Le motivazioni e le aspettative che mi hanno spinta ad intraprendere questa esperienza sono diverse e probabilmente alcune le scoprirò strada facendo. Prima di tutto credo che un’esperienza come questa possa essere per me un’opportunità di crescita soprattutto dal punto di vista personale, e possa aiutarmi ad acquisire più autonomia e sicurezza. Durante questo tempo spero di conoscere un po’ meglio me stessa nella relazione con l’altro e da questo scambio mi aspetto di uscirne arricchita. Mi aspetto di essere assorbita da tutto quello che mi circonderà per tornare a sorprendermi della bellezza delle cose semplici. Ho voglia di tornare cambiata, nonostante il cambiamento mi spaventi, con uno sguardo più attento e aperto al mondo e alle sue diversità. Desidero impegnarmi attivamente in un progetto come quello che ho scelto, che ha sede in Sri Lanka, anche se con ogni probabilità mi metterà di fronte ai miei limiti e alle mie debolezze. A Ratnapura, cittadina dove la Comunità Papa Giovanni XXIII è presente dal 2005, vivrò all’interno della strutture di accoglienza della Comunità al fine di condividere la quotidianità con i ragazzi accolti ed affiancare gli operatori di progetto nello svolgimento delle attività educative, ludico-ricreative del centro diurno.
Queste prime settimane di avvio al servizio sono state impegnative perché gli argomenti trattati nel corso degli incontri di formazione online e durante la settimana in presenza, e gli spunti di riflessione erano tanti e talvolta avrebbero richiesto più tempo per essere rielaborati. Si è parlato, ad esempio, della difesa civile nonarmata e nonviolenta come modello di intervento, dei diritti umani e dei rapporti di testimonianza e denuncia delle realtà in cui questi vengono violati, della figura del casco bianco e della relazione d’aiuto con i destinatari del progetto. Ho vissuto queste prime settimane come un tempo in cui raccontarsi, confrontarsi, condividere con il gruppo i propri dubbi e le proprie paure per poi scoprire che talvolta appartengono anche agli altri. Sono incertezze condivise, la paura di non essere all’altezza, di non riuscire ad entrare in empatia con l’altro per una questione di sensibilità differenti. O viceversa, il timore di essere travolti dal vissuto dell’altro. La formazione è stata inoltre un’occasione per comprendere il modo in cui opera la Comunità Papa Giovanni XXIII e conoscere i suoi principi attraverso l’ascolto delle testimonianze delle persone che ne fanno parte.
Nonostante le restrizioni dovute alla pandemia ci abbiano costretti ad una formazione in remoto, sono stata ripagata dal tempo speso insieme al gruppo durante la formazione in presenza a San Marino. Quella settimana è stata una occasione per conoscere gli altri volontari e confrontarsi sulle motivazioni, le paure, i dubbi riguardo questa scelta. Le modalità e la scelta delle attività proposte mi hanno coinvolta positivamente e talvolta messa in difficoltà. Ho trovato gratificante e coinvolgente il fatto di poter sperimentare concretamente attraverso lavori di gruppo ed attività individuali proposte e condotte da formatori esperti, tematiche riguardanti la comunicazione e la relazione interpersonale, le forme alternative di gestione e trasformazione dei conflitti ed ancora l’ascolto di testimonianze di operazioni di intervento della Comunità in Italia e all’estero.
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