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Bolivia Caschi Bianchi

L’obiezione di coscienza in Bolivia

In Bolivia “ci sono piccole gocce d’acqua che hanno fatto valere un diritto umano”: l’articolo di Anna Lisa sull’obiezione di coscienza boliviana.

Scritto da Anna Lisa Landini, Casco Bianco Apg23 a La Paz

Siamo i Caschi bianchi, obiettori di coscienza al servizio militare qui a La Paz in Bolivia”. Ecco come ci presentiamo ogni volta che incontriamo persone nelle strutture, nei piccoli negozietti e nei minibús. É difficile spiegare a questo popolo il motivo del nostro stare qui. Perché l’art. 12 della Costituzione dello stato plurinazionale della Bolivia dice che difendere la patria é un dovere di tutti i boliviani e boliviane ed é obbligatorio per gli uomini.

La legge del servizio nazionale di difesa n. 07755 del 1966 divide la difesa della patria in quattro servizi:

• servizio pre militare;
• servizio militare;
• servizio alternativo SAR (Search & Rescue);
• servizio territoriale.

Il primo si sviluppa negli ultimi 3 anni di scuola superiore, è volontario e si svolge nei giorni del fine settimana e di festa. Esso consiste nella preparazione inziale dei giovani alla difesa della patria. Si chiama “servizio pre militare” per i ragazzi, “servizio ausiliare femminile” per le ragazze. Completato l’addestramento i ragazzi ottengono il diritto di libertá dal servizio militare obbligatorio, mentre le ragazze ottengono un certificato speciale militare, il quale permetterá loro di avere prioritá nelle graduatorie degli impieghi pubblici.

Il secondo, il servizio militare, è obbligatorio per tutti i cittadini boliviani ad eccezione di quelli che hanno già svolto il servizio pre-militare o hanno frequentato almeno un anno di scuola a orientamento militare. Si divide in servizio attivo, servizio di disponibilità e servizio di riserva. Il servizio attivo ha una durata di un anno ed è rivolto ai giovani dai 18 ai 22 anni, gli altri due sono obbligatori fino ai 45 anni. La durata del servizio puó peró variare secondo le necessitá dal governo in carica (legge 07755 del 1966), in qualsiasi caso infatti la legge dice che in situazioni di necessitá tutti i cittadini sono chiamati a difendere la patria.

Il servizio Militare Alternativo, terza opzione, è invece la possibilità di compiere il proprio dovere di difendere la patria, attraverso l’arruolamento presso l’equipe che organizza e coordina ricerche e salvataggi di aerei di emergenza o incidentati; quindi salvataggio di passeggeri e equipaggio. Realizzano anche operazioni di salvataggio in casi di calamità naturali. La durata di questo servizio è di due anni.

Il quarto, il servizio territoriale, é anch’esso obbligatorio per tutti i boliviani, e consiste nel coprire tutte le “necessità non militari” in caso di guerra.

Abbiamo cercato di capire un pò meglio come viene vissuto il servizio militare dal popolo boliviano durante il nostro lavoro, avvalendoci di qualche domanda ragazzi della Comunità Terapeutica dove svogliamo il nostro servizio civile. In particolare abbiamo parlato con un ragazzo che per 8 anni ha lavorato nell’esercito, il quale ci ha confermato la durata del servizio militare raccontandoci di come i giovani ricevano un’istruzione completa dal punto di vista militare, cosa che non succede con il servizio pre militare, che invece si focalizza su formazione civica e tecniche di addestramento base: “In caso di guerra, i ragazzi che hanno fatto solo il servizio pre-militare, necessitano di un rinforzo dell’addestramento” conclude.

Detto questo la maggior parte dei giovani preferiscono compiere il servizio pre militare, perchè? Sempre secondo i ragazzi che incontriamo, il motivo è che questo si svolge nei giorni di festa e durante il periodo scolastico: in questo modo, finita la scuola secondaria superiore, gli studenti possono subito entrare all’università o cercare un lavoro ed evitare di perdere un anno intero per il servizio militare. Cosi la pensano anche le ragazze, che dopo il servizio ausiliario femminile ottengono il certificato speciale militare.

Da questo possiamo dedurre che rinunciare al servizio militare per il pre-militare non sia una vera e propria obiezione di coscienza ad armi e violenza – anche durante il servizio pre militare si apprende l’uso delle armi – bensì un risparmio di tempo nel pensare il proprio futuro.

Ci sono stati però due casi di obiezione di coscienza. Uno nei primi anni 2000. Il giovane Alfredo Diaz Bustos (1) si è rifiutato di compiere il servizio militare per motivi religiosi, appellandosi alla libertà di coscienza proclamata dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. In questa situazione è intervenuta la Commissione Interamericana dei Diritti Umani grazie alla quale nel 2005 si arrivò ad un accordo amichevole tra lo stato Boliviano e Alfredo Diaz Bustos in cui veniva riconoscuto al giovane obiettore il diritto umano di libertà di coscienza e lo stato Boliviano si impegnava, con il conenso congressuale, ad integrare nella legislazione militare il diritto alla obiezione di coscienza al servizio militare (2).

Il secondo caso è molto più recente infatti il giovane José Ignacio Orìas Calvo si è rifiutato, nel 2015, di compiere i suoi obblighi militari per le sue credenze pacifiste. Egli nel marzo 2016 ha visto il suo appello alla libertà di coscienza rifiutato dal Tribunale Costituzionale Plurinazionale. La motivazione è stata che non basta invocare la tutela del diritto, si necessita di una normativa (3). Questo caso, non ancora concluso, ci fa saltare all’occhio il fatto che in 10 anni l’assemblea legislativa non abbia compiuto il suo compito di legiferare sull’obiezione di coscienza. Anche il fatto che ci sono piccole gocce d’acqua come questi due giovani, che per diversi motivi, hanno fatto valere un diritto umano, una libertà riconosciuta a livello internazionale.

Il solo essere qui come Casco Bianco é un segno che la nonviolenza e il rifiuto delle armi sono possibili, al di lá di tutto quello che possiamo dire o fare qui, la nostra presenza porta una visione diversa della collaborazione tra i popoli.


 

(1)14 dicembre 2005- Ramiro Sanchez Morales, La Razòn.

(2) Informe n° 97/05 tra lo Sato e Alfredo Diaz Buston del 27 ottobre 2005

(3)23 marzo 2016 – Paulo Cuiza, La Razon Digital

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