*“hostis publicus”[1]
Nel mese di ottobre del 2019, l’Istituto Nazionale di Statistica e Censo (INEC) ha reso pubblici i dati relativi alla situazione occupazionale in Ecuador. Con una percentuale del 4,9%, a settembre 2019 l’Ecuador ha registrato il tasso di disoccupazione più alto degli ultimi tre anni[2],[3]. Lo scenario macroeconomico e alcune inefficienti manovre fiscali stanno indebolendo la tenuta economica della Repubblica e, al contempo, stanno creando un generale senso di sfiducia nei confronti della classe politica. Lo sciopero generale dell’ottobre 2019, che ha paralizzato il paese per numerosi giorni e ha causato la morte di 10 persone in seguito alla violenza attuata dalle forze dell’ordine, è stato un amplificatore del risentimento della popolazione nei confronti di politiche che accentuano ulteriormente il divario sociale[4]. In questo contesto, una progressiva riduzione della responsabilità politica verso antiche e recenti cause di ingiustizia sociale genera una insofferenza generalizzata verso tutti quegli stranieri che nel paese vivono e lavorano. Al rispetto, è utile ricordare come, durante lo stesso sciopero, si siano registrati molti casi di aggressioni e intimidazioni nei confronti della popolazione migrante, accusata, da una parte, di saturare il mercato del lavoro, e dall’altra, di architettare un presunto piano di destabilizzazione politica[5].
Oltre a discutere brevemente rispetto alle cause strutturali del tasso di disoccupazione attuale dell’Ecuador, i prossimi paragrafi avranno anche l’intenzione di analizzare alcune delle barriere di ingresso a un’occupazione sicura e formale, le quali impediscono alle persone migranti di trovare un impiego nella capitale del paese.
In una prospettiva generale, l’offerta di lavoro è vincolata a diversi fattori, tra i quali l’efficacia del sistema produttivo, la contrattazione salariale, le ricchezze naturali, le oscillazioni demografiche, i numeri della popolazione economicamente attiva, la migrazione e l’aumento dei tassi di impiego nel settore informale[6].
Negli anni novanta, la poca flessibilità del mercato nell’adattarsi alla modernizzazione dei vari settori economici e la limitata competitività del Paese rispetto alle dinamiche commerciali internazionali ha messo in evidenza le difficoltà del sistema economico ecuadoriano. In particolare, l’Ecuador contava con pochi prodotti destinati all’esportazione, principalmente materie prime. Nel 1995, il 28% dell’export nazionale era occupato dal settore petrolifero, il 23% dalla produzione di banane e 15% dall’allevamento di crostacei. Secondo i dati del 2017 il quadro non sembra cambiato in maniera sostanziale: 29% petrolio crudo, 18% banane e 16% crostacei[7]. Le evoluzioni del mercato e le possibilità di ascesa sociale sono state negli anni rallentate a causa della bassa complessità del sistema produttivo ecuadoriano. In questo senso, la caduta del prezzo del petrolio al barile, come la sistematica diffusione di parassiti nelle coltivazioni, sono stati fattori determinanti per l’offerta di lavoro.
