Ci si incontra al “mercato” della Comunità: un posto di tutti e di nessuno, non è Italia e nemmeno Camerun, ma in cui ciascuno ha scelto di investire un po’ di tempo per crescere e arricchirsi. Si arriva con quel che fin lì si è coltivato e raccolto nel terreno del proprio passato, che sia tanto o poco, e lo si mostra agli altri. Ci sono prodotti maturi e genuini, altri ancora un po’ acerbi. Ce ne sono pure di ammaccati o mezzi marci e quelli li si espone un po’ a fatica, magari disponendoli per ultimi e un po’ nascosti tra quelli migliori. Presto o tardi, però, tutti condividono ciò che portano con sé.
Poi si comincia assieme a osservare, scegliere e assaggiare; si scambiano saperi, opinioni, strategie e difficoltà. Si valuta anche ciò che è buono, ciò che ancora si può migliorare e quello che invece sarebbe meglio lasciar da parte, per concentrarsi su colture migliori.
Ognuno insegna e impara allo stesso tempo e nell’entusiasmo di quell’arricchimento reciproco verrebbe voglia di cominciare lì, subito, a mettere in pratica quanto condiviso, per raccoglierne assieme i frutti. Il mercato però deve finire e non c’è né spazio né tempo per aspettare il raccolto.
Ci si potrebbe scambiare i frutti ma le rispettive case sono troppo distanti e potrebbero marcire nel viaggio; inoltre finirebbero presto. Meglio mangiarli lì, finchè si è tutti assieme.
I semi, invece, possono attraversare i continenti e riprodursi portando frutto ogni anno. Ecco allora tutti a scambiarsi i semi dei propri prodotti migliori, ascoltandosi attentamente: sanno che dovranno separarsi e se vogliono dei risultati dovranno mettere in pratica i consigli ricevuti. Ci vorrà pazienza e perseveranza e forse non conosceranno mai i risultati l’uno dell’altro, ma di raccolto in raccolto si ricorderanno e saranno grati di quanto condiviso.
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