Lo scorso martedì si è svolto l’incontro pubblico “I Corpi Civili di Pace e l’intervento sui conflitti in Italia”, presso la Sala della Ragione del Comune di Anagni.
Ha aperto gli interventi il Sindaco avv. Daniele Natalia, sottolineando subito la centralità e fortissima rilevanza che la tematica ambientale ha sul territorio e l’importanza di affrontarla con la giusta sensibilità.
A seguire la parola è stata lasciata ai protagonisti dell’incontro, i giovani volontari Corpi Civili di Pace. In particolare Benedetta ha presentato il progetto “Appenino Fragile” e le attività che, in coordinamento con il partner locale CIVIS Ferentino, vengono portate avanti, attualmente allo stadio iniziale: la sensibilizzazione della cittadinanza ed il supporto nella lettura del conflitto ambientale legato alla presenza di numerose abitazioni e persone che vivono all’interno del SIN; i percorsi formativi nelle scuole superiori dei comuni coinvolti; il censimento delle famiglie che vivono all’interno del SIN della Valle del Sacco; lo sportello informativo dedicato ai cittadini che hanno la necessità di avere maggiore chiarezza rispetto la tematica di tutela ambientale.
A contestualizzare il progetto Appennino Fragile all’interno della più ampia sperimentazione dei Corpi Civili di Pace, arrivata al secondo anno, è stata la dott.ssa Immacolata Postiglione, Direttrice dell’Ufficio per il Servizio Civile Universale del Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale. La capo ufficio, portando anche i saluti del Ministro Spadafora che in questi giorni ha veduto rinnovata la delega al Servizio Civile, ha ripercorso brevemente la storia che ha portato alla sperimentazione, dall’obiezione di coscienza al servizio civile nazionale poi universale. La dott.ssa Postiglione ha anche aggiunto che “Ciò di cui soffrono maggiormente i cittadini è la distanza con le Istituzioni, ma anche la distanza delle Istituzioni tra loro stesse, a volte con obiettivi e modalità contrapposte. Da qui, l’importanza dell’azione dei giovani, ai quali viene chiesto questo: la negoziazione, la risoluzione che avviene in modo opposto al contrasto. Mantenere una posizione di equilibrio è tanto difficile quanto fondamentale, ma è la sfida”.
E’ seguito l’intervento di Giovanni Ramonda, Presidente dell’ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, che con forza ha sottolineato la forte necessità di una normativa che istituisca i Corpi Civili di Pace: “Se vogliamo essere contemporanei alla Storia, dobbiamo fare questo passo. La sperimentazione CCP ha senso se porta a istituire un Corpo Civile di Pace costituito da giovani volontari e professionisti che intervenga nei conflitti e li trasformi in modo nonviolento. Un istituto pubblico che però deve poggiare sulle esperienze della società civile, se vogliamo che la Difesa torni ad essere popolare, ovvero affare di tutti i cittadini, come afferma la nostra Costituzione, ma con modalità nonviolente. Una società civile che diventa la garanzia che quell’intervento avvenga senza condizionamenti legati a interessi politici ed economici. E dire che ci dev’essere una normativa, significa anche definire qual è la casa dei CCP. Per noi la risposta è chiara: un Dipartimento per la Difesa civile non armata e nonviolenta, all’interno di un Ministero della Pace”
Dagli interventi in sala, tra cui quello del Presidente dell’associazione Civis Alessandro Ciuffarella è emerso poi chiaramente come il conflitto ambientale presente nel SIN della Valle del Sacco sia particolarmente sentito sul territorio, evidenziando la coerenza dell’intervento dei Corpi Civili di Pace, ma soprattutto la sua rilevanza per l’azione di mediazione tra le parti e per le attività di sensibilizzazione sul territorio.
Ciò che si vorrebbe produrre con la sperimentazione dei Corpi Civili di Pace è un modello di intervento dei civili nei conflitti, non solo armati, ma anche strutturali e di tipo ambientale, che sia replicabile anche in contesti differenti da quelli in cui si sono svolte o si stanno svolgendo le sperimentazioni.
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