La situazione è stata inasprita dalla mancanza di uno stato sociale diffuso, che potesse alleviare le conseguenze di un’economia di mercato in stallo. A questo proposito, negli anni 2007-2014, in coincidenza con l’aumento del prezzo del petrolio, il governo in carica aumentò la spesa pubblica, che passò dal 25% del PIL al 44%[8]. Questa manovra espansionista, tuttavia, fu indirizzata principalmente alla creazione di nuove istituzioni pubbliche e al rafforzamento dei ministeri e ignorò, sostanzialmente, le istanze sociali. Tale espansione ha generato una crescita insostenibile del debito pubblico, spingendo il governo a immettere bond statali nel mercato a tassi di interesse molto alti e a utilizzare la Banca Centrale come creditore. L’accordo del 2019 tra il governo ecuadoriano e il Fondo Monetario Internazionale al quale si opponevano i manifestanti durante lo sciopero di ottobre è stato, dunque, il tentativo di ridurre il deficit pubblico e ridimensionare il debito estero. Le politiche previste dalla finanziaria di Lenin Moreno, oltre a eliminare i sussidi statali al carburante, includevano anche alcune disposizioni tributarie e salariali, come l’abbassamento dello stipendio fino al 20% per i contratti a tempo determinato nel settore pubblico e la riduzione delle ferie da 30 a 15 giorni per gli impiegati statali[9]. L’epilogo dello sciopero ha portato il governo a un tavolo di mediazione con i vari settori della società, e principalmente con le comunità indigene. Nonostante la riforma economica sia dunque in una fase di sospensione e riformulazione, rimane una grande incertezza rispetto a come il governo vorrà bilanciare la necessità di ridurre la spesa pubblica e l’incedere di una forte crisi economica e occupazionale.
Il malcontento della popolazione nei confronti delle limitate possibilità di mobilità sociale si manifesta attraverso una progressiva delegittimazione del discorso democratico e l’insofferenza nei confronti degli stranieri. Visti come scorretti competitori in un mercato del lavoro sempre più escludente, i migranti diventano quindi bersaglio e sfogo del risentimento dei cittadini rispetto all’inconsistenza della risposta statale alla marginalizzazione sociale. Tuttavia, a evidenziare l’infondatezza di questa retorica arrivano i dati rispetto all’occupazione informale e irregolare dei migranti in Ecuador e i numeri circa le vittime di sfruttamento lavorativo.
In una ricerca pubblicata in gennaio 2019, la Corporación de Estudios para el Desarrollo (CORDES) mostra che la percentuale di lavoratori nel settore informale è aumentata di due punti rispetto l’anno precedente e che questo tasso è il più alto mai registrato[10]. A questo proposito, la popolazione migrante, perlopiù, lavora nel settore informale e il caso venezuelano rimane il più emblematico in relazione alla situazione attuale. Secondo il Ministero dell’Interno ecuadoriano tra il 2015 e il 2019 sono entrati nel paese in maniera regolare 267.261 cittadini venezuelani, senza registrare l’uscita dal paese. Di questi, approssimativamente 200.000 sono in età lavorativa e solo 8.617 di loro hanno firmato un regolare contratto di lavoro, secondo le cifre riportate dal Ministero del Lavoro ad agosto 2018[11].
Il ricorso al lavoro informale risulta una conseguenza di alcune dinamiche di esclusione. In primo luogo, come già sottolineato, l’offerta di lavoro disponibile nel mercato interno rimane insufficiente, ed è diretta conseguenza dell’arresto economico registratosi nel Paese. Inoltre, l’accesso a permessi di soggiorno temporali e permanenti risulta problematico. Da una parte, coloro che hanno lasciato il Venezuela a causa dell’insicurezza alimentare, della precarizzazione della salute e del contesto di violenza generalizzata attualmente non vengono riconosciuti come rifugiati dalla Direzione di Protezione Internazionale del Ministero delle Relazioni Estere e Mobilità Umana[12]. Dall’altra, gli stessi non possono accedere ad altre tipologie di visti, come per esempio il visto UNASUR o professionale, a causa degli alti costi amministrativi e delle difficoltà incontrate al momento di richiedere un passaporto per un cittadino venezuelano, dal momento che il tempo di attesa del documento è dai 6 ai 12 mesi[13]. A questo proposito, è importante menzionare il Decreto Presidenziale 826 reso pubblico il 26 luglio 2019 con il quale lo stato ecuadoriano, riconoscendo le evidenti difficoltà di regolarizzazione della popolazione venezuelana, ha cominciato a emettere visti eccezionali per ragioni umanitarie, abbassando il prezzo della visa da 250 a 50 dollari e concedendo una sanatoria migratoria. Tuttavia, rimangono fuori dalla normativa tutte quelle persone che non hanno il passaporto e quelle che sono entrate dopo il 25 di luglio del 2019.
