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Corpi Civili di Pace Filippine

STORIE DI AUTO-AIUTO: i poveri e l’accesso al credito

I poveri -in generale- sono considerati non “bancabili” dai sistemi di credito in circolazione secondo una credenza diffusa che li stigmatizza in quanto privi di competenze, non in grado di risparmiare, quindi non meritevoli di credito. In realtà, la storia qui raccontata rivela che i poveri sono efficienti gestori di credito e finanza.

Scritto da Rosa Mazzone, Corpo Civile di Pace con Caritas Italiana

“Come individui, i poveri sono senza voce, impotenti e vulnerabili. Riunendoli in un gruppo collettivo e omogeneo, hanno una forza straordinaria nell’esprimere e soddisfare i loro bisogni.” Questa è una delle pietre miliari del concetto nonché dell’approccio del Self-Help Group (SHeG) (SHeG o Self-Help Group, ovvero gruppi di autoaiuto, conosciuti anche come mutuo aiuto, mutuo soccorso o gruppi di sostegno). La seconda afferma che “ogni essere umano ha in se’ un enorme potenziale; questo potenziale nascosto può emergere se viene fornito l’ambiente giusto”. In questo contesto l’approccioSHeG si è dimostrato strumento utile a liberare competenze e capacità, in particolare rivolgendosi alle donne (in molti casi prive di diritti, opportunità, troppo spesso bersaglio di discriminazione, disparità) promuovendo un loro passaggio da una posizione dimarginalizzazione all’interno del processo decisionale delle famiglie e di esclusione all’interno della comunità, a una maggiore centralità einclusione.
Gli SHeG sono gruppi informali di persone povere (di solito composti da 15-20 membri) provenienti dalla stessa comunità e con lo stesso background socio-economico che si aggregano su base volontaria per depositare regolarmente piccoli contributi di risparmio, fin quando non vi è abbastanza capitale nel gruppo per avviare i prestiti. Inoltre, come testimoniano i membri dello SHeG “Centro”, tutti i membri accettano di contribuire ad un fondo comune generato dall’interesse che deriva dai prestiti che il gruppo eroga a fronte di un’esigenza economica di un membro.
Non è solo la stabilità finanziaria a caratterizzare lo SHeG, ma anche l’obiettivo di uno sviluppo a più ampio raggio che includa crescita locale ed empowerment. I processi sociali che quest’approccio vuole attivare, rivelano e rafforzano l’autostima e l’attivismo, infondono un maggiore senso di consapevolezza sulle questioni sociali e politiche che portano ad aumentare la mobilità e ridurre il tradizionale isolamento di queste comunità.

L’APPROCCIO SHeG NELLA COMUNITA’ DI LIBUTON

Ma come nasce questo approccio nell’arcipelago filippino? Nel 2013 Caritas Filippine, con i fondi di Caritas Corea introduce l’approccio SHeG in 9 diocesi mirando a responsabilizzare le donne nel settore agricolo ( Oggi nelle Filippine ci sono numerose organizzazioni che, con principi e metodologie diversificate, promuovono e implementano il modello SHeG; la maggior parte di queste sono ONG che si concentrano sullo sviluppo delle comunità nei settori più marginali).
Nel 2016 Caritas Italiana nell’ambito dei due progetti “Livelihood support for Fisherfolks in Sitio Libuton” e “Livelihood Support for Women in Sitio Libuton (Sostegno al sostentamento per i pescatori in Sitio Libuton” e “Supporto di sostentamento per le donne in Sitio Libuton), assieme a DSAC Kalibo ha promosso questo approccio avviandosi su un percorso ricco di training e incontri affinché la comunità di Libuton comprendesse appieno le potenzialitàdello SHeG. Ed ècosì che sono sorti6 gruppi: 1 misto, 2 composti da uomini e 3 composti da donne.
E’ dal gruppo SHeG “Centro” che arriva la testimonianza di come tutto è cominciato: “Caritas Italiana e DSAC hanno avviato una serie di corsi di formazione condotti allo scopo di rafforzare il nostro ruolo di donne oltre a costruire insieme una comunità resiliente e organizzata, capace di darsi delle regole e avviare processi decisionali volti a elevare le nostre condizioni di vita, incoraggiandoci a risparmiare e ad avviare piani collettivi per generare reddito aggiuntivo.”
La pratica dello SHeG –dice May A. Tagumpay, Community Organizer di DSAC– potenzia sia i valori di comunanza tra gli individui, sia la pratica del risparmio e del prestito: il risparmio e il prestito avvengono in modo agevole all’interno del gruppo, principalmente per bisogni familiari improvvisi (Solitamente il prestito viene chiesto per I seguenti motivi: bollette, tasse scolastiche, emergenze mediche ). Lo SHeG rappresenta anche, continua May, un programma di azione comunitario o, se vogliamo, di azione sociale volto a sollevare dalla povertà singoli individui come tali ma anche come membri di una comunità.
Infatti, come confermano dallo SHeG “Tulay”, il meccanismo degli incontri settimanali e regolari consente sia di conoscere le difficoltà di ciascun membroosservandone il coinvolgimento e la presenza o meno all’interno del gruppo,sia di aggiornarsi costantemente e se sorge un problema risolverlodiscutendone assieme.Nei gruppi la condivisione di problemi, preoccupazioni, esperienze e aspirazioni sono espresse apertamente; fiducia e supporto reciproco vengono costruiti e rafforzati nel tempo.
Inoltre non bisogna dimenticare –continua May A. Tagumpay– che in questo modo i beneficiari possono rivolgersi all’interno allo SHeG senza dover ricorrere a istituti di prestito esterni che applicano regole e tassi d’interesse spropositati.

