Caschi Bianchi Cile

La storia è nostra, e la fanno i popoli!

A Santiago tutti in piazza per fare la storia

Scritto da Roberta, Veronica e Chiara, Caschi Bianchi con Apg23 a Santiago del Cile.

21 ottobre 2019

La prima cosa che ci ha colpito al nostro arrivo a Santiago è stata l’enorme disuguaglianza sociale, evidente in tutti gli ambiti, e l’inadeguatezza degli stipendi in rapporto al costo della vita. Nella stessa Comunità abbiamo notato che molto spesso ottenere i servizi di cui si ha bisogno nelle case famiglia è difficile o richiede grandi disponibilità, sia economiche che di tempo.

Dalla scorsa settimana, insieme a un’altra serie di rincari, è stato aumentato il prezzo dei biglietti della metro nelle fasce orarie di punta, cosa che ha scatenato immediatamente la reazione degli studenti. Interi gruppi si sono riuniti per bloccare le stazioni metro, facendo una evasion masiva, un’evasione di massa, bloccando i tornelli per far passare gratis i passeggeri.

Durante il corso della settimana sempre più persone si sono unite alla protesta, che è stata caratterizzata fin da subito da un intervento molto duro da parte delle forze dell’ordine. Nella giornata di venerdì gli interventi sono stati particolarmente accesi e le stazioni metro si sono trasformate in terreno di scontro tra protestanti e forze dell’ordine, che in almeno tre punti della città hanno aperto il fuoco.

In serata, dopo un’intera giornata di silenzio, è arrivata la risposta del Presidente Sebastian Piñera, la dichiarazione dello stato di emergenza, che di fatto consegna la città nelle mani del Generale Iturriaga. Lo stato di emergenza comporta il divieto di riunioni pubbliche, della libertà di movimento, del diritto a protestare e consente ai militari di esercitare funzioni di polizia. Significa cioè la sospensione per un periodo di 15 giorni (rinnovabili) dei diritti civili e politici della popolazione. Sabato la protesta si è allargata dalle sole stazioni metro a tutte le piazze e strade principali della città che sono diventate teatro di incendi, proteste pacifiche, cacerolazos (cioè la tipica protesta Sudamericana con pentole e coperchi), ma anche saccheggi e atti vandalici.

La situazione è, in breve tempo, completamente sfuggita di mano e la repressione è stata sempre più violenta, provocando centinaia di arresti e di feriti e da qui, la decisione di Iturriaga di stabilire un coprifuoco, che ancora prosegue. È evidente che la protesta non riguarda più solamente l’aumento del prezzo dei trasporti, ma è l’espressione di un malcontento profondo e generalizzato che riguarda varie fasce della popolazione ed è causato da anni di provvedimenti ritenuti ingiusti e “contro il popolo”. Il grande dispiego di forze dell’ordine, incluso l’esercito che pattuglia ormai stabilmente le strade e la dichiarazione del coprifuoco, hanno riaperto a Santiago ferite non ancora rimarginate dalla dittatura. Fino ad ora l’unico provvedimento concreto del Governo è stato di dichiarare la sospensione dell’aumento del prezzo del biglietto, ma è evidente che la popolazione adesso pretende che il Presidente, ritenuto inadeguato, si dimetta immediatamente. Ciò che ci colpisce è la totale censura dei mezzi di comunicazione che trasmettono solo gli atti vandalici, non parlando minimamente della violenza dello Stato né delle reali motivazioni che spingono la gente a scendere in strada, sfidando ogni imposizione e rischiando in prima persona. In questa serata, in cui il coprifuoco è stato anticipato alle 19, la sensazione è che una soluzione pacifica sia sempre più lontana e che a rimetterci saranno sempre e comunque i cittadini.

Ci sentiamo solidali con tutti coloro che si stanno impegnando seriamente e pacificamente per vedere rispettati i loro diritti e siamo convinte che l’unico modo per mettere fine ai conflitti sia consegnare al popolo uno Stato realmente democratico.

Le immagini della galleria sono state prese da fonti di informazione di internet e social network.

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