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Caschi Bianchi Cile

Primo sguardo verso l’ascolto

A un mese dalla partenza per Santiago, Eleonora ci regala un’istantanea del suo primo impatto con il Cile

Scritto da Eleonora Piceni, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Santiago del Cile

Ho pensato tanto a come scrivere una prima testimonianza dell’esperienza che sto vivendo qui in Cile. Avrei tanto da dire ma come posso farlo solo attraverso un breve pensiero?

Questo primo mese mi ha regalato tante emozioni e tanti ricordi che porterò con me al ritorno a casa. Non è stato sempre facile vivere e condividere con persone che appartengono ad una cultura e addirittura ad un continente diverso dal mio. Spesso ho vissuto emozioni contrastanti che mi hanno creato confusione e insicurezza. Con il tempo sto imparando a dare spazio e tempo a me e a ciò che mi circonda per permetterci di entrare in relazione in modo piu profondo e genuino.

La cultura latino-americana ha molte similitudini a quella italiana ma ovviamente anche tante differenze. In questo mese sono stata a contatto con persone che hanno storie ed esperienze di vita completamente diverse dalla mia, non hanno ricevuto i benefici e i servizi che per me sono stati scontati e appartengono ad un mondo molto lontano dal mio. Non è facile entrarci e forse non è neanche giusto che io pretenda di farlo subito, sono appena arrivata e anche se ho tanta fame di conoscere e scoprire non voglio far precipitare le cose.

Ieri parlavo con un uomo di circa cinquant’anni appena arrivato all’albergo di accoglienza per persone senza fissa dimora. In questi giorni a Santiago e più in generale in tutto il Cile ha piovuto molto. Raul mi raccontava di avere male a tutte le ossa perché nei giorni precedenti aveva dormito sulle scale della metro per ripararsi dalla pioggia. Mi raccontava come dietro ad ogni persona che vive nella strada ci sia una storia particolare, e come spesso sia difficile arrivare a fare una scelta di questo tipo, non sempre, aggiungeva, vivere in strada è una scelta per alcune persone. Spesso non è facile capire, a volte non è proprio possibile; esserci ed ascoltare è la scelta più accogliente e umana che si possa fare. Sono qui per aiutare e dare voce agli ultimi, persone che per tutta la vita non sono state considerate, capite e aiutate ma che hanno una grande voglia di raccontarsi ed essere ascoltate.

La parola che ha caratterizzato questo primo mese è ascolto, un’attività per molti scontata e non sempre praticata adeguatamente ma che qui è fondamentale e arricchente per me e per chi ha bisogno di raccontarsi.

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