Caschi Bianchi Cile

Aggiornamenti dal Cile

Nonostante la revoca dello stato dall’allerta e del coprifuoco notturno, in Cile continuano le proteste. La nuova agenda sociale proposta dal presidente della Repubblica Piñera non soddisfa la popolazione che continua a scendere in piazza organizzando manifestazioni ed eventi pubblici pacifici per gridare a gran voce che in Cile è finito il tempo dei compromessi ed è giunta l’ora di un cambiamento radicale.

Scritto da Désirée Barra, Casco Bianco con Apg23 a Santiago del Cile.

5 novembre 2019

Dopo giorni di fuoco, martedì 22 ottobre il presidente cileno Sebastián Piñera, in un intervento pubblico, ha chiesto scusa al popolo cileno, per la mancanza di comprensione delle necessità emerse nelle manifestazioni massive ed ha proposto una nuova agenda sociale con i seguenti obiettivi (CNN Chile):

  • aumento delle pensioni (nel sistema dell’AFP)
  • creazione di un’assicurazione che copra parte delle spese mediche delle famiglie cilene rendendo più accessibile la salute ed i medicinali
  • creazione d’un reddito minimo garantito di 350000 pesos (circa 437 euro) per tutti i lavoratori a tempo pieno con un’integrazione per quelli ce non raggiungono tale cifra: ricordiamo che il salario minimo mensile per legge è, ad oggi, di 301000 pesos (circa 376 euro)
  • annullamento dell’ultimo aumento del 9,2% dell’elettricità, facendo calare il valore della tassa al livello del primo semestre dell’anno
  • creazione d’un nuovo ramo tributario nella tassa globale supplementare del 40%, per redditi superiori a 8 milioni (circa 10000 euro) al mese, che aumenterà la riscossione delle imposte di 160 milioni di dollari
  • creazione dell’incarico giuridico del difensore d’ufficio
  • rafforzamento del Fondo comune municipale, stabilendo maggiori contributi da parte dei comuni ad alto reddito, a beneficio dei comuni a basso reddito (la disuguaglianza sociale tra municipalità, in particolar modo a Santiago, è un elemento molto radicato)
  • riduzione dell’indennità parlamentare (oggi approvata alla Camera dei Deputati) e d’altri salari della pubblica amministrazione
  • priorizzazione, da parte del congresso, di alcuni progetti di legge quali quello Pro-Infanzia, il progetto che crea l’assicurazione sanitaria in caso di catastrofe, il progetto che riconosce come diritto il servizio di Sala Cuna Universal (per bambini neonati non ancora ammissibili all’asilo) per tutti i figli di genitori lavoratori cileni ed il progetto che stabilisce la riduzione dei contributi delle persone anziane più vulnerabili.
  • attuazione d’un piano d’intervento sulle infrastrutture pubbliche, con ristrutturazione dei danni e distruzione delle strutture obsolete, nel quale verranno investiti più di 350 milioni di dollari

Tali risposte sono state ritenute insufficienti dal popolo cileno, che ha continuato a richiedere la dimissione di Sebastián Piñera e dei suoi ministri, in particolar modo di quella di Andrés Chadwick, Ministro degli Interni, soprattutto in seguito di tutti gli incidenti che hanno coinvolto le forze dell’ordine dalla prima settimana di protesta.

Domenica 27 ottobre l’attuale presidente di centro-destra ha rispettato l’impegno preso, di fronte al popolo cileno, il giorno precedente, firmando i decreti necessari affinché cessasse lo stato d’emergenza nelle varie regioni cilene che, da ormai una settimana, vedevano le loro principali città assediate dai militari e regolate da coprifuochi notturni, giornalmente annunciati.

Le motivazioni di questa ‘tregua’ sono sicuramente diverse: la pacificità della ‘marcha mas grande de Chile’ (più di un milione di persone), tenutasi venerdì 25 in Plaza Italia, le numerose denunce di violazione dei diritti umani da parte dell’esercito nei confronti dei protestanti, il trauma vissuto da molti cileni nel vivere il primo stato d’emergenza dalla fine della dittatura di Augusto Pinochet (1073-1990), il clima di rivolta sociale insito al conflitto tra forze armate, politiche e popolo. Inoltre, potrebbe aver influito l’annuncio dell’arrivo degli ispettori della commissione dei diritti umani dell’ONU: esso era previsto per lunedì 28 ottobre, data successivamente posticipata, e ad oggi non ancora concretizzato. Tale commissione visiterà differenti città cilene, incontrerà cariche del governo, rappresentanti della società civile, vittime, istituzioni nazionali che lavorano con i diritti umani ed altre entità per raccogliere le informazioni in maniera diretta, come dichiarato dalla portavoce dell’Ufficio dell’ONU per i diritti umani, Ravina Shamdasani. Ella stessa ha spiegato che la commissione agirà su richiesta di un gruppo di parlamentari ed invito del Governo e sarà composto da tre esperti che agiranno, in loco, fino al 22 novembre 2019. (Cooperatoiva.cl, giornale cileno).

