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Corpi Civili di Pace Perù

Mattine perdute

A quien madruga, Dios le ayuda. Il mattino ha l’oro in bocca. Così suole ripetere mia madre la mattina presto quando mi sveglia. Ma non perché abbia la scuola o impegni urgenti. Vado al collegio di pomeriggio, dalle 13 alle 18. Ho sette anni, sono iscritto alla scuola primaria.

Scritto da Luca Bini, Corpo Civile di Pace con FOCSIV-IBO Italia

In teoria avrei tempo per dormire fino a tardi. Alle 8 del mattino però, tutti i giorni dal lunedì al sabato, mi presento al centro Louis Berger, quello che nel quartiere chiamano tutti “Quijote”, per la statua di metallo riciclato dell’hidalgo posta all’ingresso dell’omonima biblioteca comunitaria.
È gestito da Eddy e Lis, che vivono in pratica nello stesso edificio. È suddiviso in tre piani, mentre dall’altra parte della strada c’è appunto la biblioteca “Don Quijote y su manchita”. Ci sono anche dei bei murales che abbelliscono gli esterni delle strutture.

Che noia! Non capisco perché debba andare proprio tutti i giorni al centro per quell’ora, fino alle 11. Tre ore addirittura!
Fino a un paio di mesi fa me la dormivo alla grande la mattina.
Poi c’è stata una novità. A inizio luglio sono arrivati due volontari italiani per aiutare Eddy e Lis nelle attività quotidiane del centro. Dicono che rimarranno a Lima per undici mesi, fino al maggio del 2018.

    L’Italia. Non so dove si trovi di preciso, ma mi suona bene il nome. Anche se stranamente là non si parla spagnolo.

Fanno parte di un progetto i Corpi Civili di Pace di Ibo Italia. Mi sembra abbia detto così  Lis quando li ha presentati, un programma di volontariato in buona sostanza.

Si chiamano Luca e Valentina. O Lucas e Balentina, ho ancora qualche dubbio su come si scrivano i loro nomi. Poco importa.
Lis ci ha diviso in tre gruppi: i più piccolini, che non padroneggiano ancora la lettura, con lei, i mediani che sanno leggere ma ancora in modo difficoltoso con Luca e i più grandi che leggono abbastanza bene con Valentina. Nell’ordine i gruppi si chiamano: “Los Quijanos”, “Molinos de Viento” e “Los Valientes”.

Io sono nel secondo gruppo, i “Molinos de Viento”. Con Luca. La prima volta che l’ho visto ho pensato fosse molto alto, più di mio papà. È strano, capelli castani, pelle chiara, magro. Magari è uno di quei gringos di cui sento parlare in televisione.
Dunque, dicevo che alle 8 del mattino mi presento al centro. Mia madre paga 2 soles per partecipare alle attività giornaliere, è per responsabilità sociale e per i materiali che utilizziamo. La professoressa Lis ci stampa ogni mese un quaderno dove ci sono le materie principali: lettura, la più importante, e matematica.

Per il mio gruppo la prima ora prevede ginnastica. Andiamo al terzo piano dove ci sono un bel tappetone arancione e alcuni attrezzi ginnici, dei coni colorati, uno stereo e alcuni cuscinoni grandi. Li adoro. Appena metto piede nella stanza, mi tolgo le scarpe e mi ci fiondo. Non resisto. Il profe Luca all’inizio lasciava correre, poi ho visto che un po’ si irritava perché insieme ai miei compagni stavamo perdendo tempo. Che precisino. La lezione prevede una certa routine con un riscaldamento, giochi di gruppo, corsa, yoga. Insomma ci sfoghiamo un po’, a ritmo di musica. All’inizio ci capivo poco, non sapevo distinguere la destra dalla sinistra. Oggi però già potrei condurre alcune operazioni, sono esperto.

La seconda ora normalmente abbiamo lettura o matematica. Ci trasferiamo nell’altro edificio, la biblioteca. È un ambiente angusto, con alcune mensole fissate alla parete piene di libri per ragazzi, alcuni banchi al centro della stanza e sedie piccoline intorno. È un posto carino, colorato. Non credo di averne visti altri così nel barrio, con tanti libri.

Non sono un grande lettore. Così come i miei compagni. E si vede. Il professore ci fa leggere a turno i testi del quaderno, poi solitamente ci tocca rispondere a delle domande. Dobbiamo opinare, ci dice. Non è facile. Innanzitutto leggiamo ancora con difficoltà. A volte lo facciamo senza capire nulla, molto spesso siamo deconcentrati. Il prof dice sempre che questo è il nostro problema principale, abbiamo le capacità ma scarsa concentrazione. E ci riprende sempre. È severo a volte, esigente.

    Poi siamo tenuti a prendere un libro in prestito da leggere a casa. Quante risate. Non si capisce mai che libri stiamo leggendo. Ne prendiamo uno intrigati dalla copertina, dopodiché non abbiamo voglia di leggerlo, diciamo che non ci piace e vogliamo cambiarlo. Luca ci chiede se l’abbiamo letto. La prima volta tutti rispondono di sì, poi alla stessa domanda le certezze vacillano. Diventa un: no professore, non l’ho letto. Perché? Non mi andava. E ci prendiamo una ramanzina. Però a me non sembra nulla di male, non credo mi servirà a molto nella vita leggere Cappuccetto Rosso.

Matematica è un po’ più semplice, anche se mi annoia. A volte chiedo di andare in bagno, non che ne abbia bisogno ma una piccola pausa non guasta mai.

La terza ora c’è inglese di solito. Con Luca e Valentina, tutti insieme. Non va molto meglio, siamo agli inizi, non conosco una parola. Comunque farlo tutti i giorni aiuta. È anche molto dinamico. Ci ripetono che è importante sapere l’inglese a questo mondo. Se lo dicono loro!

Alle 11 si chiude. Saluto con un bacino il professore. Ricambia con un sorriso. O mi prende in giro o un po’ ci tiene. Ci sono i nostri genitori ad aspettare. Hanno sempre un po’ la speranza che ci siano piaciute le attività. Mia madre me lo chiede sempre. Dico di sì, così, forse perché è quello che vuole sentirsi dire. Senza troppa convinzione. Dopo tornando a casa ci ripenso, mi sembra che le ore passate insieme ai miei compagni pazzerelli e ai professori siano passate veloci. Forse non è poi tanto noioso. Meglio che dormire tutta la mattina. Ci mandano a questo centro tutti i giorni quando a casa a volte si fatica a mettere insieme il pranzo con la cena. È un atto di amore, i nostri genitori vogliono il meglio per noi.

    Magari tra qualche anno penserò che ne valeva davvero la pena.

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