordine del giorno.

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