L’impermeabilità del mercato del lavoro espone le persone a dinamiche di sfruttamento lavorativo e impedisce il pieno godimento dei diritti. L’organizzazione “Chamos Venezolanos” in Ecuador ha dichiarato, in un’intervista a El Comercio, di ricevere tra le due e le tre denunce di violazione dei diritti lavorativi ogni giorno[14]. La prima causa delle denunce è il mancato pagamento dello stipendio, mentre si registra un drammatico aumento dei casi di traffico di esseri umani. A questo proposito, M., che incontriamo al Consejo Noruego para Refugiados, ci commenta la situazione che lui e sua madre stanno vivendo dall’arrivo nel paese. “Mia madre lavora in un ostello qui a Quito, non ha nessun contratto, è costretta a turni di 17 ore e non sono previsti giorni di riposo durante la settimana. Tutto ciò per un corrispettivo di 100 dollari al mese”. M. e sua madre sono uno dei tanti casi di sfruttamento lavorativo che rimangono invisibili nelle frenetiche dinamiche della capitale. La situazione è ulteriormente aggravata dall’inconsistenza della risposta statale, che si materializza nell’assenza di effettivi canali di denuncia e di risoluzione delle controversie. S. arriva in Ecuador nel 2018 con in mano un contratto con una compagnia di costruzioni cinese, che recluta lavoratori direttamente in Venezuela, promettendo un salario ben più alto del minimo e alloggio garantito. Una volta arrivato a Quito, la situazione appare drammaticamente diversa dalle premesse dell’accordo. “Ci hanno portati in una località appena fuori della città, dove eravamo costretti a lavorare 14-16 ore al giorno e a dividere una baracca con altre sei persone. Neanche a dirlo, il salario era molto sotto la soglia del minimo contrattuale”. S. ci spiega che dopo sei mesi con la compagnia decide di abbandonare il lavoro, considerandolo degradante e denigrante. A questo punto, tuttavia, scopre che il contratto che gli hanno fatto firmare non è stato registrato in nessuno dei canali ufficiali del Ministero del lavoro e che non lo hanno affiliato all’assicurazione medica statale. A causa di ciò, il Ministero delle Relazioni Internazionali gli applica una multa e gli sospende il visto di lavoro, argomentando che sono venute meno le basi per concedergli il permesso di soggiorno. S. confida nella giustizia e decide di denunciare al Ministero del Lavoro, il quale invita la compagnia a una negoziazione. Questa negoziazione si rivela, però, un completo fallimento, dal momento in cui la compagnia nega che sia mai esistito un rapporto di lavoro e i consulenti del Ministero non hanno strumenti per approfondire il caso. M. e S. rappresentano due casi emblematici che riflettono, da una parte, i rischi che incorre la popolazione migrante e, dall’altra, la mancanza di tutele statali.
Per concludere, la situazione occupazionale in Ecuador risente di un contesto internazionale e interno incentrato su politiche di riduzione della spesa pubblica e del deficit. Mentre lo Stato appare sordo alle stringenti istanze sociali circa il lavoro e l’occupazione, l’opinione pubblica viene monopolizzata da orientamenti xenofobi e discriminanti che hanno il solo obiettivo di affermare la presenza di un nemico pubblico e di perpetuare una drammatica guerra allo straniero.
[1] Nel diritto romano chi veniva dichiarato hostis publicus (nemico pubblico) dal Senato diventava un nemico esterno e veniva ritenuto particolarmente pericoloso per la Repubblica. Al rispetto: 1) Chamayou, G. Le cacce all’uomo; 2) Pepino, L. Prove di paura: Barbari, marginali, ribelli.
