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Argentina Corpi Civili di Pace

Entrar afuera – Scheda racconto

Tutela e promozione dei diritti umani di persone affette da disturbi psichiatrici attraverso la collaborazione con persone, organizzazioni e istituzioni che si occupano di salute mentale a Buenos Aires nella realizzazione di laboratori, eventi, materiale informativo ed accompagnamento sociale.

Scritto da Noemi Guarracino, Luca Miotto e Stefania Teani, Corpi Civili di Pace con Cesc Project a Buenos Aires

“Entrar afuera. Diritti umani e salute mentale in Argentina” è il progetto a cui hanno partecipato Noemi, Luca e Stefania, promosso da Cesc Project nella città di Buenos Aires (CABA) e nella rispettiva provincia.

Il contesto del conflitto

Il conflitto su cui è intervenuto il progetto riguarda la violazione dei diritti umani delle persone che soffrono di problemi legati alla salute mentale internate in ospedali psichiatrici. Il conflitto in questione è di natura sociale-culturale in quanto, ancora oggi, le persone con disagio mentale subiscono forti discriminazioni che si traducono nella marginalizzazione ed esclusione sociale.

Attualmente, l’Argentina ha ancora più di 12.000 persone internate negli ospedali psichiatrici. Dal 2004 ad oggi sono stati contati migliaia di casi in cui gli abusi e le negligenze da parte delle istituzioni rendevano il ricovero delle persone con disagi mentali una vera e propria detenzione. La situazione in cui si ritrovano queste persone è una delle battaglie attualmente più discusse in materia di diritti umani. Ad oggi, nonostante nel 2010 era stata approvata la Ley Nacional de Salud Mental 26.657  che sanciva la chiusura dei manicomi entro il 2020, sono ancora presenti sul suolo argentino 162 strutture funzionanti ed il tempo medio di permanenza in esse è di 8,2 anni.
Nella città di Buenos Aires e nella provincia sud della capitale si trovano i cinque più importanti manicomi del paese: il Borda (neuropsichiatrico maschile), il Moyano (femminile), Tobar García (bambini e adolescenti), Alvear (di emergenza) e l’Esteves (femminile).

Un episodio dal campo

Durante la nostra permanenza in Argentina, abbiamo potuto vedere con i nostri occhi l’evidenza dei manicomi come luoghi in cui vengono violati i diritti fondamentali delle persone che soffrono di un disturbo mentale, a causa delle negligenze delle cure, dell’abuso di contenimento farmacologico e delle condizioni di affollamento nei reparti. Abbiamo avuto modo di conoscere persone che, grazie ad una rete sociale solida, sono riuscite ad uscire dal manicomio ed hanno ripreso in mano la loro vita.

Ci siamo imbattuti, però, anche in punti di vista differenti, di persone che “dietro quei muri” hanno trovato una loro “sicurezza” e il “fuori” lo percepiscono quasi come un nemico da cui difendersi. Un esempio può essere la storia di P., un uomo internato nel Borda. Durante la trasmissione della radio La Colifata – la prima radio mondiale a trasmettere dall’interno di un manicomio e ad essere gestita da pazienti psichiatrici, con la quale abbiamo collaborato durante il nostro progetto – disse apertamente al microfono di aver rifiutato il decreto del giudice che sanciva il termine del ricovero. Lo ha respinto proprio perché non aveva trovato nulla, fuori da quelle mura, a cui potersi aggrappare, per non sentirsi solo. Ha trovato nei pazienti del Borda come lui e nelle associazioni civili che operano all’interno dell’ospedale il suo lavoro e la sua famiglia.

Questo esempio, fa riflettere sul fatto che non è sufficiente uscire dal manicomio per stare bene e ritrovare la propria dignità negata. Non possiamo sapere con certezza cosa aspetti realmente fuori dall’ospedale le persone che hanno attraversato il manicomio. Abbiamo visto, però, la potenza di una comunità attiva e cosa rappresenti per le persone che attraversano i servizi di salute mentale avere il sostegno della propria comunità per sentirsi parte attiva di essa.

Evoluzione del conflitto

La maggior parte degli operatori e operatrici del campo della salute mentale accusa il governo di Macri (presidente dell’Argentina dal 2015 al 2019) di essere la causa del rallentamento (se non addirittura un ostacolo) dell’attuazione della Ley Nacional de Salud Mental 26.657 del 2010. Con il nuovo governo di Alberto Fernández, eletto nel dicembre 2019, sono già stati promossi i primi cambiamenti verso una giustizia sociale e il diritto alla salute, come ad esempio ristabilire il Ministero della Salute, che sotto il governo precedente era stato retrocesso a Segretariato. Un cambiamento fondamentale per l’ospedale psichiatrico femminile Esteves è avvenuto nel marzo 2020, che ha visto il cambio di direzione generale, con al vertice Maria Rosa Riva Roure, la psichiatra che ha coordinato negli ultimi anni il lavoro del PREA, Programa de Rehabilitación y Externación Asistida dello stesso ospedale.  L’obiettivo di questo programma è quello di accompagnare le donne in uscita dal manicomio verso il reinserimento abitativo e sociale, tramite un accompagnamento socio-psico-sanitario. L’assunzione di Maria Rosa simbolicamente rappresenta la vittoria del nuovo paradigma della salute mentale in linea con gli obiettivi della Ley Nacional de Salud Mental e contro lo stigma della malattia mentale.

Per saperne di più

“Cruzar el muro. Desafíos y propuestas para la externación del manicomio”, Centro de Estudios Legales y Sociales (CELS), Buenos Aires, 2015. 

Ley Nacional de Salud Mental n° 26.657. Decreto Reglamentario 603/2013, Argentina

Derechos humanos en la Argentina. Informe 2019

Vidas arrasadas: la segregación de las personas en los asilos psiquiátricos argentinos

Isolamenti, articolo scritto dai volontari CCP per Antenne di Pace

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