Vi è mai capitato sognare di scalare una montagna? E proprio quando mancano pochissimi metri all’arrivo, soddisfatti di poter vivere lo spettacolo dei passi fatti per arrivarci, ad un tratto vedi il mondo che ti circonda rallentato e, sebbene le tue gambe continuino a proseguire senza sosta, anche più velocemente, non arrivi comunque in cima?
Peccato non fossero scene apparse mentre dormivo, ma la realtà che mi circondava in quel momento. Mi chiamo Samantha Denami, Casco Bianco dell’Ass. Comunità Papa Giovanni XXIII; era il 24 Febbraio quando, dopo qualche giorno proiettata verso un’ esperienza di volontariato che mi avrebbe accompagnata per un anno, il mio corpo si dirigeva verso la direzione opposta dei miei sogni, dei miei progetti, ero costretta a tornare a casa, la minaccia del nuovo virus non poteva essere sottovalutata e la mia partenza per lo Zambia era stata posticipata.
Con la voglia di rompere gli schemi di routine quotidiana, arricchire il bagaglio di crescita personale con esperienze che, senza alcun dubbio, mi avrebbero fatto vedere il mondo con occhi diversi, ad oggi, dopo tutti questi mesi, non pensavo che avrei dovuto farci i conti con quella normalità da cui cerco ancora di “scappare”.
Inizialmente vivevo con l’ “ingenua convinzione” che sarei ripartita al più presto, senza negare che le valigie erano ancora piene di ottimismo e speranza, non perché non avessi voglia di disfarle, ma probabilmente mi sentivo bloccata dall’accettare quella circostanza o che stesse capitando proprio a me. Passato il periodo dell’accettazione e in seguito alle distrazioni della stagione estiva, è quando ormai quasi tutti tornano alle loro vite, ai loro lavori, ai loro studi, che riemergono emozioni comuni ai tempi del coronavirus: incertezze, paure, speranze, un senso di vuoto nell’attesa di risposte, pur scomode o negative che siano. Sono consapevole che quel desiderio di vivere un’esperienza intercontinentale all’insegna della fratellanza, condivisione, amore verso il prossimo, arde vivo in me, oggi come ieri.
Notti insonni e pensieri negativi affollano la mia mente ultimamente, giorni in cui, sia io che i colleghi che perseguono questo sogno, riceveremo delle risposte decisive sulla possibilità o no di partenza; e se non riuscirò a raggiungere la cima di questa montagna, sicuramente non vivrò con il rimorso di non averci provato fino all’ultimo.
È doveroso fare una riflessione per concludere: benché la nostra missione sia quella di “abbattere i muri e costruire ponti”, non è forse vantaggioso consentire che dei giovani tenaci e volenterosi possano svolgere quello per cui sono stati chiamati?
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