Corpi Civili di Pace Perù

Diritti verso la pace – Scheda racconto

L’impegno contro l’emarginazione e la discriminazione nella periferia di Lima

Scritto da Giusy Volpe e Maria Noemi Sciacca, Corpi Civili di Pace con Co.P.E.- FOCSIV a Lima

Giusy e Noemi hanno partecipato al progetto “Diritti verso la pace – percorsi integrativi per l’empowerment delle fasce socialmente vulnerabili in Perù” con Co.P.E. a Lima. Le attività hanno avuto ricaduta nei quartieri di Corona Santa Rosa, 9de Julio, Pradera del Sur.

Il contesto del conflitto
Il progetto è realizzato in un contesto periferico della capitale peruviana nella quale si concentra una popolazione eterogenea, di gente proveniente dalle Ande e dalla selva che, a seguito di un periodo contrassegnato da atti di terrorismo, ha deciso di riversarsi nella città. Proprio per la sua connotazione periferica, l’insediamento umano è caratterizzato da condizioni precarie relative ai diversi ambiti sociali. Il conflitto, dunque, si configura come sociale, in particolare a causa dell’elevato tasso di povertà presente nei quartieri di riferimento, dell’assenza di servizi educativi e sanitari pubblici, della discriminazione di genere e della mancanza di luoghi di ritrovo per i giovani che provoca la scelta della vita di strada. Tra gli attori coinvolti si ritrovano varie associazioni, tra le quali: l’associazione Yachaywasy, con i servizi di scuola materna (apoyo escolar), il Centro di salute Jampi Wasy, Taller de costura delle mamme lavoratrici, il Centro Comunitario de Salud Mental pubblico e il Centro de Salud “La Conchita” siti a Tablada de Lurin. A questi si aggiungono le comunità dei quartieri e le volontarie. Fra le cause principali del conflitto vi sono la discriminazione socioeconomica e quella razziale che diventano motivo di esclusione sociale soprattutto della popolazione indigena. In tale dinamica lo Stato risulta completamente assente e non riesce a fronteggiare tale conflittualità, anzi, rimarca gli atteggiamenti discriminatori e di emarginazione per la provenienza, per il grado di istruzione e per i tratti somatici della persona. Tale contesto sfocia in una violenza strutturale che concerne tutti gli aspetti della vita sociale e le diverse categorie: i minori ai quali viene negato il diritto all‘istruzione e la possibilità di prendere parte ad attività di aggregazione; le donne che spesso sono oggetto di violenza e fenomeni di machismo; gli uomini che hanno difficoltà ad inserirsi nel mondo del lavoro, perché poco qualificati. I luoghi creati e le attività offerte dall’Associazione Yachaywasy rappresentano l’unica opportunità di riappropriarsi dei diritti negati dalle istituzioni pubbliche.

Un episodio dal campo
Durante i mesi trascorsi nella periferia di Lima abbiamo avuto modo di imbatterci nell’individuazione di minori non iscritti all’anagrafe. Un episodio significativo è stato quello di un bambino che vive nel quartiere di Corona Santa Rosa privo del documento d’identità. Patrick, bambino di 8 anni, era mosso da un forte desiderio di imparare e frequentare la scuola, ma a causa dell’assenza del documento per anni gli è stata negata questa opportunità. La madre, dopo aver provato per molto tempo a risolvere la questione burocratica del figlio contattando i vari uffici interessati, ha deciso di rivolgersi al Centro di Salute Jampi Wasi riferendo tutta la vicenda e i relativi problemi riscontrati, con la speranza di ricevere un aiuto. Conosciuta la situazione del piccolo Patrick, abbiamo deciso di recarci insieme alla madre presso gli uffici competenti (la RENIEC, ovvero l’ufficio anagrafe e la scuola) per capire quale fosse l’ostacolo all’ottenimento del documento di identità. Abbiamo scoperto, quindi, che le difficoltà erano dovute a qualche incomprensione e che gli uffici insistevano nel chiedere alla madre il certificato di nascita che la signora non disponeva. La madre di Patrick aveva partorito in un Moto-taxi e mai nessuno dei familiari si era preoccupato di recarsi all’ufficio anagrafe entro i 60 giorni  dalla nascita del bambino per far emettere tale certificato. Così, abbiamo cercato di spiegare la situazione al personale dell’ufficio anagrafe, che ci ha consigliato di seguire una strada alternativa, ovvero quella di iscrivere il bambino in  una  scuola  pubblica  per  poter  ottenere un “certificado de costancia”(certificato di frequenza), che gli avrebbe permesso di attivare successivamente la pratica per il documento. Ci siamo rivolti alla scuola più vicina all’abitazione di Patrick, ma non vi erano più posti disponibili, così siamo andati presso un’altra scuola poco più distante, in cui il direttore, con fare machista, ci ha detto che anche lì non vi erano più posti, ma che si poteva chiedere conferma in segreteria, dove fortunatamente ci hanno segnalato la possibilità di iscrizione e i documenti necessari. Patrick ha dovuto sostenere un esame per accedere alla classe idonea al suo livello d’istruzione e a seguito dell’immatricolazione, abbiamo ottenuto il certificato di frequenza che ha permesso di avviare la pratica per il documento di identità.

Evoluzione del conflitto

In considerazione dell’emergenza COVID-19 , riteniamo che al momento un’evoluzione positiva del conflitto non è ipotizzabile.

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