In Colombia, durante la quarantena per il Covid-19, alcune istituzioni educative delle comunità rurali nel nord del Cauca si sono organizzate per riprendere le lezioni in modo diverso. Oltre alle strategie educative ora molto comuni, da sviluppare attraverso l’uso di internet, whatsapp, facebook – cui in questo territorio non si ha facile accesso – i/le dinamizadores/as (facilitatori-facilitatrici) di alcune scuole si sono riuniti virtualmente con le autorità e hanno proposto un modello di educazione a distanza che porti bambini e bambine ad apprendere dai ritmi della natura e del lavoro nei campi con cui sono inevitabilmente a contatto ogni giorno. «Prepareremo ogni settimana del materiale su un tema unico per tutti gli studenti, da consegnare loro ogni lunedì presso la scuola, in maniera ordinata, divisi per gruppi e in orari diversi in base all’anno scolastico che frequentano, per evitare assembramenti. Per chi ha difficoltà di spostamento saremo noi stessi a consegnare i compiti direttamente a casa, rispettando le norme di distanziamento e igiene» spiega Luis Fernando, docente dell’istituzione educativa El Credo, territorio indigeno di Huellas Caloto, in un’intervista per il programma radio del PEBI (Programa Educación Bilingüe Intercultural del CRIC).
In Colombia in questo periodo dell’anno inizia la cosecha (raccolta) del caffè. Perciò il tema scelto per la prima settimana è stato proprio questo. «Sappiamo che gli studenti aiuteranno le proprie famiglie con il raccolto, quindi abbiamo ripensato un metodo pedagogico attraverso cui, partendo dalle attività nel campo, i bambini e le bambine ad esempio del primo anno possano imparare a fare somme, sottrazioni e moltiplicazioni giocando con il peso del caffè o il numero dei sacchi accumulati durante la settimana» racconta Gloria, un’altra dinamizadora intervistata.
Anche per le istituzioni educative, è fondamentale il lavoro spirituale nel rispetto del calendario Nasa: «Sono stati svolti rituali di protezione contro il virus con i nostri mayores a livello di scuola e di comunità. Continuiamo a percorrere il territorio sensibilizzando le famiglie affinché compiano i rituali nelle loro case. Paradossalmente, ci sembra di essere riusciti a raggiungere con il nostro lavoro molte più famiglie in questo momento così difficile di quanto siamo mai riusciti a fare prima» continua Gloria.
La quarantena, quindi, si trasforma per i Nasa in una buona occasione per far sì che la famiglia ritrovi il suo ruolo pedagogico sgretolatosi nel tempo e, forse, per dimostrare in qualche modo la fattibilità di un sistema di educación propia, che resta uno dei pilastri dell’idea di autonomia perseguita dalla comunità indigena.
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