Andres ha gli occhi grandi, occhi che in cinquant’anni di vita hanno sofferto, hanno sperato, hanno creduto in un giorno migliore, che forse, prima o poi, arriverà. “I miei nonni sono sepolti un po’ più in là”, ci dice indicando gli alberi della foresta che circondano completamente la piccola comunità del canton Arosemena Tola, “viviamo in questo territorio da generazioni, ma poi…”.
Storie di soldi e di potere si incrociano a quella di persone umili, povere, disponibili ed accoglienti. La storia dei coloni, che per l’oro hanno reso schiave le popolazioni autoctone bruciando le case e la vita costruita sino ad allora, la storia dell’acqua, inquinata dal mercurio per addensare l’oro che contiene, la storia di eserciti e soldati inviati per liberare il territorio.
Storie di giustizia e di fiducia si mescolano alle precedenti, lasciando anche nel nostro cuore la speranza che questa resistenza sia servita. La storia delle donne della comunità, che per prime si sono messe davanti ai militari per dire basta e per chiedere un futuro per i propri figli, la storia dell’unione tra le diverse comunità che tra loro si appoggiano per sconfiggere il nemico; la storia della legge, che pare si stia muovendo tra le alte mura dei palazzi del governo, per scrivere sulla carta che ora basta, si può smettere di resistere, si può iniziare a vivere.
Camminiamo tra le piante di cacao della chakra di Andres, respirando la storia dei suoi racconti: le fave del cacao saranno presto mature, ormai pronte per essere raccolte ed essere vendute alla piccola fabbrica di Tsatsayaku, che da quattro anni ha iniziato a collaborare con Andres e offre così una forma di sostentamento a diverse famiglie della zona.
Tsatsayaku nasce nel 2013 grazie ai fondi della Comunità Europea e di alcune associazioni italiane, tra cui ENGIM, che credono nella possibilità di uno sviluppo grazie alla qualità dei prodotti locali. Pochi passaggi perché il cacao fino de aroma del Cantón Carlos Julio Arosemena Tola si trasformi in buonissime tavolette di cioccolato: la storia di Andres continua tramutandosi nel prodotto che con tanta cura e attenzione produce la terra della resistenza.
Il seme fermenta qualche giorno in grandi casse di legno, in modo tale che tutto il suo rivestimento bianco e zuccherino sia rilasciato e trasudi dal legno, come fosse schiuma: da bianco si fa pian piano marrone, pronto per essere seccato dentro a grandi serre sotto il sole dell’Ecuador. Mani e occhi vigili seguono i tempi del cacao, pronto dopo pochi giorni a passare nell’area di trasformazione.
Indossiamo cuffie e mascherine e ci immergiamo nella vera fabbrica di cioccolato, dove il suo profumo ci avvolge, più intenso che mai. I semi vanno tostati e pesati, una macchina li raffredda, un’altra toglie la buccia, ma è sempre l’uomo, che come una formichina, vigila su tutto, sistemando quello che le macchine non possono fare: chini su un tavolo d’acciaio eliminiamo pian piano le bucce rimaste, prima che il seme si trasformi in cioccolato liquido. Per diverse ore continuerà a girare pian piano nella temperatrice, per eliminare completamente la sua granulosità e mescolare in modo omogeneo i grassi presenti nel cacao stesso. Osserviamo curiosi, seguendo i movimenti di Saul, che da qualche anno, ogni giorno, guida tutto il processo con pazienza. Ormai tutto è pronto: mescolato e versato negli stampi, il cioccolato dovrà solo raffreddarsi prima di poter essere gustato; lo addentiamo soddisfatti, perché oggi è più buono di sempre: oggi è cioccolato ma è anche la storia delle persone e della magica terra che l’ha creato.
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