Aurora, Eufemia, Laura e Giuseppe hanno partecipato al progetto “Supporto alle organizzazioni ed alla popolazione della città di Ibotirama nella lotta alle discriminazioni nei confronti dei giovani afro – discendenti” con Engim a Ibotirama.
Contesto del conflitto
Le discriminazioni su base etnica verso gli afro-discendenti sono problematiche strutturali di segregazione e violenza, istituzionalizzate e radicate da anni nella società brasiliana. Nella città di Ibotirama, composta al 90% da afrodiscendenti, il conflitto su base razziale non è evidente, ma risulta come un’idea introiettata nelle persone perché messa in risalto dai mass media, come predominanza di esempi positivi ‘bianchi’ e di esempi negativi ‘neri’.
Un episodio dal campo
Ciò che vi racconteremo è accaduto nel centro educativo extrascolastico CACAIS di Ibotirama, dove abbiamo prestato servizio per gli 8 mesi di progetto in loco. In occasione del “Dia Nacional da Consciência Negra”, insieme allo staff educativo del centro, abbiamo organizzato una settimana di lavoro di coscientizzazione, sensibilizzazione e studio, destinato, in primis, a noi del personale educativo e poi a bambini e ragazzi del centro su alcune tematiche legate “All’essere afro-discendenti oggi in Brasile”. Queste tematiche sono state affrontate utilizzando diverse metodologie e dispositivi, tra cui attività ludiche, dinamiche, lezioni frontali, materiale audio-visivo, lavori di gruppo e rappresentazioni artistiche. La dinamica che vi racconteremo consiste nel creare un “faccia a faccia” tra ragazzi del centro, uno alla volta, con una persona preferibilmente sconosciuta, la quale abbia tratti somatici afrodiscendenti. A ciascun ragazzo viene lasciato un foglio in cui sono scritte frasi estremamente razziste, ma molto realistiche e utilizzate purtroppo nel quotidiano. Viene chiesto loro di prendersi del tempo per leggere attentamente le suddette frasi; successivamente si è chiesto se avessero intenzione di dire una o più delle stesse alla persona che si trovano di fronte. In base alle risposte e alle reazioni dei ragazzi si approfondiscono i motivi per cui si accetta o ci si rifiuta di dire alcune di queste frasi, si riflette sui perché alcune persone debbano subire atteggiamenti discriminatori solo per il colore della pelle e/o per i tratti somatici, e nei confronti di quali persone abbiano il coraggio di pronunciarle. La dinamica si conclude chiedendo ai ragazzi di lasciare un messaggio di positività e ottimismo alla persona che si trovano di fronte. Per questa dinamica abbiamo chiesto ed ottenuto la gentile disponibilità di un noto cantautore della città e di una ex educatrice del centro. L’esperienza che abbiamo vissuto durante questa dinamica è stata travolgente. Tantissimi momenti di forte emozione, commozione e sofferenza, derivanti dai racconti di vissuti razzisti che hanno avuto per protagonisti i ragazzi stessi o persone vicine a loro; ma è emersa anche tanta convinzione e senso di appartenenza, solidarietà verso i nostri ospiti che si trovavano in una situazione un po’ scomoda. Ragazzi e ragazze si sono dimostrati, quasi nella totalità dei casi, fortemente sensibili alla tematica, rifiutando completamente di dire queste frasi fortemente offensive e razziste, considerandole aberranti. “Nessuno merita di essere trattato in questo modo, soprattutto se il motivo è il colore della pelle”. Alcuni hanno esaltato la peculiarità di alcuni tratti somatici, altri si sono soffermati sulla bellezza caratteriale, tralasciando l’aspetto fisico; un ragazzo, un po’ per timidezza o forse per la pesantezza della dinamica non è riuscito ad arrivare alla fine, e ha abbandonato l’aula.
Evoluzione del conflitto
Crediamo che sia una tipologia di conflitto talmente radicata e strutturata da presumere che difficilmente ci possa essere una sua evoluzione in tempi brevi e medi.
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