Ci sentiamo molto fortunati di poter partecipare al progetto “Caschi Bianchi – Corpo Civile di Pace 2017 – Diritto alla pace”, il quale si caratterizza per l’alternanza tra l’ufficio della Comunità Papa Giovanni XXIII e le Nazioni Unite a Ginevra in Svizzera e gli uffici Obiezione di Coscienza e Pace e Condivisione con i Popoli, nel riminese.
Ci occupiamo di diritto alla pace e diritto allo sviluppo: due tematiche particolarmente importanti per l’ufficio di Ginevra.
Il palazzo Onu a Ginevra, in particolare, è sede delle agenzie Onu che si occupano di protezione dei rifugiati, delle persone migranti, dei minori e del Commissariato dei Diritti dell’Uomo. Sembra un luogo inarrivabile e invece la Comunità Papa Giovanni XXIII già dal 2006 è stata accredita con lo stato “Consultativo Speciale” all’ECOSOC, cioè il Consiglio Economico e Sociale delle Nazioni Unite che è responsabile del rispetto universale dei diritti umani e delle libertà fondamentali, potendo così partecipare in maniera attiva ai principali processi decisionali.
Le Nazioni Unite secondo noi sono state un sogno che si è realizzato dopo il fallimento della Società delle Nazioni e lo scoppio della seconda guerra mondiale. Nate nel 1945 esse si sono prefissate come obiettivo il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale, impegnandosi per favorire e sviluppare relazioni amichevoli tra gli Stati permettendo così di cooperare per risolvere i problemi internazionali di carattere economico, sociale, culturale ed umanitario affinché i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali – cristallizzati nel diritto internazionale con la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo del 1948 e con le convenzioni internazionali del 1966 – fossero rispettati, promossi e incoraggiati.
Spesso partecipiamo agli incontri presso il Palazzo ONU e crediamo che, nonostante i lunghi tempi di negoziazione e la rigida impostazione diplomatica, l’attività di advocacy portata avanti dalla Comunità – e quindi della società civile – sia sempre più essenziale in questo luogo al fine di contribuire a creare le condizioni di un mondo più giusto, equo e pacifico.
Oltre a questa dimensione, a mesi alterni viviamo anche a San Savino (RN) presso “Casamondo”: una casa di accoglienza di Apg23 dove vivono quattordici ragazzi richiedenti asilo provenienti da Pakistan, Bangladesh, Kurdistan iracheno, Mali, Sierra Leone e Ghana. Siamo molto contenti di questa “doppia opportunità” che stiamo vivendo: alternare gli incontri internazionali volti alla negoziazione dei diritti dell’uomo con la condivisione diretta con i ragazzi è un’opportunità unica nel suo genere, assistendo in prima persona ad un esempio concreto di rimozione delle cause di oppressione.
Casamondo è un luogo speciale perchè si respira un’aria positiva. Nonostante i momenti tristi ci siano spesso, specie quando i ragazzi ottengono un parere negativo della commissione – che non gli consente di poter avere un permesso per vivere in Italia – cerchiamo di affrontarli al meglio tutti insieme. Casamondo non è, infatti, solo una casa di accoglienza, bensì un posto in cui ci si vuol bene e in cui tutti si sentono parte di una stessa famiglia. Ci siamo accorti che la lingua, la cultura, gli usi e i costumi diversi anziché dividerci, sono proprio ciò che ci unisce e ci arricchisce.
Per noi poter entrare in relazione con loro, aver scoperto nuove culture e condividere parte del servizio civile insieme a loro è un’esperienza a tutto tondo.
La voce degli ultimi al palazzo ONU a Ginevra
Da circa 9 anni la Comunità Papa Giovanni XXIII è presente a Ginevra, ossia uno dei centri più importanti a livello mondiale sulla promozione, la tutela e la legiferazione circa i Diritti dell’Uomo. Più specificatamente la delegazione di Apg23 presente a Ginevra si occupa di Diritto allo Sviluppo, Diritto alla Pace, Diritto alla salute e diritto alla solidarietà internazionale con un occhio di riguardo alle persone con disabilità, famiglia e vittime di tratta.
Stiamo vivendo tempi turbolenti e la crisi del multilateralismo non aiuta le negoziazioni tra gli stati, specialmente in merito a diritti importanti come quelli che l’ufficio cerca di promuovere ogni giorno. Egoismi nazionali spesso prevalgono politicizzando inevitabilmente ogni discussione: per questo motivo la Comunità, in concerto con le altre organizzazioni non governative cristiane e cattoliche, assume la posizione di ponte tra le diverse idee, avendo come primo obiettivo la testimonianza della vita con gli ultimi.
Quest’ultima è particolarmente preziosa a Ginevra, perché permette di esaminare e cooperare alla realizzazione dei progetti di tutela e di protezione dei diritti del bambino attraverso l’apposito comitato, di promozione del diritto allo sviluppo e alla solidarietà internazionale offrendo ai rispettivi special rapporteur il proprio contributo, di avanzamento degli standard di salute globale e accesso ai farmaci e infine di concretizzazione del diritto alla pace.
Infine, anche i caschi bianchi sono una risorsa: la loro presenza si è rivelata particolarmente utile nella raccolta dei dati per l’Universal Periodic Review che si preoccupa di stimolare gli Stati al rispetto dei diritti umani con un reciproco scambio di suggerimenti all’interno del Consiglio dei Diritti Umani.
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