Sono le 4:30 del mattino e tutto tace. Il silenzio è il padrone di casa. Il ticchettio d’una sveglia preannuncia che di lì a poco qualcuno nella umida notte comincerà la sua giornata.
Dovizia si sveglia, donna di 88 anni ormai vedova, tanti giorni passati alle sue spalle e non troppi nel suo avvenire. È pronta ad affrontare la lunga giornata che l’attende. Oggi, come da 88 anni a questa parte, la tradizione bussa alla sua porta. I pomodori dell’orto, ormai maturi, sono stati raccolti, i barattoli di vetro lavati e tutti gli utensili per la preparazione delle conserve sono lì pronti come su un tavolo di un chirurgo che si appresta ad operare il suo paziente.
Ore 6.30. Il resto della famiglia è arrivato. Tutti riuniti alle luci dell’alba, con qualche sbadiglio che ancora fa capolino sui volti. Ciascuno conosce a memoria il proprio compito. La scaletta da seguire ormai è la stessa da anni:
– lavare accuratamente i pomodori dalle eventuali impurità della terra
– sbollentare i suddetti per ammorbidirli e favorire il distacco della buccia
– inserirli nel passapomodoro (rigorosamente azionato a mano)
– imbottigliare la passata
– gettare le bucce scartate
– bollire i barattoli nel calderone per sterilizzare il tutto
Bene, si parte. Anche quest’anno l’antica tradizione viene onorata, scandita al ritmo di risate e piccoli litigi che sono insiti e caratteristici della nostra piccola famiglia Ciociara.
Sono circa le 10 di sera. La nostra cara signora, stanca e con ancora il profumo di pomodoro sulla pelle, può finalmente ritirarsi nella sua camera per godere del meritato riposo. Sa che di lì ad un anno la tradizione si rinnoverà e passerà un altro giorno memorabile con la sua Famiglia. Dolcemente ripetitiva e famigliare come solo i rituali tramandati di generazione in generazione sanno essere.
DRIN DRINN DRINNN
Dovizia apre gli occhi di colpo e lentamente si rende conto che il sogno che ha appena vissuto ormai da anni è solo un vecchio ricordo. Dovizia vive come sempre a Ceccano, città della provincia di Frosinone; il peso degli anni non le impedisce di onorare le sue tradizioni ma una cosa si: la sua Terra. Terra che una volta veniva coltivata con sudore e amore ormai è logora e malata, l’inquinamento del terreno e della falda acquifera fa sì che ci sia il divieto assoluto per la coltivazione e il pascolo degli animali. L’orto si trova all’interno del SIN (Sito di Interesse Nazionale per la bonifica) e questo non per colpa sua ma a causa di industrie che illecitamente e senza scrupoli hanno sversato rifiuti nel fiume Sacco che una volta alimentava la sua bellissima valle e che ora inesorabilmente l’avvelena.
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