ESEMPI VINCENTI E MARGINI DI MIGLIORAMENTO

May A. Tagumpay riporta l’esperienza delloSHeG“Tulay” cheda marzo 2016 e per i primi 5 mesi ha iniziato praticandoun risparmio di 10.00 Pesos settimanali a testa. Nel dicembre 2017 il gruppo ha raggiunto una considerevole cifra di risparmio: 66.040,00 Pesos Filippini utilizzati principalmente per la costruzione di una nuova barca. Gli stessi membri del gruppo “Tulay” commentano così l’ottimo risultato raggiunto: “The bigger the savings, the higher the shares. We are happy because we add it in our livelihood!” (Maggiore è il risparmio, maggiore è la quota da ripartire tra i membri. Siamo contenti perché aggiungiamo questo reddito al nostro sostentamento).
Questa degli SHeG, continuano i membri del gruppo, è un’opportunità che si sta rivelando molto significativa; tra di noici sosteniamo e siamo ben felici di far parte di questo gruppo, vediamo risultati tangibili di questo meccanismo di risparmio e vorremmo essere un modello positivo per altri SHeG. Concludonoaffermando: “We will continue to save money” (Continueremo a risparmiare denaro).
Certo non mancano le difficoltà ben esposte da May e dai due gruppi SHeG intervistati. Principalmente gli elementi di debolezza di questo sistema sono le assenze di alcuni membri all’interno del gruppo rendendo instabile la partecipazione e la gestione; la mancanza di un reddito che possa definirsi stabile (il che induce a chiedere prestiti soprattutto per spese di tutti i giorni e non per investimenti in microimprese); la perdita d’interesse soprattutto se non si riesce a far fronte al risparmio settimanale o se il dividendo collettivo disattende le aspettative. Tutto questo induce a chiedere prestiti anche al di fuori dello SHeG (a parenti, vicini, cooperative esterne, …). Emerge, inoltre, un forte bisogno di formazione per migliorare competenze e abilità nei rispettivi settori d’impiego.

BENEFICI DIRETTI ED INDIRETTI

L’approccio SHeG quindi si rivela uno strumento potenzialmente utile che sprona i poveri a condividere ciò che hanno da offrire per il bene delle loro vite e dell’intera comunità, ma è anche vero che le sfide e i rischi sono inevitabili. Con lo SHeG “Tulay” viene raccontata una storia di successo che stimola e fa pensare che forse, di storie positive come questa potrebbero essercene molte di più se gli SHeG si diffondessero.
Al termine dell’intervista, i membri dello SHeG “Centro” sentono l’esigenza di riportare l’attenzione sull’importanza di avere un risparmio regolare; questa lezione –dicono– ci insegna che con o senza DSAC Kalibo e Caritas Italiana, risparmiare denaro per propria iniziativa ti rende più preparato ad affrontare future difficoltà finanziarie. La stessa May A. Tagumpay, proprietaria di un piccolo business, dichiara di aver imparato molto dal meccanismo di risparmio attuato nella comunità di Libuton in cui lei è Community Organizer e di metterlo in pratica nel suo secondo lavoro; da questo emerge che i risultati positivi possono diffondersi anche indirettamente.

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