[2] El Universo (18 ottobre 2019), Tasa de desempleo en Ecuador sube a 4,9% [disponibile a https://www.eluniverso.com/noticias/2019/10/18/nota/7563827/tasa-desempleo-pais-sube-49, consultato il 26 di febbraio 2020]
[3] Instituto Nacional de Estadística y Censos (INEC) (dicembre 2019), Encuesta Nacional de Empleo, Desempleo y Subempleo (ENEMDU) [disponibile a https://www.ecuadorencifras.gob.ec/empleo-diciembre-2019/, consultato il 26 di febbraio 2020]
[4] El Universo (3 de febbraio 2020), Datos imprecisos y contradictorios en informes que citan muertes en el paro en Ecuador [disponibile a https://www.eluniverso.com/noticias/2020/02/03/nota/7721295/paro-ecuador-muertes-informes, consultato il 26 di febbraio 2020]
[5] Actualidad.rt (11 ottobre 2019), Venezolanos en Ecuador, ¿culpables de las protestas o nueva incitación a la xenofobia? [disponibile a https://actualidad.rt.com/actualidad/329986-venezolanos-ecuador-culpables-protestas-incitacion-xenofobia, consultato il 26 di febbraio 2020]
[6] Jumbo Lapo, B. D. J. (2009), Desempleo en Ecuador, El Cid Editor
[7] Observatory of Economic Complexity (2017), What does Ecuador export? [disponibile a https://oec.world/en/visualize/tree_map/hs92/export/ecu/all/show/2017/, consultato il 26 di febbraio 2020]
[8] Datosmacro.com, Ecuador – gasto publico [disponibile a https://datosmacro.expansion.com/estado/gasto/ecuador, consultato il 26 di febbraio 2020]
[9] Affari Internazionali (17 ottobre 2019), Ecuador: il paquetazo della discordia sconfitto dalla piazza [disponibile a https://www.affarinternazionali.it/2019/10/ecuador-paquetazo-sconfitto-piazza/, consultato il 26 di febbraio 2020]
[10] El Telégrafo (10 marzo 2019), El trabajo informal emplea al 46% de la población en el Ecuador [disponibile a https://www.eltelegrafo.com.ec/noticias/sociedad/6/empleo-informal-poblacion-ecuador, consultato il 26 di febbraio 2020]
[11] El Telégrafo (29 agosto 2019), Más de 220 mil venezolanos, en la informalidad [disponibile a https://www.eltelegrafo.com.ec/noticias/politica/3/migrantes-venezolanos-comercio-informal-ecuador, consultato il 27 di febbraio 2020]
[12] UNHCR, MONITOREO DE PROTECCIÓN MIES-ACNUR (MAYO – AGOSTO DE 2019) [disponibile a https://www.acnur.org/op/op_prot/5e2742d44/ecuador-monitoreo-de-proteccion-mies-acnur-mayo-agosto-de-2019.html, consultato il 27 di febbraio 2020]
[13] Radio Televisión Martì (14 aprile 2019), La verdad detrás del retraso en la entrega de los pasaportes venezolanos [disponibile a https://www.radiotelevisionmarti.com/a/la-verdad-detr%C3%A1s-del-retraso-en-la-entrega-de-los-pasaportes-venezolanos/236468.html, consultato il 26 di febbraio 2020]
[14] El Comercio (21 maggio 2019), Informalidad, única opción para miles de ciudadanos de Venezuela en Ecuador [disponibile a https://www.elcomercio.com/actualidad/informalidad-opcion-ciudadanos-venezuela-ecuador.html, consultato il 27 febbraio 2020]
El Comercio (21 maggio 2019), Ministerio tramita 1 094 inspecciones por incumplimiento laboral en contrataciones de extranjeros [disponibile a https://www.elcomercio.com/actualidad/derechos-laborales-extranjeros-contrataciones-anomalias.html, consultato il 27 febbraio 2020]
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