Dopo più o meno due settimane vissute a La Paz, più precisamente in una Comunità Terapeutica della Comunità Papa Giovanni XXIII a Sant’Acquilina, nella periferia della città, immersi nella natura e circondati da due fiumi, il comune ci avvisa che per qualche giorno non ci sarebbe stata acqua potabile, né acqua dal rubinetto.
Perfetto! Ci organizziamo per i servizi più essenziali, come lavarsi i denti e soprattutto comprare bottiglie di acqua potabile. Per fortuna la struttura dove viviamo ha un pozzo proprio, perciò in qualche ora della giornata disponiamo di acqua. Dopo qualche giorno dal primo annuncio, veniamo a sapere che questa mancanza di acqua non è temporanea, bensi si tratta di un problema che seguirà per molto tempo.
All’apprendere la notizia, iniziamo i molti viaggi per procurarci una riserva di acqua che vada a sostituire il pozzo in caso di necessità, solo per la Gelateria GigiBontà facciamo tre/quattro giri a settimana per riempire la cisterna di acqua da mille litri. La gelateria è un’attività commerciale che la Comunità Papa Giovanni XXIII porta avanti da molti anni, essa s’impegna nel reinserimento sociale e lavorativo dei ragazzi che terminano il programma terapeutico e delle persone in situazioni di disagio. La gelateria si trova nella zona più colpita dall’assenza di acqua, questo ci crea non pochi problemi considerato che il punto di distribuzione dell’acqua gestito dal comune si trova sulla strada principale che porta dal centro di La Paz alla periferia: file molto lunghe di macchine e persone, operatori del comune non sempre presenti, la lunga strada da percorrere con le cisterne piene. A questo si aggiungono le difficoltà di scaricare 1000 litri di acqua per la Casa Famiglia per esempio, che ha una piccola cisterna e molti bidoni, che riempiamo quindi a mano. Ci succede anche che, per colpa di una buca, il rubinetto della cisterna si rompe, lo tamponiamo, arriviamo bagnati fradici e dobbiamo anche fare un ulteriore viaggio perchè tanta acqua è andata dispersa. Questo per una settimana, avanti e indietro con i bidoni.
L’emergenza acqua continua ancora oggi, data forse da venti anni di un pessimo mantenimento del sistema idraulico cittadino, obsoleto rispetto all’enorme e veloce sviluppo della città. A questo si somma il problema delle riserve naturali di acqua, da cui si rifornisce tutta La Paz, che a causa del surriscaldamento globale sono ai minimi storici (BlastingNews, 23 novembre 2016). Se questo non bastasse, la stagione delle piogge quest’anno è arrivata in ritardo e serviranno molti mesi di pioggia continua per riempire le riserve di acqua necessarie per affrontare i mesi del secco inverno.
Il governo si è scusato con i cittadini dell’emergeza, indicando come responsabili i gestori delle imprese di acqua. (Euronews 23 novembre 2016). Ha bloccato la produzione delle imprese di bibite: la Coca Cola per poter continuare a produrre, ha regalato due litri di acqua potabile in bottiglia a tutti i cittadini di La Paz.
Questo problema derivante da molte disattenzioni ed indifferenze risulta a nostro parere un pò “strano”, se così possiamo dire, perchè il Presidente della Bolivia stesso nel 2010, sostenuto da vari altri Paesi, presentò all’Assemblea delle Nazioni Unite la mozione per riconoscere “l’acqua potabile e i servizi igienico-sanitari come un diritto umano essenziale per il pieno godimento del diritto alla vita e di tutti gli altri diritti umani”. È cosi che questo diritto è entrato a far parte ufficialmente della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’uomo. E allora ci sembra “strano” che il Presidente si sia battuto fortemente per questa causa, ma non si sia preoccupato di tenere sotto controllo le riserve di acqua del Paese e le imprese gestrici dell’acqua per garantire il diritto all’acqua potabile.
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