Ad oggi i dati diffusi dalle testate giornalistiche ed associazioni sono diversi e sembrano non raccontare la verità fino in fondo: secondo ciò che ha confermato l’Istituto Nazionale dei Diritti Umani cileno, dal 17 ottobre a lunedì 28 ottobre sono state sollevate 120 azioni legali dalla stessa organizzazione.

Di queste cause, 76 riguardano reati di tortura, 18 la violenza sessuale e 5 l’omicidio (sebbene i morti siano più di 20, secondo molte testate). Sempre secondo l’INDH si registrano, ad oggi, almeno 1132 feriti, dei quali 295 a causa di colpi di ‘perdigones’ (pallini di gomma) e 38 a causa di colpi da proiettile (T13). Sono molti anche i traumi oculari: articoli scientifici parlano di più di 100 casi gravi.

Ciononostante la sensazione, interfacciandosi ogni giorno con video ed articoli che arrivano dal web e dalle reti sociali, è che tutti questi dati non siano allarmanti quanto la realtà.

Il fine settimana è stato segnato da marce e manifestazioni pacifiche, concerti ed opere artistiche eseguite all’insegna delle grandi reclamazioni del popolo cileno: le dimissioni del presidente cileno, un’assemblea costituente per una nuova costituzione, il cambiamento d’un modello politico che apre sempre di più la forbice tra redditi alti e bassi. Ma la settimana è iniziata con il triste presentimento che non sia cambiato molto: alle grandi marce, che vengono autoconvocate ogni giorno attraverso Whatsapp, Instragram ed altre reti sociali, persistono le repressioni dei carabinieri, con colpi di perdigones e gas lacrimogeni. La sera gli autobus cessano il loro servizio alle ore 21 circa e le metro stanno lentamente riaprendo alcune linee ed alcune fermate, ma solo fino alle ore 20, rendendo la mobilità un tema delicato: il coprifuoco non c’è più, ma ancora si sente.

Lunedì 28 ottobre è stata apparentemente accontentata una richiesta: otto dei principali ministri del governo sono stati sostituiti da altri politici; tra questi, Gonzalo Blumel ha preso il posto del Ministro degli Interni Andrés Chadwick. La popolazione non sembra aver accolto la notizia con entusiasmo, perché il cambiamento che viene reclamato è molto più radicale e richiederebbe, oltre ad un nuovo programma sociale, anche un nuovo presidente e nuove politiche; come spesso emerge dai cartelli che sfilano in questi giorni tra le mani dei manifestanti, ‘non sono i trenta pesos della metro, ma i trent’anni di abusi’.

Nel frattempo Sebastián Piñera annuncia la cancellazione del prossimo incontro APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) e della COP 25, l’incontro mondiale delle Nazioni Unite a riguardo dei cambiamenti climatici che si sarebbe dovuto tenere tra il 2 e 12 dicembre di questo anno in Cile a causa del clima sociale e politico del paese (Sputnik).

Con firme del DC (Partito Democratico Cristiano) e del Fronte Ampio, la opposizione concretizza, il giorno 30 ottobre, la presentazione dell’accusa costituzionale contro l’Ex Ministro degli Interni Andrés Chadwick: l’accusa è d’aver infranto la legge Costituzionale non avendo adottato misure necessarie ad evitare la violazione di diritti (La Tercera).

Migliaia di persone continuano a incontrarsi, cantano, suonano, partecipano ad eventi pubblici nei quali ci si sente parte di qualcosa, un popolo che non si sente rappresentato, ma che sta trovando la sua forza nel riscoprire che un progetto politico non può essere imposto, che il rappresentate deve essere legato al rappresentato, che, nonostante i fantasmi rievocati e gli abusi perpetrati, questa non è una dittatura, il popolo ha il diritto di votare e di protestare, e la riacquistata consapevolezza d’essere parte di questo grande processo dovrà fare in modo, in futuro, che non sia necessario arrivare a questo punto.

Galleria fotografica

Il fine settimana del 26 e 27 ottobre è stato caratterizzato dall’arte per la pace: commemorando le persone decedute nella lotta, riflettendo sulle richieste concrete per il governo, celebrando la fine del coprifuoco. Anche la Comunità Mapuche si è esposta, in esibizioni e marce, schierandosi a fianco del popolo cileno nella lotta e nella richiesta di un’assemblea costituente per una nuova costituzione che la riconosca.
Il popolo cileno tutto sembra essersi reso conto dell’immenso potere che ha: Chile despertó.

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