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Camerun Caschi Bianchi

Douala: colori e bellezza di una città in continuo movimento

Cinque mesi d’Africa, di Camerun, l’“Africa in miniatura”, così definita in quanto estremamente variegata dal punto di vista paesaggistico e climatico.

Scritto da Sara Moscogiuri, Casco Bianco Focsiv – COE a Douala

Cinque mesi di Douala, capitale economica del Camerun. Un agglomerato urbano che si trova nella regione del Littoral e che conta circa quattro milioni di abitanti, divisa in oltre quaranta quartieri, con le sponde del fiume Wouri che la abbelliscono. Caldo e umidità a tratti insopportabili, sole che splende forte. Al tramonto il cielo si dipinge di rosa e arancione, colori che si riflettono sulle foglie degli alberi di palme e che danno come risultato finale spettacoli della natura che difficilmente si possono dimenticare nella vita.

Il numero delle attività commerciali e degli ambulanti che camminano ai bordi delle strade di Douala è incalcolabile: cesti di mais, pesce, plantain al vapore o fritto, accompagnato da carne, miondo, ananas “bienglacée”, carrettini stracolmi di papaya già tagliata da gustare oppure da acquistare, arachidi cotte in mille modi diversi, acqua, fave di cacao, abbigliamento, infusi di erbe e piante, cartine geografiche, scarpe… a Douala, per strada si trova veramente di tutto. Una città in movimento, piena di moto e auto ovunque che sfrecciano a tutte le velocità, il terrore il primo giorno di spostamento in moto, l’idea di essere caduta ancor prima di salirci oppure di cadere ad ogni frenata si infiltra nella mente e non ti abbandona sino a quando non raggiungi la destinazione. Tutto normale! Con il tempo impari anche a sederti comoda, a fare attenzione alle buche delle strade, impari anche a “contrattare il prezzo”. Sì! Bisogna accordarsi sull’importo del trasporto prima di partire, tu proponi, il moto-tassista o il tassista valutano e decidono se accettare o rifiutare. Se rifiutano passi al prossimo, se accettano monti sulla moto o sul taxi e via, pronti a sfrecciare per le strade di Douala.

La sensazione di essere fuori posto, il timore di non riuscire ad esprimersi correttamente e dunque di farsi comprendere, l’idea quindi di non passare inosservata vanno pian piano svanendo, lasciando il posto al sorriso e allo scambio di battute con i passanti e i commercianti. Proprio i mercati sono luoghi che pulsano… ci si può addentrare facendosi spazio tra una bancarella e l’altra, tra un passante e l’altro, cercando di non urtare qualcosa o qualcuno (tentativo che, a dir la verità, difficilmente riesce).

Al loro interno si può trovare davvero di tutto: frutta, verdura, boulangeries (panetterie) e macellerie improvvisate, scarpe, monili, chincaglierie varie… Apprezzare i colori degli abiti tradizionali cuciti con le pagnes africane caratterizzate da colori e fantasie diversissime e coloratissime. Respirare mille odori diversi che si mescolano, soprattutto le spezie, presenti di ogni sorta, tutti i gusti possono essere soddisfatti! Curiose le reazioni dei bambini: spesso essi sono intenti nei loro giochi e mentre si dimenano e la polvere sale, tu passi e le reazioni sono divise tra chi urla “la blanche” e agita una mano per salutare e chi invece è incredulo rispetto alla presenza di quella strana figura che si aggira lì. Ti guardano, si bloccano, la loro testa si muove ruotando in relazione al tuo passaggio. Prendi loro la mano, restano a bocca aperta, ritirano la mano, la guardano cercando tracce di non si sa bene cosa. Una tale incredulità e una tale sorpresa hanno una spiegazione: tanti bambini hanno visto “i bianchi” solo in tv, dunque vederne una per strada in carne ed ossa, giusto a qualche centimetro da sé, genera il pensiero che quella bianca sia venuta fuori dalla tv!

Interessante anche provare a decostruire vari stereotipi, primo fra tutti che una donna bianca non possa “sporcarsi le mani” trasportando scatole pesanti, implicarsi con le pulizie, azzardare ad andare da sola al mercato per “faire le marché” (fare gli acquisti), trasportare da sola le buste della spesa. Diventa interessante soprattutto nella misura in cui questo ti rende “più normale”, permette alla gente di capire che in fondo anche se il colore della pelle è diverso, resta sempre un’unica componente: l’essere umani e far parte dello stesso spaccato di vita.

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