In realtà, queste persone festaiole, sdentate, che in numerose oramai si muovono soltanto con il deambulatore, sono molto più propense a parlarmi delle loro vite, della fame da cui sono fuggiti, del loro approdo in una zona allora completamente desertica, dell’occupazione di terre demaniali e così, via via, della nascita e dello sviluppo del quartiere di Villa el Salvador. Attraverso le loro parole, spesso ancora in lingua quechua, apprendo una storia incredibile di forti migrazioni che hanno portato migliaia di famiglie a fare una vera e propria invasione popolare a Lima, provenendo per lo più dalla parte centrale del Perù e del successivo insediamento in questa zona, dove ancora negli anni ’70 tutto era deserto.
Dal deserto, una illuminata politica governativa di lottizzazione delle terre ha portato alla nascita di servizi, scuole, fabbriche e, pertanto, al tentativo di una reale integrazione. Mi raccontano, i miei “vecchietti”, degli anni bui del terrorismo, che hanno poi segnato una brusca battuta d’arresto nella crescita del quartiere e della tenacia con cui successivamente hanno cercato di rialzarsi per realizzare il sogno di una vita migliore, cui ambivano quando hanno lasciato le loro terre d’origine.
Nonostante il distacco dai quartieri “bene” di Lima sia tuttora notevole e percepibile ad un primo sguardo (ancora più evidente in una città in cui le diseguaglianze sociali sono drammatiche e sottolineate persino dalla presenza di un muro che divide i posti dove abitano i ricchi dai luoghi dei poveri), i racconti sgrammaticati dei miei “vecchietti”, come in un’abile sceneggiatura, disegnano il miracolo di strade asfaltate, di servizi essenziali e di circa 400mila persone che oggi vivono a Villa el Salvador, là, dove prima c’era il nulla.
Le migrazioni fanno parte della storia dei popoli. La storia di Villa el Salvador, forse, dovrebbe insegnare qualcosa a chi pensa che nel loro Paese non vi sia spazio per l’accoglienza.
Sono arrivato: oggi i miei “vecchietti” festaioli hanno organizzato l’ennesima festa e dalla cucina domandano il mio aiuto. Rassegnato, penso che i miti e le leggende dovranno ancora attendere e mi preparo a ricevere i loro baci, i loro abbracci e le loro testimonianze di “vita vera”.
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