Giulia e Costanza hanno partecipato al progetto “Percorsi di Pace per l’Integrazione e la Coesione sociale in Colombia” con CISV, nella zona nord del Cauca, precisamente nell’area urbana e rurale del municipio di Toribìo.
Il contesto del conflitto
Il popolo Nasa è tra i più colpiti nel conflitto dell’area che tocca molteplici dimensioni: culturale, sociale, economica/ambientale e politica. L’occupazione e lo sfruttamento del territorio da parte di militari, paramilitari e narcotrafficanti minaccia l’identità culturale indigena Nasa, causando la perdita di saperi e pratiche produttive, culturali, e politico-sociali. Il reclutamento armato soprattutto di giovani e le violazioni dei diritti umani perpetrate dai gruppi armati generano forte indebolimento del tessuto sociale, familiare e comunitario. Lo sfruttamento delle risorse naturali e le monocolture causano erosione del suolo e distruzione ambientale, spingendo molte famiglie a garantirsi sussistenza coltivando piante a uso illecito, alimentando il mercato del narcotraffico. Il disarmo post Accordi di Pace ha trasformato le relazioni di potere della zona e l’assenza dello Stato ha facilitato la nascita di nuovi gruppi armati dissidenti.
Un episodio dal campo
Il 30 ottobre 2019, a tre mesi dall’inizio del nostro servizio, in un attacco perpetrato da un gruppo dissidente delle ex-FARC nel Municipio di intervento del nostro progetto, sono rimaste uccise quattro guardie indigene e l’autorità ancestrale Cristina Bautista. Cristina, oltre ad essere un’autorità indigena, era una attivista del Movimiento Mujeres Nasa Hilando Pensamientos, movimento locale che si batte per i diritti delle donne Nasa e per contrastare la violenza di genere sul territorio. Questo evento ha rappresentato l’apice di un’escalation di violenze che si sta manifestando sul territorio dal 2018, effetto dell’evoluzione del conflitto in queste zone nel panorama del post-Accordo di Pace. Ci siamo ritrovate a toccare con mano la rabbia e il dolore dell’intera comunità, che si è riunita a riaffermare la propria condanna e resistenza non-violenta alla violenza dei gruppi armati. Ancora più da vicino abbiamo assistito alle sequele di questo evento sulle attiviste del Movimento, essendoci tra loro alcune partecipanti alle attività del progetto, tra cui la coordinatrice del movimento, e una delle nostre facilitatrici. Il dolore, la paura e lo smarrimento hanno portato ad una battuta d’arresto delle loro attività e ad un periodo di silenzio. Nonostante questo hanno continuato a partecipare agli incontri di formazione del progetto, che in febbraio è entrato in una nuova fase: l’elaborazione collettiva e partecipata di una proposta concreta di advocacy che dia spazio e priorità a politiche volte alla costruzione di pace nel territorio da presentare all’amministrazione locale, affinché venga inserita all’interno del nuovo Piano di Sviluppo Locale (Plan de Desarrollo Territorial, PDT) in corso di definizione, e che guiderà il lavoro delle autorità municipali per i successivi quattro anni. La partecipazione agli incontri di preparazione del documento ha dato la possibilità alle donne del Movimento di inserire proposte che da tempo avevano in cantiere e di riacquistare fiducia all’interno di uno spazio di scambio e advocacy pubblico-politica. Questo è sicuramente stato uno degli elementi che le ha convinte a riprendere la lotta con nuovo vigore, ritornando in campo simbolicamente e concretamente con un evento organizzato per l’8 marzo – a cui ci hanno chiesto di partecipare – e durante il quale abbiamo potuto omaggiare Cristina e tutte le donne Nasa che si battono per i propri diritti e per quelli del loro popolo.
Evoluzioni del conflitto
La smobilitazione delle FARC-EP in seguito agli Accordi di pace del 2016 ha lasciato un vuoto di potere che non è stato riempito dalle istituzioni statali, di cui beneficiano i nuovi gruppi armati e che sta generando una recrudescenza delle violenze, come nel Cauca, che dalla firma degli Accordi si è mantenuto il primo dipartimento colombiano per omicidi selettivi contro leader sociali e difensori dei diritti umani. L’assenza dello Stato nell’implementazione degli Accordi identificati per decostruire le radici del conflitto fa sì che le comunità locali non riescano a superare il sospetto e il rancore verso quanti sono stati attivi nel conflitto armato e a sradicare la cultura di violenza e illegalità, ostacolando la riconciliazione e la costruzione della pace. Di fronte a questo, il popolo Nasa continua a scegliere un’alternativa di resistenza pacifica ma, seppur con diversa faccia, le cause strutturali del conflitto che li minaccia restano vive e intoccate.
Per saperne di più:
Pagina del progetto, sito di CISV Onlus
“Colombia agguato delle Farc: uccisa governatrice indigena”, La Repubblica
Altri articoli pubblicati su questo sito e scritti dalle volontarie:
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Imparare attraverso le cose
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Comunità, partecipazione, le vere “armi” del popolo Nasa
La “rivoluzione di pace” dei Nasa in Colombia
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