Considerata la situazione attuale, ovviamente il progetto è momentaneamente sospeso fino a data da destinarsi e in questo dondolare di un tempo sempre più incerto ognuno si ri-scopre a modo suo e io volevo condividere con voi un pezzo della mia vita sospesa. Ci si riflette spesso nella precarietà del proprio essere, sentendosi rimbombare dall’interno e quando si è più fortunati si trovano quelle parole sparse e perse, disperse in quell’irrazionale che non è più inconscio, ma conoscenza del respiro: la vita. Una vita che ricerca fioriture costanti, curiosi del cambiamento che ci appartiene dal principio e di cui possiamo divenirne i piloti dal momento in cui riconosciamo noi stessi e gli strumenti che abbiamo a disposizione per far fronte in modo efficace ed efficiente alle esigenze che il Tempo ci costringe ad affrontare. L’incontro col cambiamento è l’incontro con il nostro nuovo io e necessita di cura, continuità, ascolto e il riconoscimento e l’accettazione dei nuovi bisogni senza paura di osare. Il Silenzio che ci invade e pervade in questo periodo può essere il nostro più grande alleato o il nostro peggiore incubo, ma noi una scelta l’abbiamo, sempre. Il Silenzio è la peculiarità che ci contraddistingue gli uni dagli altri perché ci permette di viaggiare all’interno di noi stessi, abbandonandoci ad ogni tipo di melodia e stravaganza solo per ritrovarci, tutti uguali e tutti diversi con le differenze che tra noi esistono e ci permettono un confronto che altrimenti sarebbe piatto, statico. A cosa servirebbe Viaggiare senza scambio e confronto? Non c’è un modo giusto o sbagliato nel Viaggiare, nemmeno e soprattutto in noi stessi e se non viaggiamo prima in noi stessi non possiamo pretendere di incontrare l’Altro e riconoscerlo lungo la strada.
Ringrazio quindi l’ascolto della gentilezza e il silenzio del conflitto che mi insegnano a vedere l’Altro in me stessa e in te: insegnami a fare, continuerò ad essere.
La mia domanda oggi, ora, è: perché devo restare (se mi va bene) solo una notizia passeggera qui?
ATTESA
Io non saprò aspettarti
ferma,
a casa col pigiama
A seguire la routine che mi invecchia la mente e mi appanna gli occhi.
Non ti saprò aspettare
mentre tutto gira
e c’è chi dice che io non dovrei muovermi.
Aspettandoti su una comoda poltrona inchiodata al marmo
con le ossa che si arrugginiscono
e la mia panchina naviga storta
tra le pareti sconfinate di un ruscello che straripa ripetutamente
per dissetare la mia sete di confronto;
e sconfina poi nell’orizzonte multicolore
a cui tutti aspirano ma di cui hanno paura
mentre io lo abbraccio
lo tengo stretto
È mio o lo condivido?
Non ti so aspettare
senza cambiamento,
a reiterare pensieri
e giornate che mi alienano;
A seguire una moda casa-lavoro che non mi appartiene
e mi imbruttisce la pelle
ne confonde l’essenza.
Non ti so aspettare
senza domande
senza essere straniera nella terra di tutti
mentre tutti nel profondo si sentono
stranieri nella terra di nessuno;
e sventolando bandiere di chi non ha più fretta,
fremere dalla voglia di cancellare confini
e tracciare un cammino nuovo.
L’attesa che non si arresta è vigilia
della vigilia stessa.
Non ti so aspettare
mi ripeto
ma senza domande ti aspetto
ogni giorno
perché è l’attesa stessa
che non mi fa restare ferma,
costretta in un giardino di fiori
dove il tuo profumo è bussola,
dove la tua attesa è direzione dinamica
verso cui tendere.
Non ti so aspettare
circondata dalle parole sulla bocca di tutti,
a preferire le belle espressioni di uno scrittore
piuttosto che dedicarti queste mie
imprecise, sincere emozioni.
Chiunque tu sia a leggermi, interpreta la mia poesia a tuo piacimento e buon viaggio in te stesso.
Grazie per la Tua compagnia.
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