Caschi Bianchi Svizzera

L’obiezione di coscienza in… Svizzera

Il riconoscimento dell’Obiezione di Coscienza al servizio miliare in Svizzera – quest’ultimo tuttora obbligatorio – è stato lungo e sofferto, ed ancora oggi una parte dei cittadini non sostiene la libertà di scelta

Scritto dai Caschi Bianchi nel progetto Caschi Bianchi Corpo Civile di Pace 2020 – Diritti umani per uno sviluppo sostenibile in Zambia e nel mondo durante la formazione iniziale

Come risultato delle nostra ricerca sul diritto all’obiezione di coscienza in Svizzera, abbiamo riscontrato un’evidente progressione in favore di tale diritto sia in termini legislativi che sociali, anche se occorre sottolineare come questa sia un’evoluzione piuttosto recente e non del tutto completa, soprattutto alla luce del permanente obbligo di leva.

La Svizzera è attualmente uno dei pochi Stati europei ad aver mantenuto la coscrizione obbligatoria. Il servizio militare è un dovere di ogni cittadino elvetico sin dal Medioevo ed è stato iscritto nella Costituzione federale del 1848, all’articolo 18 (attuale art. 59).

Sin dall’inizio del Novecento, la federazione dovette far fronte alle prime rilevanti obiezioni di coscienza all’obbligo di leva militare. Queste venivano puntualmente punite alla stregua della diserzione. I relativi tentativi di depenalizzazione, innescati a seguito della condanna del leader socialista Naine nel 1903, fallirono per l’opposizione del Consiglio federale. Solo nel 1927 venne introdotta una distinzione a livello penale tra la diserzione e l’obiezione di coscienza che però non implicò alcun alleggerimento delle pene per gli obiettori. Tale cambiamento avvenne quarant’anni più tardi, nel 1967, tramite una revisione del codice penale.

Data la crescita del numero di obiettori, negli anni Settanta la società civile svizzera promosse varie iniziative per l’istituzione di un servizio civile sostitutivo del servizio militare. Tali proposte culminarono in due referendum popolari (nel 1977 e nel 1984): entrambi però videro i cittadini svizzeri bocciare la creazione del servizio civile.

Tuttavia, sentimenti pacifisti e antimilitaristi erano comunque presenti e manifesti all’interno della società svizzera. Di fatti, nel 1984 venne raggiunto il numero massimo (788) di incarcerazioni annuali per obiezione di coscienza. Si riporta che, all’inizio degli anni Novanta, la Svizzera era una delle pochissime nazioni europee a incarcerare gli obiettori.

Un cambiamento sostanziale, dovuto anche alla distensione nelle relazioni internazionali con il collasso del blocco sovietico, avvenne nel 1992 quando l’82.5% dei votanti elvetici approvò il principio di introduzione del servizio civile tramite referendum popolare. Così il servizio civile, sostitutivo del servizio militare, divenne effettivo dal 1996, ben 24 anni dopo l’Italia. Era però previsto un laborioso “esame di coscienza” (attraverso un colloquio) per coloro che rifiutavano la leva sulla base del diritto all’obiezione di coscienza. Tale provvedimento è stato abolito solo nel 2009.

Di recente, le obiezioni di coscienza annuali hanno superato le 7000, mostrando come la società svizzera abbia ormai definitivamente accettato e accolto tale scelta. Nonostante il tentativo di alcuni partiti borghesi di affermare a livello legislativo il principio di negazione della libertà di scelta tra servizio militare e civile, la relativa proposta di revisione è naufragata in Consiglio federale il 19 Giugno 2020.

Pertanto, si può concludere che, per quanto la Svizzera attualmente tuteli il diritto all’obiezione di coscienza, essa abbia ritardato parecchio nell’adeguarsi alle evoluzioni previamente in atto nella maggior parte del continente e presenti ancora sostanziali carenze rispetto ai Paesi limitrofi, tra cui il permanente obbligo di leva e la resistenza di alcune rumorose parti della società alla libera scelta.

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