Sara, Veronica, Bianca e Corinna hanno partecipato al progetto “L’acqua è salute – Educazione al corretto utilizzo delle risorse idriche, come elemento primario di sviluppo per la Bolivia” con Engim nella città di Montero e nelle comunità vicine.
Il contesto del conflitto
Il progetto interviene sulla prevenzione e la mitigazione di un conflitto che sorge per mancanza di servizi da parte delle istituzioni. Uno degli effetti diretti di questo conflitto è la stigmatizzazione dell’HIV e delle persone che convivono con questa malattia. Carichi di pregiudizi a priori, i membri della comunità e dello staff medico non sono stati in grado di creare una rete di sostegno aumentando l’emarginazione e il disagio sociale. Questa problematica è ancora più accentuata nelle aree rurali, dove le persone delle piccole comunità vivono in estremo disagio. Il fatto che alcune comunità siano molto remote e quindi meno accessibili, rappresenta già un reale isolamento che diventa più forte in seguito alla condanna di una solitudine sociale. Oltre a lacune in ambito sanitario, nelle aree rurali ci troviamo davanti alla difficoltà di raggiungere risorse idriche sicure, specialmente nei periodi di siccità. La mancanza di conoscenza delle norme igienico-sanitarie di base e di accesso diretto all’acqua potabile sono la causa di gravi problemi di salute, che a volte possono complicarsi ulteriormente a causa della mancanza di personale medico specializzato nelle vicinanze.
Un episodio dal campo
Nell’ambito del progetto VIH in Bolivia, che lotta per la prevenzione dell’HIV/AIDS e lavorando in particolar modo con gli adolescenti delle comunità remote della provincia del Nord integrato nel dipartimento di Santa Cruz, abbiamo avuto modo di entrare in contatto con alcuni attori facenti parte del programma governativo di sostegno alle persone che vivono con l’HIV. L’incontro con queste persone ha avuto un forte impatto su di noi, mettendoci davanti alla realtà del contesto. Dopo una breve descrizione delle azioni svolte dalle autorità locali per aiutare e sostenere le persone con HIV, abbiamo avuto modo di parlare delle difficoltà che queste stesse autorità incontrano nel portare avanti il proprio lavoro. Per approfondire le difficoltà che si riscontrano quotidianamente ci aiuta a capire meglio la storia di un ragazzo che oggi chiameremo Miguel. Miguel ha circa trent’anni e vive a Saavedra, dove ha un piccolo gruppo di amici, emarginati dal resto della comunità perché omosessuali, con cui trascorre la maggior parte del suo tempo. Miguel ha contratto l’HIV e non vuole più seguire il trattamento previsto. Negli ultimi mesi neanche gli amici sono riusciti a convincerlo a riprendere la cura antiretrovirale e non riescono neanche ad evitare che esageri con gli alcolici e che mangi in modo poco salutare. Miguel ha ancora le idee poco chiare sul corso della propria malattia, ma è stanco di lottare contro tutti. È stanco di vedersi negato il diritto alla salute da personale medico che ha paura di assisterlo. È stanco di essere evitato per strada dagli altri membri della sua comunità solo perché ha contratto l’HIV. La sua privacy è stata violata da coloro che avrebbero dovuto tutelarla, i suoi diritti sono continuamente calpestati da un sistema che non funziona. Tutto questo esprime anche una forte mancanza di informazione da parte della restante parte della comunità, che non accetta casi come quelli di Miguel solo perché non riconosce che cosa ha davanti a sé.
Evoluzione del conflitto
L’evoluzione del conflitto non è facilmente ipotizzabile a causa della situazione di pandemia globale in cui ci troviamo che si aggiunge ad una crisi socio politica che il paese sta attraversando negli ultimi mesi. Si può ipotizzare un’evoluzione positiva del conflitto solo se anche le istituzioni locali si impegnano attivamente nel garantire un accesso universale alla salute pubblica, a implementare le normative vigenti e a utilizzare correttamente le risorse a disposizione.
Per saperne di più:
VIH está incrementando en Bolivia, pero queda concentrado en pocos municipios
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