Corpi Civili di Pace Perù

A difesa della biodiversità – Scheda racconto

Le campagne della società civile contro l’estrattivismo in Perù

Scritto da Sara Ferigo e Francesco Lazzari, Corpi Civili di Pace con FOCSIV a Chimbote

Sara e Francesco hanno partecipato al progetto “Sostegno alle popolazioni indigene del Perù nella gestione e prevenzione dei conflitti ambientali – 2018” con FOCSIV, che ha avuto ricaduta a Chimbote, Huarmey, Pueblo Paron, nella provincia del Santa, sulla costa nord del Perù.

Contesto del conflitto
In un contesto nazionale caratterizzato da una profonda corruzione e dalla presenza di normative che proteggono gli interessi societari più dei diritti della società civile, lo Stato incentiva un’economia di stampo estrattivista, le cui implicazioni negative si esplicano nell’abuso delle risorse e della cultura dei territori. L’assenza di un processo democratico e partecipativo per le decisioni che riguardano i progetti estrattivi ed imprenditoriali portano spesso all’emarginazione delle parti sociali locali interessate, causando lo scoppio di conflitti molto accesi tra Stato, imprese e società civile, rappresentata dalle comunità costiere, in particolare dai pescatori. Quello che emerge dalla nostra esperienza sul campo è la mancanza di un’autorità di mediazione che possa far incontrare le parti in conflitto e che si faccia portavoce dei diversi interessi.

Un episodio dal campo
Durante il mese di novembre 2019, il comitato di rappresentanti del “Frente macroregional Pesca Sì Petroleo No”, organizzazione della società civile che include sindacati di pescatori, ONG e organizzazioni di pescatori artigianali, si è riunito a Chimbote per un evento che aveva come obiettivo l’analisi della situazione attuale nel nord del paese per quanto riguarda le minacce e i possibili sviluppi dell’attività petrolifera in mare. Al termine dell’evento, trapela una notizia secondo la quale Perupetro, impresa statale che si occupa della negoziazione dei contratti petroliferi con le imprese multinazionali, avrebbe tenuto il giorno successivo un evento informativo sui futuri sviluppi dell’attività petrolifera nel mare della regione Ancash. Le informazioni sull’evento sono molto vaghe, nessuno sa bene dove si terrà, non esiste nessuna informativa e nessun invito ufficiale, l’unica informazione certa è che Perupetro ha prenotato uno spazio per, probabilmente, tenere un evento pubblico. Tutto lascia pensare che Perupetro voglia scongiurare una partecipazione numerosa della società civile e limitarsi ad esporre i propri piani ad un ristretto numero di persone “amiche”. Il giorno seguente, nonostante l’incertezza, un cospicuo gruppo di pescatori e di rappresentanti di diverse organizzazioni sociali della zona si presenta sul luogo dove effettivamente si sarebbe tenuto l’evento. I rappresentanti di Perupetro non si aspettavano una partecipazione così numerosa, i loro volti sono sorpresi, preoccupati, allarmati. Si respira tensione. Un rappresentante di Perupetro prende la parola e informa i partecipanti che si tratta di un semplice incontro informativo dove verranno presentati i piani futuri di espansione dell’attività petrolifera nella regione e i benefici che essa porterà al territorio. La sua voce è timida, è consapevole che nessuno dei presenti è d’accordo su quello che avrà da dire, sembra abbia paura delle loro reazioni. Per illustrare la compatibilità dell’attività petrolifera in mare con la pesca si limita a presentare una slide con scritto “La pesca e il petrolio sono sempre stati compatibili” non aggiungendo nessuna informazione tecnica specifica. Questo atteggiamento superficiale manda su tutte le furie i presenti. Da quel momento in poi i rappresentanti di Perupetro perdono completamente il controllo della riunione, limitandosi a moderare gli interventi dei pescatori, i quali portano le loro esperienze sul campo e confutano le teorie secondo le quali il petrolio porti sviluppo e benessere, al contrario dimostrando che questa attività causa solamente inquinamento e perdita di biodiversità marina. Dopo una lunga serie di interventi molto duri e diretti i rappresentanti di Perupetro, completamente incapaci e impreparati a gestire questa situazione, abbandonano l’aula. I presenti approfittano del momento e iniziano un momento di discussione e di scambio di idee e prospettive sulle future azioni da intraprendere per ribadire che la società civile della costa nord del Perù è contraria a ulteriori progetti petroliferi.

Evoluzione del conflitto
Il conflitto è in continua evoluzione e prevederne gli scenari di sviluppo futuri non è semplice. Tuttavia, dalla nostra esperienza sul campo emerge la seguente ipotesi di evoluzione del conflitto. Nel breve e nel medio periodo, le politiche economiche neoliberiste basate sull’estrattivismo continueranno ad incrementare la pressione sulle comunità locali. Per questo motivo, la conflittualità tra imprese multinazionali, apparato statale e società civile è destinata ad aumentare. Di pari passo aumenterà tuttavia la capacità di azione delle organizzazioni sociali, che riusciranno ad instaurare una solida coscienza ambientale soprattutto tra i giovani, che a loro volta contribuiranno allo sviluppo di metodi di rivendicazione dei propri diritti e di difesa del territorio sempre più efficaci. A lungo termine, la spinta di cambiamento a livello mondiale potrebbe riuscire ad invertire l’attuale modello di sviluppo, verso un sistema che rispetti l’ambiente e i diritti di tutti gli esseri umani. Questo porterebbe ad un ridimensionamento e ad una possibile soluzione del conflitto.

Per saperne di più:
Divisione, rassegnazione e perdita di identità

Essere donna in Perù

Di silenzi e di parole

La Cordillera Blanca

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