Tra settembre ed ottobre 2016, un contingente di 355 giovani Caschi Bianchi ha iniziato l’esperienza di servizio civile con la formazione iniziale e le prime partenze all’estero.
Su 708 posti totali di Servizio Civile all’estero per il bando 2016, 355 volontari sono Caschi Bianchi, cioè giovani in Servizio Civile all’estero che hanno scelto uno dei 34 progetti con un focus sulla promozione della pace, dei diritti umani, dello sviluppo e della cooperazione fra i popoli, portati avanti dalle associazioni facenti parte della Rete Caschi Bianchi – ass. Comunità Papa Giovanni XXIII, Caritas Italiana, Focsiv e Gavci – che vedono i giovani alternarsi all’estero da più di dieci anni.
Il progetto Caschi Bianchi si fonda sull’eredità lasciata dagli obiettori di coscienza, nel percorso di costituzione dei corpi civili di pace, basati sui principi della difesa popolare nonviolenta, in situazioni di conflitto armato o di violenza strutturale e negazione dei diritti umani. Essi operano per la costruzione di una pace positiva, che non significa semplicemente assenza di conflitto.
Durante la formazione, oltre a contenuti inerenti alla storia del Servizio Civile, alla Difesa Civile Non Armata e Nonviolenta, ai diritti e doveri dei volontari, alla presentazione dell’Ente specifico scelto e del contesto Paese, ed alla Rappresentanza dei Volontari in Servizio Civile, si sono affrontate nei diversi poli formativi dei 3 Enti coinvolti, tematiche quali gestione del conflitto interpersonale, relazione d’aiuto, approfondimenti su disabilità, tratta di persone e disagio adulto, tecniche di Teatro dell’Oppresso e momenti di condivisione informali e di cittadinanza attiva, come la partecipazione alla Marcia della Pace.
Un aspetto fondamentale è stato dedicato al ruolo di “Antenna” dei volontari, un’antenna il Casco Bianco, che riceve e r-accoglie informazioni e storie di persone, culture e Paesi, ma anche un nuovo punto di vista ed un’opportunità di osservazione ed ascolto; un’antenna che trasmette e diffonde un’informazione dal basso, da un luogo ed un tempo privilegiati in quanto calati completamente nel contesto, dando voce a chi di voce non ne ha o non viene ascoltata.
“Mi sento parte di un gruppo ora”, “Ho riconosciuto l’importanza di fare parte di qualcosa di più grande”, “Ho più chiare le motivazioni per le quali sono qui”, “Non mi aspettavo di avere paura”, “Non vedo l’ora di partire”, “Sono più confuso di prima”…queste sono solo alcuni dei tanti pensieri che i volontari hanno condiviso.
In attesa di ricevere i primi contributi dai Caschi Bianchi sparsi per il mondo, un augurio a loro per un buon inizio e cammino!
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