Monica e Gabriella hanno partecipato al progetto “Tutela dei Diritti delle minoranze in Ecuador” con ENGIM. Le attività hanno avuto ricaduta nella provincia del Napo e precisamente nella città di Tena (Casa di Accoglienza “WASI PANI”, Barrio Las Playas, Barrio El Paraiso, Barrio Dos Rios).
Contesto del conflitto
L’Ecuador è un paese basato su un sistema patriarcale nel quale la donna incontra molteplici difficoltà nel veder rispettati i propri diritti, basti pensare che i dati nazionali riportano che sette donne su dieci subiscono o hanno subito violenza di genere. Il progetto di tutela dei diritti delle minoranze nella sua sede di Tena vede come prime beneficiarie le ospiti della Casa di Accoglienza “WASI PANI” (traduzione dal kichwa “Casa Sorella”) per donne vittime di violenza e per i loro figli e figlie. All’interno della casa di accoglienza le donne intraprendono un percorso individuale (psicologico e sociale) con l’obiettivo di ridurre e/o eliminare il rapporto di dipendenza da coloro che fanno loro del male. I partner che collaborano all’interno della Casa di accoglienza sono: Fondazione francese Patou Solidarieté, fautrice della creazione e fondazione; Sumak Kawsay Wasi, un’Istituzione all’interno della Prefettura del Napo che si occupa di pagare l’affitto della casa, il cibo e i materiali igienici di consumo per i residenti della struttura. Il lavoro all’interno della Casa è risultato molto stimolante ma allo stesso tempo complicato e, oltre a questo, abbiamo cercato di impegnarci nell’ ambito della formazione e sensibilizzazione su tematiche di genere nella città di Tena e nelle comunità limitrofe. Abbiamo, però, riscontrato difficoltà a causa della scarsa partecipazione dei beneficiari e in parte delle Istituzioni locali.
Un episodio dal campo
All’interno della Casa di Accoglienza, era ospite una donna che aveva tre figlie, una delle quali aveva subito violenza in prossimità di un fiume. La bambina, probabilmente traumatizzata da quel ricordo, aveva terrore dell’acqua e viveva con paura le giornate in piscina che i volontari organizzavano come attività ludiche. Con pazienza, toni rassicuranti e motivazionali usati dai volontari, la bambina poco a poco ha iniziato ad avere un po’ di confidenza con l’acqua ed è riuscita ad entrare in piscina, arrivando quasi a divertirsi, nonostante fosse indispensabile la presenza di un volontario accanto a lei.
Evoluzione del conflitto
Ciò a cui punta il progetto è diminuire le percentuali della violenza di genere e sensibilizzare le donne sui propri diritti, a volte calpestati da una società di stampo patriarcale e poco vicina alle minoranze etniche.
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