Albania Caschi Bianchi

LETTERA A S.

Avvicinarsi in punta di piedi e piano piano osservare ed ascoltare: è questo che Mara ha fatto con S., il cui incontro sembra aver segnato una parte fondamentale del suo Servizio Civile. Mara ci racconta un coraggio “semplice” nella sua complessità e difficoltà, quello di S.

Scritto da Mara Degani, Casco Bianco in Servizio Civile con Apg23 a Tirana

Ciao S.

Bizzarro vecchietto che si è preso il mio cuore fin da subito.

Ricordo i miei primi giorni qui, in Albania, i primi momenti di paura, ti sentivo urlare ma non ti vedevo, ti sentivo urlare ma non capivo. Voci che si accavallavano, urla che facevano a gara a chi si faceva sentire più forte e poi, sollievo nel silenzio. Quel silenzio che era diventato per me quasi assordante nei giorni di quarantena al mio arrivo, e che tu con la tua irruenza rompesti. Mi fu spiegato poi che eri un personaggio difficile, che ne combinava di tutti i colori e che non faceva stare in pace nemmeno i sassi, e io, chissà perché, non vedevo l’ora di conoscerti.

Qualche giorno dopo, la nostra presentazione; mi guardavi con aria sospetta, ma avevo capito che eri un gran chiacchierone e che, come si dice dalle mie parti “ce vo’ nu paccher p te fa’ parla’ e due p te fa’ sta’ zitt’” (ci vuole uno schiaffo per farti parlare e due per zittirti). Pensavo di essermi meritata tutto il tuo odio quando alla nostra prima gita al mare ti chiusi il dito medio (simpatiche coincidenze) nella portiera del furgone, ne porti ancora i segni, e ricordo bene come, dopo tutte le tue urla (per fortuna in albanese), ti lasciasti prendere la mano per farti spalmare della pomata. In quei giorni non stavi bene, chissà con quali demoni e spettri della tua vita stavi combattendo, non era facile starti vicino, ma ci provai comunque, perché sentivo che dentro te, dietro quella corazza da burbero vecchietto si celava un’anima piena di affetto e di ironia. E così piano piano, io ho conquistato te, standoti accanto e guardandoti dritto negli occhi per comprendere ciò che dalle parole risultava incomprensibile, e tu, hai conquistato me, con le tue infinite chiacchiere, i tuoi occhioni azzurro cielo, e distese di gengive tra le labbra.

Risulta ancora difficile capirci S. e non so come, io e te in qualche modo ci riusciamo, oltre il limite della lingua. Sono le emozioni che guidano il nostro conversare, chissà cosa ci diciamo, so solo che è bello vederti ridere, ascoltare le tue battute di un’ironia unica (quando le capisco), vederti sfrontato andare contro tutto e tutti quando qualcosa non ti va giù, e non aver paura di quella maledetta scala sociale che ti ha reso la vita difficile. E bello vederti parlare con chiunque (anche le pietre), osservarti mentre dormi sdraiato nella campagna di fronte casa mentre le pecore ti pascolano attorno e tu non te ne preoccupi minimamente, è bello sentirti prendere in giro chi ti sta a genio, andare a spasso insieme ed essere guardati da tutti perché c’è qualcosa di “anomalo” quando l’anomalo è ciò che ci circonda, una società non inclusiva, che non si occupa né preoccupa dei diritti di tutti. E bello quando torni la sera e benedici le mie mani perché ho preparato per te e per gli altri accolti qualcosa di caldo, è bello quando fai il bis, è bello vederti pieno di gioia perché ti mettiamo un dolce sotto al naso e anche se hai quasi 60 anni esulti come un bambino che fa goal alla sua prima partita di pallone.

Tutto questo è bello S., per me che lo vivo dall’esterno, perché è dannatamente semplice e pieno di coraggio, il coraggio di avere accettato l’aiuto di persone che condividono ciò che hanno, il coraggio di chi non perde il sorriso nonostante la zavorra di un disturbo mentale, nonostante la vita da senzatetto, la mancanza di buoni rapporti con la famiglia e quasi nessuno su cui poter contare, compreso uno Stato che non ti riconosce tutto ciò e ti aiuta poco e niente.

Un coraggio che forse nessuno comprenderà mai.

Voglio ringraziarti con queste poche righe perché mi rendi testimone della gratitudine nella semplicità delle piccole cose e dei piccoli gesti, ti ringrazio perché il sorridere sembra scontato ma per molti non lo è, sia per chi come te non è abituato ad avere nulla e sia per chi pur vivendo una vita agiata e piena di confort, perde il senso di meraviglia e di stupore. Poi ci sei tu, che ridi e sorridi contro tutto e tutti.

Grazie S., custodisci il tuo sorriso!

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