Sono da poco arrivato nei Paesi Bassi ed il meteo, famoso per la variabilità e per le infinite tonalità di grigio, sembra invece concedere discrete ore di sole come se volesse darmi il benvenuto.
La strada per arrivare alla struttura si sviluppa lungo un rettilineo dove tutto sembra perfetto: le siepi tagliate, le strade pulite e ben asfaltate, le immancabili piste ciclabili sulle quali sfrecciano bici di ogni tipo.
Entrando in casa si è presi dal dubbio di turbare l’armonia esistente, ma subito l’allegria di una lunga tavola apparecchiata ti rasserena. Ognuno a modo suo, ha avuto bisogno di accoglienza che fosse tipica di un ambiente familiare, spontaneo e direi piuttosto caldo visto l’umido clima olandese. Qui sono tante le voci che si cercano, si rincorrono, e che spesso discutono, fraintendono e si respingono, a volte sono urla di bambini che ridono o piangono; ad ogni modo sono suoni che riempiono le giornate all’interno ed all’esterno della casa. Non so se sarò in grado capirle sempre e tutte, ma certamente so di essere disponibile ad ascoltarle grazie anche all’esperienza precedente la partenza.
Più di un mese l’ho passato fra treni, autobus e strutture della Comunità conoscendo persone, intessendo relazioni, ho condiviso tempo e spazi secondo un ritmo intenso e a volte un po’ pesante, ma pur sempre coinvolgente.
Fondamentale è stata la convivenza con gli altri volontari, che ha suscitato in me entusiasmo nonché la nascita di aspettative. Fra i miei colleghi ho conosciuto personalità e ragioni diverse fra loro, tipologie di persone che ho avuto modo di inquadrare, comprendere. Mi immagino una tela dove noi volontari siamo i colori: c’è chi con le sue battute riesce sempre a strapparti un sorriso e chi, con i suoi occhi ridenti, fa diventare simpatica ogni situazione. Chi parlerebbe per ore, chi fa sempre domande perché vuol sapere, ma anche chi invece rimane silenzioso, in disparte, pur avendo molto da dire. Si vede bene anche chi sa intrattenere col suo strumento musicale coinvolgendo tutti, anche chi non sa cantare o ballare. C’è chi esprime la propria spiritualità e quello che rimane forse più scettico. Bello è stato l’incontro con chi mi ha trasmesso da subito le proprie emozioni, dubbi e preoccupazioni ma anche con chi è rimasto più discreto. Provo poi ammirazione per chi ha scelto progetti secondo me molto ambiziosi e che magari è partito da solo.
Con stima penso a chi ho conosciuto ancora prima, in fase di selezione, perché da lì è nata una collaborazione, altresì importante chi, con i seducenti racconti dei suoi viaggi, ha fatto crescere in me la voglia di conoscere e sperimentare. È stato un onore anche condividere tempo e spazio con i precedenti Caschi Bianchi che sono stati preziosi per rendere più completa questa avventura.
Ora che sono all’estero porto con me qualcosa che ognuno di loro mi ha insegnato ognuno con una storia diversa. Per me questa è stata la vera formazione.
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