A circa quattro mesi dall’avvio del servizio civile, vorrei tanto scrivervi affacciata alla finestra osservando le Ande, ma purtroppo sono ancora in Italia. Mi risulta perciò complesso raccontare questi primi tempi di servizio senza pensare alla frustrazione e incertezza che li ha caratterizzati; ma andiamo con ordine.
Sono nata in Cile, nel mezzo di un’esperienza di volontariato dei miei genitori, e da sempre sogno di ritornarci, di scoprire e assaporare da vicino questo mondo a cui mi sento tanto legata. Ma non ho mai pensato di farlo come semplice turista, credo che per conoscere veramente un nuovo paese, una cultura così distante dal nostro quotidiano, sia necessario entrarci in punta di piedi, cambiando prospettiva e partendo dal basso.
L’esito delle selezioni del bando è capitato proprio a pennello tra la fine dei miei studi universitari e l’incertezza riguardo il mio futuro lavorativo e ho subito percepito che questo era il momento giusto e soprattutto la modalità perfetta per realizzare uno dei miei più grandi sogni.
Il primo mese di formazione è stato intenso e ricco di stimoli, tanto che mi chiedo se sarò stata capace di recepire ogni singolo aspetto per poi ricordarmene una volta a Santiago. La marcia in più l’ha data certamente la settimana in presenza a San Marino, in cui ogni compagno di viaggio mi ha arricchito con la sua storia e si è formato un gruppo ben coeso e tanto diversificato, all’interno del quale ognuno è stato una parte importante di quest’esperienza.
Conclusa la formazione sarei dovuta partire, ma così non è stato; non mi soffermo sulle motivazioni del blocco delle partenze e complicazioni che in questi tre mesi si sono susseguite, nonostante abbiano certamente influenzato il mio stato d’animo e siano state il primario motivo di incertezza e a volte demoralizzazione. Dunque al posto di partire alla volta di Santiago ho trascorso due mesi in una Casa Famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII a circa un’ora da casa mia.
Ritengo sia stato molto utile poter sperimentare il contesto della casa famiglia prima dell’effettiva partenza; il poter conoscere ed entrare in relazione con nuove persone in un contesto così particolare e riuscire a mettersi in gioco a tutto tondo, sono stati elementi fondamentali di questo periodo di attesa, certamente mi aiuteranno tanto in Cile. All’inizio non è stato facile trovare il mio posto all’interno della casa famiglia e mi sono chiesta più volte se lo stessi facendo nella maniera adeguata, ma sono stata fortunata e mi sono sentita davvero accolta e guidata. Non nego però che a lungo andare il mio stare in casa famiglia ha iniziato a starmi stretto, la mia scelta di servizio civile era stata quella di andare all’estero e non riuscivo ad accettare di essere ancora bloccata in Italia.
Quando ormai le nostre speranze erano rimaste davvero poche, qualche settimana fa, del tutto inaspettatamente, sono state autorizzate le partenze per alcuni paesi e tra questi c’era il Cile, quindi finalmente si parte!
Faccio ancora fatica a crederci e credo che me ne renderò veramente conto una volta salita in aereo. Ora non mi resta che pensare alla valigia e andare a ritirare i documenti in Consolato. Dopo questa lunga e difficile attesa il 23 ottobre partirò, molto emozionata e anche un pochino impaurita, ma pronta a scoprire il mondo con occhi diversi, da una nuova prospettiva.
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